L’incontro con il manduriano Salvatore Sgura
Perchè un campo scuola a settembre? E perchè no? Tutti si preparano, ed è una cosa buona e giusta, a vivere l’estate sull’onda lunga del catechismo. Nessuno pensa ad animare il mese del “rientro”, a richiamare con motivazioni e modalità appropriate i ragazzi al nuovo inizio di tutte le attività, pastorali e non. Anche il dispiacere, inutile nasconderlo, per l’inizio della scuola è stato mitigato dall’atmosfera della festa insieme agli amici.
La parrocchia? Santa Maria della Neve in Crispiano, il parroco don Michele Colucci. E’ stato proprio lui a individuare il campo “Centra il futuro, perchè il futuro c’entra con te” (Ed. Elledici) per la solidità dei contenuti e la bellezza della strutturazione, moderna vivace ed trascinante.
Perchè “itinerante”? Perchè viviamo un momento di crisi, non è facile per le famiglie, magari con più figli, affrontare la spesa di un campo residenziale in località più o meno lontane, e di conseguenza, per la parrocchia, risulta complesso organizzare campi comunitari. E allora, anche qui, perchè no? Perchè non affidarsi al territorio della parrocchia, riscoprendolo, valorizzandolo e coinvolgendolo nell’operazione? Il nostro paese, Crispiano, è bello accogliente e vivo: la risposta degli abitanti delle zone interessate (vie, piazze, giardini, masserie) è stata straordinaria. Tutti gli “adulti” hanno accolto i loro “40 piccoli” (altri avrebbero voluto iscriversi, ma non è stato possibile) facendo a gara per regalar loro un’esperienza indimenticabile, provvedendo ai bisogni elementari e viziando i bambini con merende luculliane.
Nove giorni “tanti sono stati gli appuntamenti del campo, mattina e pomeriggio con ritorno a casa per il pranzo” all’insegna della novità, della sorpresa, della varietà, dell’impegno, della preghiera (inizio ogni mattino alle 8 con la S. Messa e preghiera salmica alla sera), del gioco e della fraternità e non si esclude in futuro che l’esperienza venga riproposta, condivisa e approfondita con le altre parrocchie di Crispiano.
Ogni giorno, un aspetto da approfondire e su cui riflettere: gli argomenti del campo, che procedevano parallelamente, erano la VOCAZIONE, ovvero il percorso di autorealizzazione per rispondere al progetto di Dio su ciascuno di noi, e l’EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI, tra noi e con l’ambiente che ci circonda, che permettono questa realizzazione. In particolare, martedì 6 settembre, è stato posto l’accento sull’ASCOLTO DEGLIALTRI, OLTRE CHE DI NOI STESSI e sull’EDUCAZIONE ALLA RELAZIONE CON LA DIVERSITA’. Siamo tutti “diversi” ed è importante imparare a riconoscere e accogliere questa diversità come una ricchezza e un’occasione per conoscere meglio noi stessi e realtà “altre”da noi.
Ogni giorno, un aspetto da approfondire e su cui riflettere: gli argomenti del campo, che procedevano parallelamente, erano la VOCAZIONE, ovvero il percorso di autorealizzazione per rispondere al progetto di Dio su ciascuno di noi, e l’EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI, tra noi e con l’ambiente che ci circonda, che permettono questa realizzazione. In particolare, martedì 6 settembre, è stato posto l’accento sull’ASCOLTO DEGLIALTRI, OLTRE CHE DI NOI STESSI e sull’EDUCAZIONE ALLA RELAZIONE CON LA DIVERSITA’. Siamo tutti “diversi” ed è importante imparare a riconoscere e accogliere questa diversità come una ricchezza e un’occasione per conoscere meglio noi stessi e realtà “altre”da noi.
Nel pomeriggio, al cinema comunale, è stato proiettato il film d’animazione “La gabbianella e il gatto” al quale ha fatto seguito la bella testimonianza di Salvatore Sgura, presidente dell’associazione di volontariato “Vivere senza barriere”, che ha aiutato innanzitutto i bambini a riflettere sulle situazioni del film e poi, con franchezza e intelligenza di educatore, ha risposto alle numerose domande, semplici e spontanee, che gli venivano poste. Salvatore è un ragazzo disabile costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale che gli ha precluso l’uso delle gambe e delle braccia. La sua vitalità e la sua sincerità disarmante hanno permesso ai ragazzi di prendere coscienza di un aspetto particolare della “diversità”, ovvero quello della disabilità, come di un evento della vita capace di portare anch’esso vita e che non deve essere nascosto o considerato “mostruoso” tanto da spaventare i cosiddetti “normali”. Molta curiosità, per esempio, ha suscitato la notizia che Salvatore guida l’automobile e tutti i bambini, alla fine dell’incontro, lo hanno voluto salutare e vedere mentre se ne andava a bordo della sua auto.
Altra domanda che dimostra come non ci siano stati mai momenti di imbarazzo è stata la più elementare: “Ma come sei diventato così? E Salvatore ha spiegato che fino a 19 anni era un ragazzo come tutti gli altri che giocava a (calcio o basket?), pugilato, insomma tutte attività che richiedevano l’uso degli arti, ovviamente. “Prima dell’incidente, ha raccontato ai bambini, usavo quasi sempre solo la parte inferiore del corpo. Dopo l’incidente, ho cominciato a usare la parte “alta”, il cervello!”. E se prima era sempre tanto impegnato, adesso arriva ancora più tardi a casa perchè ha da fare più di prima occupato com’è con l’associazione che ha fondato e con la sua missione di sensibilizzazione civile. Insomma, i bambini non hanno mancato di rimanere colpiti.