Scatta Lariccia, resta al palo Tommasino. Gli errori del PdL, il ruolo dell’Udc
Anche a Manduria l’Udc diventa l’ago della bilancia. L’apparentamento fra il partito di Casini, che nel primo turno aveva ottenuto quasi il 12% (secondo miglior quoziente nella provincia jonica) e la coalizione di Florido è stato decisivo per le sorti del ballottaggio nella cittadina messapica. Il confronto fra il presidente uscente e lo sfidante del Pdl, chiuso praticamente in parità nel primo turno (33,36% al candidato del centrosinistra e 33,27% al candidato del centrodestra), viene vinto invece con grande facilità dal presidente uscente al ballottaggio di domenica e lunedì scorsi: Il riconfermato presidente Gianni Florido ha infatti ottenuto il 55,81%, mentre Rana non è andato oltre il 44,19%. Il divario fra i due candidati a presidente è molto vicino a quel 12% ottenuto dall’Udc nel primo turno (11,61% per l’esattezza).
Il risultato del ballottaggio ha poi sancito il nome del terzo candidato dei collegi di Manduria che siederà sugli scranni del Consiglio Provinciale nella prossima legislatura. Si tratta di Mimmo Lariccia, candidato proprio dell’Udc, partito che conferma l’importante crescita già registrata lo scorso anno alle Politiche (in quell’occasione era candidato Leo Girardi). La sua elezione è avvenuta grazie all’apparentamento con la coalizione di centrosinistra (in prima battuta, come è noto, l’Udc aveva sostenuto la candidatura a presidente della Provincia di Giuseppe Tarantino). Intesa che ha consentito all’Udc di ottenere un secondo seggio, quello, appunto, di Lariccia.
Insieme a Lariccia sono stati eletti Bartolo Punzi (primo del Pd) e Francesco Massaro (terzo del Pd): è molto probabile che uno dei due possa entrare a far parte della nuova giunta di Gianni Florido.
Nulla da fare, invece, per Paolo Tommasino, consigliere provinciale uscente, cui la vittoria di Florido è stata fatale: è infatti il secondo dei non eletti della lista del PdL, alle spalle dell’ex sindaco di Torricella, Michele Franzoso, che è il primo dei non eletti della stessa lista.
Due, quindi, le considerazioni politiche più importanti dopo il voto. La prima riguarda il centrodestra: la spaccatura del PdL in due tronconi ha finito per penalizzare tutto lo schieramento. Tommasino, come già detto, risulta il secondo dei non eletti, mentre Becci, che aveva deciso di candidarsi con l’Alleanza di Centro, è il primo dei non eletti per appena 11 voti. Se il gruppo fosse stato compatto, probabilmente si sarebbero potuti eleggere due consiglieri. Una lezione che, pertanto, deve servire per il futuro.
La seconda considerazione riguarda l’Udc. In vista delle prossime Comunali, questo partito si è ritagliato un ruolo decisivo ai fini della contesa fra i due schieramenti più importanti. Bisognerà, dunque, capire quale linea politica sposerà a Manduria l’Udc. O se, al contrario, proporrà (eventualità neppure tanto remota) un proprio candidato a sindaco, sperando di approfittare delle spaccature, notorie, che esistono oggi a Manduria sia nel centrodestra che nel centrosinistra.