sabato 23 novembre 2024


06/03/2012 08:04:18 - Manduria - Politica

Le fanno notare i Verdi di Manduria, soffermandosi sul progetto del posidonieto, che lo scarico a mare devasterebbe

 
«La vicenda del depuratore consortile presenta alcuni aspetti assurdi, che farebbero ridere se non avessero conseguenze nefaste. Uno di questi potrebbe essere riassunto così: la mano sinistra distrugge ciò che fa la destra. Per essere più chiari, la Regione Puglia programma e realizza sul nostro territorio interventi contraddittori, l’uno dei quali vanifica l’altro. Ricostruiamo i fatti.
Sta per concludersi l’intervento di ripristino del cordone dunale, finanziato dalla Regione Puglia, lungo la costa che va da Specchiarica a Torre Colimena. L’intervento è finalizzato a combattere il fenomeno ormai diffusissimo dell’erosione delle coste, che interessa quasi tutte le regioni italiane e che, in Puglia, ha già “inghiottito” mediamente 20 metri di spiaggia lungo tutti i suoi litorali.
Sulle cause del fenomeno e sui possibili rimedi si stanno interrogando numerosi studiosi e istituti universitari, ma una cosa appare ormai accertata: che le praterie di posidonia oceanica con le loro deposizioni in battigia, mitigando l’impatto del moto ondoso sulle coste, costituiscono un solido baluardo contro l’erosione delle stesse. Consapevoli di ciò, alcune regioni italiane si stanno impegnando in studi e progettazioni di ripascimento dunale, proprio utilizzando le “banquette” di posidonia che il mare deposita sulle nostre coste. Tra queste regioni, la Puglia si è mostrata la più attiva nell’intraprendere e sostenere tanto sperimentazioni quanto progetti concreti, come quello che si sta realizzando lungo la fascia costiera, in stretta sinergia tra i Comuni di Manduria ed Ugento (Le), coordinato dal dott. agr. Salvatore Attanasio e dall’architetto Gregorio Attanasio, con la consulenza scientifica del dott. Marco Dadamo e il coinvolgimento dell’Università del Salento, per l’attività di monitoraggio. Il costo complessivo dell’operazione è di 300.000 euro.
La premessa di questo intervento è la presenza di un vasto posidonieto, uno dei più significativi dell’intera nostra regione, che si estende, quasi senza interruzione, da Campomarino sino a Torre Lapillo, per una lunghezza complessiva di oltre 23 km e per una larghezza variabile, che raggiunge la misura massima di 9.200 metri. La presenza di questa prateria è un fatto acquisito, testimoniato in decine e decine di studi scientifici, nei rapporti dell’ISPRA, nella stessa cartografia ufficiale dell’Ufficio Parchi della Regione ed è ciò che ha consentito di conferire alla zona, da parte dell’U.E., il riconoscimento di S.I.C.( sito di importanza comunitaria): il massimo della tutela oggi concepibile.
Difficile negare l’esistenza di questa realtà o far finta che non ci sia, eppure è ciò che serenamente fa un altro Ufficio della stessa Regione, anzi dello stesso assessorato regionale, nel momento in cui autorizza lo scarico in mare del depuratore consortile, sia pure per mezzo di condotta sottomarina, adducendo che questa non andrebbe ad impattare nel posidonieto. Ebbene, proprio la cartografia ufficiale della Regione mostra (e immersioni recenti testimoniano, come gentilmente confermato dal sig. Carmelo De Maglie, noto istruttore subaqueo) che, là dove è prevista la realizzazione della condotta, la prateria inizia a poco più di 700 metri dalla linea di costa e si estende per circa 3.000 metri verso il largo: una condotta di circa mille metri, quale è quella prevista in progetto, recapiterebbe i reflui proprio all’interno della prateria stessa, in piena zona S.I.C.
Per di più, la profondità delle acque in quella zona varia dagli 11 metri, nella parte più vicina alla costa, ai 16 nella parte intermedia, ai 23 in quella più al largo. In fondali così bassi, quali effetti produrrà sull’intero ecosistema, in termini di inquinamento delle acque, aumento della temperatura, diminuzione della salinità, apporto di sostanze chimiche, ecc., lo scarico di un megadepuratore, dimensionato per 68.000 abitanti equivalenti?
Quali effetti avranno tutti questi fattori, in particolare, sul posidonieto, che è, tra le altre sue funzioni, l’unico baluardo contro quell’erosione delle coste che con tanti sforzi, anche economici, si sta tentando di combattere? L’ufficio V.I.A., nell’esprimere il suo parere positivo alla realizzazione dell’opera, afferma che non ve ne sarà nessuno e lo afferma perché……non vi è nessuna esperienza che dimostra il contrario!
Vale a dire: se prima non danneggiamo il posidonieto con lo scarico dei reflui, come facciamo a dire che i reflui danneggiano il posidonieto? E’ come se un medico dicesse al paziente: “per curare la sua malattia, le prescrivo questa sostanza che è potenzialmente velenosa; se poi lei muore....pazienza”».
 
Esecutivo cittadino del Partito dei Verdi - Manduria










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