«Falsa lo spirito della legge»
«Il consociativismo, cacciato dalla porta, ora rientra dalla finestra».
I Verdi di Manduria intervengono per giudicare gli effetti dei tanti apparentamenti che sono stati stretti, in questi ultimi giorni, alla vigilia del ballottaggio delle Provinciali. E che hanno finito per sconvolgere le indicazioni degli elettori. Ad esempio, il seggio che sarebbe spettato a questo partito, in caso di elezione di Florido, ora “passa” ad altri partiti che sono stati bocciati, nel primo turno, dagli stessi elettori.
«Per comprendere lo spirito dei “ballottaggi” bisogna leggere la normativa nel suo insieme e nell’evoluzione che si è venuta a creare fin dall’introduzione dell’elezione diretta del sindaco e del presidente della Provincia, e cioè quello di permettere una maggiore partecipazione dei cittadini e una diretta indicazione di consenso al partito o alla coalizione che avrebbe dovuto amministrare, presentatasi con un programma elettorale» è la premessa dei Verdi. «In questo modo si voleva far assumere alla classe dirigente eletta il compito e l’onere dei risultati e quindi combattere quel “consociativismo” che aveva paralizzato molti enti locali. La vecchia normativa permetteva, dunque, di creare le maggioranze a risultato elettorale acquisito, e la scelta degli amministratori, cioè del gruppo che avrebbe amministrato, all’interno degli eletti. In uno spirito di autentica interpretazione della normativa attuale, il sistema dei ballottaggi, quindi, assume il significato non di un nuovo assetto delle forze che hanno ottenuto il voto, riposizionate in funzione del peso acquisito, ma come scelta necessaria per garantire a una delle due coalizioni che hanno ottenuto, non la maggioranza, ma i migliori risultati, la forza necessaria per governare».
«Per comprendere lo spirito dei “ballottaggi” bisogna leggere la normativa nel suo insieme e nell’evoluzione che si è venuta a creare fin dall’introduzione dell’elezione diretta del sindaco e del presidente della Provincia, e cioè quello di permettere una maggiore partecipazione dei cittadini e una diretta indicazione di consenso al partito o alla coalizione che avrebbe dovuto amministrare, presentatasi con un programma elettorale» è la premessa dei Verdi. «In questo modo si voleva far assumere alla classe dirigente eletta il compito e l’onere dei risultati e quindi combattere quel “consociativismo” che aveva paralizzato molti enti locali. La vecchia normativa permetteva, dunque, di creare le maggioranze a risultato elettorale acquisito, e la scelta degli amministratori, cioè del gruppo che avrebbe amministrato, all’interno degli eletti. In uno spirito di autentica interpretazione della normativa attuale, il sistema dei ballottaggi, quindi, assume il significato non di un nuovo assetto delle forze che hanno ottenuto il voto, riposizionate in funzione del peso acquisito, ma come scelta necessaria per garantire a una delle due coalizioni che hanno ottenuto, non la maggioranza, ma i migliori risultati, la forza necessaria per governare».
Ma l’applicazione della legge a volte falsa questo spirito.
«La scelta dei cittadini viene rispettata con l'indicazione di due coalizioni, le più suffragate, di cui una sarà quella che deve governare l'ente locale interessato, una volta vinto il ballottaggio» continuano i Verdi. «E’ ovvio che, per garantirsi una maggiore sicurezza di vittoria, la legge permette collegamenti anche verso le coalizioni o verso i gruppi che hanno avuto un consenso minore, quindi “bocciati” dal corpo elettorale, ma questi non dovrebbero poter prendere il posto, diciamo così, dei gruppi “titolari”, perchè, intanto, si tradirebbe il mandato dei cittadini che al primo turno hanno dato un consenso alle due coalizioni più suffragate. Poi si permetterebbe alla minoranza di mantenere invariata, se non incrementata, la presenza dei propri eletti. Cioè, invece di avere una coalizione che somma ai 18 consiglieri eletti, col premio di maggioranza, anche quelli eletti nelle liste “apparentate”, in una sorta di allargamento della maggioranza, si vuole avere un blocco a 18 dei consiglieri della maggioranza e un aumento della presenza, per raggiungere il totale di 30, di coloro che andranno a posizionarsi nelle file della minoranza. Il consociativismo, cacciato dalla porta, ritorna dalla finestra.
Noi siamo convinti che l’apparentamento non debba cambiare gli assetti della coalizione decisi dai cittadini elettori, ma debba comportare un allargamento di maggioranza, per permettere un più agevole assetto amministrativo».
«La scelta dei cittadini viene rispettata con l'indicazione di due coalizioni, le più suffragate, di cui una sarà quella che deve governare l'ente locale interessato, una volta vinto il ballottaggio» continuano i Verdi. «E’ ovvio che, per garantirsi una maggiore sicurezza di vittoria, la legge permette collegamenti anche verso le coalizioni o verso i gruppi che hanno avuto un consenso minore, quindi “bocciati” dal corpo elettorale, ma questi non dovrebbero poter prendere il posto, diciamo così, dei gruppi “titolari”, perchè, intanto, si tradirebbe il mandato dei cittadini che al primo turno hanno dato un consenso alle due coalizioni più suffragate. Poi si permetterebbe alla minoranza di mantenere invariata, se non incrementata, la presenza dei propri eletti. Cioè, invece di avere una coalizione che somma ai 18 consiglieri eletti, col premio di maggioranza, anche quelli eletti nelle liste “apparentate”, in una sorta di allargamento della maggioranza, si vuole avere un blocco a 18 dei consiglieri della maggioranza e un aumento della presenza, per raggiungere il totale di 30, di coloro che andranno a posizionarsi nelle file della minoranza. Il consociativismo, cacciato dalla porta, ritorna dalla finestra.
Noi siamo convinti che l’apparentamento non debba cambiare gli assetti della coalizione decisi dai cittadini elettori, ma debba comportare un allargamento di maggioranza, per permettere un più agevole assetto amministrativo».