Il presidente De Donno: «Il dovere di non stare più a guardare e il diritto di far valere la nostra opinione»
Partire dalla società civile per aggregarla attorno alla progettazione di proposte nuove, da avanzare sul terreno sociale e nel dibattito politico-amministrativo.
ItaliaFutura Manduria rilancia il suo messaggio fondativo dal tavolo di un’assiepata prima assemblea cittadina, tenutasi presso l’auditorium dei Padri Passionisti.
Diretta emanazione del movimento creato a livello nazionale da Luca Cordero di Montezemolo e già organizzato in Puglia in un coordinamento regionale, la neonata associazione manduriana, fondata da undici esponenti della società civile, si allarga a numerose nuove adesioni già nel corso della sua prima uscita pubblica.
«Il primo impegno - ha sottolineato a tal proposito il presidente Gianluigi De Donno - è quello di raccogliere persone realmente desiderose di contribuire alla rinascita della città, al fine di formulare in concreto progetti e proposte da portare al tavolo della politica».
Una chiamata a spendersi personalmente nella cittadinanza attiva che è dettato dalla forte istanza di cambiamento, diffusamente avvertita nell’attuale momento storico, in Italiacome a Manduria.
«Ci muove - ha ricordato De Donno - il dovere di non stare più aguardare e il diritto di far valere la nostra opinione, di portare la nostra voce anche all’indirizzo di una classe politica dilaniata da continui conflitti, capace solo di esercitare ilsuo ruolo a prescindere dalla sensibilità di coloro che dice di rappresentare».
Confrontarsi con la parte sana della politica è l’atteggiamento attraverso cui ItaliaFutura Manduria intende esercitare la propria azione propositiva, senza pregiudizialmente essere contro qualcuno, ma tenendo ben ferma la direzione dell’agire competente e del buonsenso. Rinnovando, così, il senso della rappresentanza e la sacralità della rappresentatività.
«Occorre recuperare - ha sottolinetato il presidente - il legame fisico tra eletti ed elettori. È ormai vicina al 50%, infatti, la percentuale di astensione dal voto,riferibile al pensiero di cittadini che hanno smarrito il senso della politica e che oggi sono numericamente il partito più forte. Queste persone devono diventare una risorsa».
Da queste considerazioni scaturisce l’adesione all’associazione fondata da Montezemolo.
«ItaliaFutura - ha spiegato De Donno - ci è sembrato l’unico movimento in grado di intercettare questo nostro sentire, perché raccoglie in forma nuova le idee e le proposte
provenienti da tutte le categorie produttive e dalla società civile, consentendo di elaborare una visione globale e locale nello stesso tempo. Un progetto di rinnovamento serio, infatti, non può essere portato avanti con movimenti civici, che guardano solo dentro le mura della città. Oggi tutto è collegato. Le mancanze della politica nazionale hanno riflessi diretti sulla qualità della vita nelle città e nei piccoli comuni. Movimenti come quello cosiddetto dei “forconi” in Sicilia e dei pescatori in sit-in sotto Palazzo Chigi ne sono la dimostrazione.
È pur certo, d’altro canto, che occorre partire dalla propria casa: per questo, ItaliaFutura Manduria guarda a tutte le forme associative della città e ne cerca il dialogo, primaancora di pensarsi come possibile soggetto politico sulla scena locale».
L’aspirazione è quella di recuperare anche a Manduria il senso, umano e razionale, della buona Amministrazione, come ha ricordato Roberto Massafra, componente il Direttivo della giovane associazione messapica.
«Per amministrare non occorrono scienziati o tecnici della politica. Basterebbe agire come un buon padre di famiglia, valorizzando al meglio le competenze e affidando a queste gli aspetti più specialistici».
Ciò è possibile, secondo Massafra, anche senza correre il rischio di smarrire il senso della democrazia e della partecipazione diffusa.
«Qualche mese fa, un articolo di stampa locale online che annunciava la nostra costituzione ci definiva nel titolo “il partito dei dirigenti” e alcuni commenti allo stesso davano per certa una nostra lontananza dalla problematica della vita quotidiana. A tutto ciò rispondiamo dicendo che - a parte il fatto che non siamo un partito e che solo una minoranza del gruppo dei fondatori ricopre ruoli dirigenziali – la critica mossa è pregiudiziale e senza senso, dal momento che la nostra è essenzialmente una proposta di partecipazione democratica, aperta a tutti. È pur vero, però, che puntiamo alle competenze, per soluzioni che abbiano i crismi della fattività e il senso del reale. Siamo i dirigenti di noi stessi e non i diretti da altri, questo sì».