sabato 23 novembre 2024


29/02/2012 10:01:03 - Manduria - Politica

La gente continua a manifestare l’esigenza di non subire le decisioni dell’alto, ma di poter contribuire alle scelte fondamentali per lo sviluppo e la crescita del territorio

 
No alla realizzazione della Talsano-Avetrana, ritenuta una “enorme arteria inutile”; si al completamento della Bradanico-Salentina.
La gente continua a manifestare l’esigenza di non subire le decisioni dell’alto, ma di poter contribuire alle scelte fondamentali per lo sviluppo e la crescita del territorio. Accanto alla vertenza sullo scarico del depuratore, sta montando la protesta contro la realizzazione della “Talsano-Avetrana”.

«Abbiamo organizzato una conferenza con l’intento di presentarsi brevemente alla stampa e alla cittadinanza, ma ben presto le numerose domande dei presenti hanno evidenziato il bisogno di conoscenza dovuto ad una scarsissima trasparenza sull’argomento» afferma Fulvio Perrone, presidente del comitato “Si alla Bradanico-Salentina, no alla Talsano-Avetrana”. «Molti, invero, credono ancora che si tratti solo di un semplice allargamento della strada esistente, ma purtroppo così non è. Si è deciso, pertanto, di organizzare presto una conferenza con tecnici, che possano spiegare, una volta per tutte, la reale portata di questo progetto, con tutti i danni e gli scempi che ne deriverebbero».
In quasi tutti gli interventi, anche il pubblico presente ha posto l’accento sulla necessità che la bellezza del paesaggio, unico volano economico per questo lembo di territorio, venga salvaguardata da simili scempi, che non apporteranno alcun beneficio in termini di sviluppo.
«Anche la Bradanico-Salentina porterebbe con sé sacrifici per l’ambiente e il paesaggio, ma in quel caso, trattandosi di un’opera effettivamente utile, si è, com’è logico che sia, disposti ad accettarla» continua Fulvio Perrone. «E a chi continua a sostenere, ancora nel 2012, con vetero e retoriche argomentazioni, che opere di questo genere portano sviluppo a prescindere dalla loro utilità, rispondiamo che le politiche keynesiane di investimento potevano andar bene in un’economia e in un mondo come quello della crisi del ‘29.
Pertanto, per creare sviluppo e crescita in un’economia ormai globalizzata, bisogna investire quei pochi fondi pubblici disponibili in innovazione e ricerca. Poi, semmai, in infrastrutture necessarie, e giammai sperperarli in opere che non hanno alcuna utilità.
Un’analisi costi/benefici mostra un bilancio ampiamente negativo dell’opera in questione: infatti, oltre a non apportare alcun beneficio in termini economici, turistici e di viabilità, divorando milioni di metri quadri di suolo, con essa si distruggerebbero gli ultimi lembi di territorio rimasti intatti e che conservano un alto appeal per il turismo di qualità».











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