I commenti alle alleanze del centrosinistra e alla situazione di Manduria
Riceviamo e pubblichiamo una lunga ed articolata analisi del dott. Paolo Tommasino al voto delle Provinciali.
«Dopo ogni tornata elettorale è consuetudine e buona regola fare una “analisi del voto”, nel senso che si cerca di trarre, dai risultati elettorali, significati politici utili per comprendere se le scelte operate siano state le più giuste o se, invece, vi sono stati degli errori da evitare nel futuro, cercando anche di intravedere i futuri scenari e le ripercussioni dei risultati elettorali sul nostro territorio.
Credo che , in qualità di consigliere uscente e di candidato che, in caso di vittoria del presidente Rana, sarebbe stato eletto nella maggioranza, non solo abbia il diritto di esprimere un giudizio sulla scorsa tornata elettorale, ma abbia sopratutto il dovere di fornire il suo, pur modesto, contributo al dibattito che, in questi giorni, soprattutto attraverso i giornali, diviene sempre più ampio.
E’innegabile che, se pur per un modesto scarto, il presidente Florido ha vinto.
Ma io credo che a prescindere dalla vittoria, in ambito politico, vi siano altri risultati da conseguire e che, pur dando per scontato che nessuno giochi a perdere, vi sono dei limiti, oltre cui non si può andare, senza perdere di credibilità e di dignità. Paradossalmente, quindi, pur non volendo nascondere degli errori di strategia della mia colaizione, sicuramente sono più contento di non essere vittorioso elettoralmente, ma di aver vinto una battaglia politica che poggia sulla coerenza, sulla dignità, sulla onestà intellettiva e sul rispetto dei propri elettori.
Trovo, innanzitutto, necessario fugare ogni dubbio su cosa è successo nel ballottaggio, non certo per crogiolarsi in sterili polemiche che potrebbero avere un pratico significato nel corso di una campagna elettorale, ma solo perché ritengo necessario ed importantissimo chiarire inequivocabilmente le ragioni di tutto quello che è accaduto, ritenendo, peraltro, che vi saranno serie e nefaste conseguenze più o meno immediate anche in altri ambiti e territoriali.
Non può sfuggire come una semplice ed inequivocabile operazione, di esclusiva natura opportunistica, peraltro gestita direttamente dal candidato presidente Florido, solo ed esclusivamente finalizzata ad ottenere la vittoria per governare la provincia di Taranto, possa essere spacciata per una strategia politica, ed al territorio interessato venga attribuita la roboante ed altisonante etichetta di “laboratorio politico”.
Non c’è alcuna lungimiranza, nessuna sensibilità di previsione politica, nessuno atto di apertura liberale e democratica, nella rozza ed improvvisa necessità che ha avuto il presidente Florido di rimpinguare i propri consensi elettorali, in fretta e furia, senza alcuna programmazione e riflessione politica, attraverso solo una freddo calcolo matematico di semplice sommatoria dei consensi che tre, ben diverse, coalizioni hanno ottenuto al primo turno. Vi sono inequivocabili dati numerici che possono sgombrare il campo da ogni equivoco: la alleanza tra Florido, Fisicaro e Tarantino nasce all’ultima ora e si concretizza in pochi giorni, dopo che i risultati del 7 giugno sono stati molto deludenti per il presidente Florido, che riscuoteva solo il 33, 91 percento, a fronte del fatto che era stato vincitore nella scorsa tornata al primo turno con oltre il 50%, avendo peraltro allora con sé gli stessi partiti di coalizione con cui si è presentato al primo turno. Questo risultato, oltre al fatto che l’elettorato che appoggiava gli altri due presidenti non era certo un elettorato di sinistra, indicava una inequivocabile sconfitta al ballottaggio. In questo preciso contesto, avendo peraltro a disposizione meno che una settimana per ufficializzare eventuali apparentamenti, il presidente Florido, senza alcuna altra nobile ragione di sperimentare alcunché, se non quello di non voler sperimentare una sicura sconfitta, cerca di correre ai ripari, non facendosi scrupolo di rastrellare qualsiasi appoggio, indipendentemente dai diversi ideali, dai diversi modi di pensare, dalla natura diversa degli elettori.
In un sano tessuto politico, fermamente legato a ben determinati valori politici di riferimento e ad altrettanto importanti valori etici, una coalizione di sinistra, come quella del presidente Florido, che peraltro governa già da cinque anni nella provincia di Taranto, avendo come avversari i consiglieri dell’UDC, della vecchia Forza Italia e della vecchia Alleanza Nazionale, non avrebbe mai neppure pensato di poter cercare e trovare un appoggio da partiti o da personaggi politici che fino a ieri erano apertamente suoi avversari. Ma ciò che è ancora più incredibile è che forze politiche di centro-destra, personaggi politici come l’On Tarantino, il consigliere regionale Scalera e la Senatrice Poli Bortone, si siano prestati a tale alleanza, addirittura dovendo spaccare la loro stessa coalizione, in quanto il loro alleato al primo turno, l’onorevole Cito, non si è sentito di seguirli, a fronte di fortissime pressioni ricevute da questi alleati, in particolar modo dalla sen. Poli Bortone.
La sommatoria dei risultati elettorali ottenuti nel primo turno da questa nuova e disinvolta alleanza, effettivamente, sul piano matematico, poneva il presidente Florido in una posizione di sicura vittoria, portandolo dal 33,91, del primo turno, al 53,64, contro il 34, 82 % di Rana, del primo turno, che, solo dopo aver constatato l’avvenuta nuova alleanza di Florido e la non adesione di Cito, si è apparentato con quest’ultimo arrivando ad una percentuale complessiva del 46,19%.
Si comprende, quindi, alla luce di inequivocabili ed oggettivi dati numerici, senza fare voli pindarici su inconsistenti e soggettive ipotesi di analisi di voto, che si arriva a votare per il ballottaggio, a soli sette giorni dall’apparentamento, in una situazione in cui la nuova coalizione di Florido poteva contare su consensi ottenuti al primo turno del 53,64% e quella nuova di Rana su appena il 46,19%, con un divario tra i due, del ben 7,45 %. Orbene, noi sappiamo che la conclusione elettorale vede Florido attestarsi sul 51,88 e Rana al 48,11 con un divario tra i due di soli 3,77% dimezzandosi, quindi, esattamente, la forbice esistente tra i di loro, tra il primo ed il secondo turno.
Già questo primo dato stabilisce che, a prescindere dalla vittoria elettorale, la coalizione Florido ha perso consensi, rispetto al primo turno, mentre, al contrario, la coalizione Rana ne ha guadagnati, pur non ottenendo la meritata vittoria.
Tale primo dato appare essere inequivocabile e deve necessariamente essere oggetto di riflessione presente e futura perché rappresenta il fatto che l’elettorato, a prescindere da come sia andata, ha premiato la coalizione Rana e ha penalizzato la nuova coalizione Florido. Se, poi, si considera, come già più volte sottolineato, che si è andato a votare appena pochi giorni dopo l’apparentamento, si comprende, anche, che una gran parte degli elettori non aveva avuto sicuramente il tempo minimo necessario per elaborare, forse addirittura per essere solo informati, del fatto che il partito ed il candidato votato, collocati ben precisamente a destra, erano andati con l’apparentamento a sinistra, o, al contrario, che la coalizione di sinistra votata, aveva stretto una alleanza con l’Udc, con Tarantino e con la Poli Bortone.
Una corretta analisi dei dati elettorali, quindi, non puo’ che prendere in considerazione questi inequivocabili elementi, cioè che, a prescindere da tutti gli errori che il centro destra ha potuto commettere, e ve ne sono certi, l’elettorato ha penalizzato il modo spregiudicato del presidente Florido e della sua coalizione di intendere la attuale legge elettorale, adottando alleanze al solo scopo di ottenere poltrone e potere .
Altro dato numerico da interpretare in maniera oggettiva è quello dell’astensionismo del secondo turno.
E’ vero, infatti, che, se non vi fosse stato tale astensionismo, soprattutto in alcune città che al primo turno avevano avuto larghe affermazioni del centro destra (Maruggio, Lizzano, Massafra, Mottola ecc.), il risultato del ballottaggio sarebbe stato un altro, permettendo la vittoria di Rana. Ma è pur vero anche che tale astensionismo non può essere semplicisticamente letto come una esplicita critica ai vertici del partito a livello regionale o provinciale in quanto, effettivamente, il divario tra il primo ed il secondo turno nella provincia di Taranto è di 23,09 (64,06 al primo e 41,97 al secondo) mentre il dato nazionale è addirittura maggiore con un 23,36 % (69,20 al primo e 45,86 al secondo).
In definitiva, pur individuando, come importanti dati critici su cui riflettere per spiegare la sconfitta del centro destra, nella errata azione di alleanze e in un evitabile eccessivo astensionismo del voto al secondo turno, non si può certo parlare di crisi di consensi, ma di semplici, se pur gravi, errori tattici. Ma questo è già oggetto di analisi e confronto all’interno dei partiti e non può essere utilizzato strumentalmente come argomento da pubblicare sui giornali per screditare l’avversario politico o incensare il politico di riferimento.
Ma, a prescindere da queste riflessioni, che più che riguardare i tanti elettori riguarderanno i quadri dei partiti per riconoscere e rimediare agli errori commessi, ciò che mi preme sottolineare è che vi è bisogno di promuovere una radicale modifica di questa legge elettorale, così da impedire lo sconcio di alleanze, solo finalizzate alla scalata del potere.
In effetti, questa inimmaginabile ed ingiustificabile alleanza, oltre ad essere criticabile sul piano politico ed etico, porta immediate ripercussione sul tutto il territorio provinciale, creando, da una parte, delle dure presa di posizione, fino alle dimissioni, di amministratori o dirigenti di partito, sia del centro, sia di destra che di sinistra, dall’altra, fornendo i presupposti, direi meglio l’alibi, per alleanze in amministrazioni locali che ieri apparivano o, comunque, volevano apparire, impensabili.
E’ proprio questo aspetto che voglio privilegiare nella mia riflessione, ponendo l’attenzione al fatto che questa semplice alleanza sul piano elettorale del presidente Florido sembra aver del tutto ribaltato, non solo le future linee amministrative della provincia, che peraltro poggeranno su un nuovo consiglio provinciale e non certo su vecchi assetti e stesse persone di quello precedente, ma anche e soprattutto l’ idea che avevamo della nostra compagine amministrativa comunale, vedendo, per esempio a Manduria, i vecchi e animosi oppositori dell’amministrazione Massaro oggi divenire addirittura coloro i quali impediscono la caduta della amministrazione stessa, fornendo con la loro presenza in aula la garanzia di poter continuare a governare fino al termine del proprio mandato, cosa che, invece, l’amministrazione non avrebbe potuto fare in quanto non può contare nemmeno sull’appoggio dell’intera maggioranza.
Come si può spiegare tutto questo?
Il consigliere Girardi in una recente intervista ed in suo intervento in consiglio comunale spiega che, per senso di responsabilità per il paese, non ha fatto cadere la amministrazione, insieme ad altri tre consiglieri di minoranza, perché ne sarebbe seguito un commissariamento di circa nove mesi, estate compresa.
Ebbene, lasciamo per un attimo perdere la paradossale incongruenza di chi, eletto nelle liste di un partito di An, come il consigliere Lariccia, o di chi eletto in una lista civica come i consiglieri Girardi, Massaro e Giuliano ad impronta decisamente di destra, sia oggi passato a sinistra per salire sul carro dei vincitori, e valutiamo la personale azione politico amministrativa di questi consiglieri.
Costoro hanno, fino a poco tempo addietro, sostenuto che la amministrazione Massaro, non avendo i numeri per governare, doveva andare a casa. Hanno parlato di colpi di mano, di gravissime irregolarità nella conduzione dei consigli, di soprusi. Per questo si è fatto ricorso al Prefetto, ma è stato anche minacciato di far intervenire la Procura della Repubblica. Il consigliere Girardi in particolare, nel dicembre scorso, encomiava la posizione del consigliere Raimondo, che criticava duramente il sindaco Massaro, affermando, senza mezzi termini, che la sua amministrazione doveva andare a casa, nonostante, egli stesso precisava, ne sarebbe seguito “un anno di commissariamento, nella speranza che ci sarebbe stata per Manduria una nuova e migliore amministrazione”.
D’altra parte, questi stessi consiglieri non si sono certo creato alcun problema allorquando, nella passata amministrazione Calò, hanno ritenuto, a torto o ragione, di mandare a casa la amministrazione di cui facevano parte come maggioranza, determinando il commissariamento del comune, ritenendo, comunque, che una cattiva amministrazione dovesse essere mandata a casa, senza nessun timore di creare danno al paese. Perché, ovviamente, la gestione del Commissario prefettizio non può creare alcun danno, soprattutto se si sostituisce una amministrazione negativa non può che limitare i danni e, quindi, essere positiva per il paese.
Allora ci dicano i consiglieri: Girardi, Lariccia, Massari e Giuliano se per tutti questi anni di opposizione, in cui hanno fatto credere di essere fortemente critici e risoluti per la caduta della amministrazione, fingevano, giocavano o cosa altro. Perché ci devono spiegare come mai, proprio a pochi mesi dal termine fisiologico della amministrazione, si dicono responsabilmente preoccupati, senza il loro salvataggio, di un eventuale danno al paese e scoprono che, dopo tutto, vi sono dei “cantieri aperti” in città.
Mi rendo conto, in ogni caso, che la opposizione che questi signori hanno condotto è stata solo di facciata, che molto probabilmente era solo finalizzata ad ottenere dei personali benefici, che si voleva far vedere di fare e contare qualcosa, che ci si voleva guadagnare la aureola del amministratore fattivo e castigatore, magari da sfoggiare in campagna elettorale; ma, poi, tutto questo che effettiva ricaduta ha avuto sul paese?
Io credo che i cantieri aperti questa amministrazione li ha da molto tempo, se non altro perché, buona parte dei progetti erano della precedente amministrazione, come il restauro dell’orologio della Porticella, la Villa comunale, la metanizzazione ecc, per cui appare veramente paradossale che oggi il consigliere Girardi, che sicuramente, pur con le sue buone ragioni, ha determinato il ritardo dell’apertura di questi cantieri, giustifichi oggi la sua evidente incoerenza nella azione politica nascondendosi dietro queste assurde giustificazioni. Chiunque sa benissimo che un cantiere aperto in un comune non si chiude nel caso cada l’amministrazione ed arrivi un commissario prefettizio, anzi la presenza del commissario garantisce una amministrazione sopra le parti e regolare.
Gli elettori, i cittadini tutti, gli alleati di ieri e gli alleati di oggi hanno il diritto di sapere come mai questi consiglieri hanno modificato radicalmente il loro orientamento nella azione politica locale. Questi consiglieri, che più volte hanno sentito il bisogno di dichiarare “ di non voler nulla in cambio”, per questa tanto generosa, quanto imprevedibile disponibilità fornita al sindaco Massaro, devono spiegare cosa effettivamente nasconde questa nuova alleanza, su quale tavolo si giocherà la partita di spartizione di cariche e di ruoli, visto che i tavoli sono tanti, essendoci, oltre a quello della attuale amministrazione comunale, ormai agli sgoccioli, soprattutto quello della amministrazione provinciale, quello della prossima amministrazione comunale e quello della regione, nel prossimo anno».
Paolo Tommasino