A Manduria e Martina Franca saranno costruiti due ospedali gemelli attraverso il project financing?
Per la città capoluogo la costruzione di un nuovo ospedale è cosa certa: c’è la convenzione con il “San Raffaele” di Milano e in 3-4 anni la struttura potrebbe essere pronta. Per Martina e Manduria, comuni in cui è prevista la presenza di ospedali di livello intermedio, si pensa, invece, ad un project financing con un’azienda privata, che realizzi due strutture gemelle.
E’ l’unica reale novità emersa dall’intervento del direttore generale della Asl, dott. Colasanto, nel corso della seduta del Consiglio Comunale dell’altro ieri. Non del tutto positiva per la città della valle d’Itria e per la città messapica. Sino a non molto tempo fa, infatti, si sperava di attingere le risorse necessarie alla costruzione dei due nuovi ospedali dai Fondi per le Aree Sottosviluppate. Ora, invece, si tenta di intraprendere un iter che nasconde maggiori incognite.
Colasanto è tornato a ribadire l’impegno già assunto con il sindaco Massaro: entro la fine dell’anno, il reparto di Ortopedia sarà stato ristrutturato ed adeguato agli standard alberghieri della sanità e riavrà i posti letto previsti (20), con la dotazione dei medici (i concorsi per primario e per dirigenti sono stati già banditi).
Non è invece arrivata alcuna risposta sulla infelice scelta dei tempi per eseguire i lavori (i mesi estivi, quando ovvero l’utenza, in questo reparto, aumenta). Anzi, nel giustificare l’accaduto, Colasanto ha finito per toccare un tasto differente, argomentando un andamento del reparto tutt’altro che felice.
«Anche se ora un reparto non si giudica più dall’indice di utilizzo dei posti letto, faccio presente che quello dell’Ortopedia di Manduria era dell’87,1%» ha affermato il dott. Colasanto, sventolando il foglietto contenente i dati. «Inoltre, su 100 ricoveri, solo in 44 si interveniva chirurgicamente. E fra le tipologie dei casi clinici degli altri 56 ricoverati ogni 100, fra i primissimi posti vi erano le affezioni mediche del dorso, meglio conosciute come normali dolori lombari, che, per quel che dice la legge, non si curano attraverso il ricovero. Ci sono stati, insomma, tanti ricoveri inappropriati. Evidentemente i 24 posti letto non sono necessari».
Una bordata al primario dimissionario Petrocelli? Colasanto, senza mai far riferimento alla vicenda personale del bravo professionista che ha lasciato il “Giannuzzi”, ha fornito altre spiegazioni sulla difficoltà che la Asl trova a coprire le già inadeguate dotazioni organiche dei vari reparti del nosocomio manduriano.
«Purtroppo tanti medici, anche se hanno un contratto a tempo indeterminato, mi chiedono di andar via dal “Giannuzzi”. Mi è successo, recentemente, con una radiologa: negli 8 mesi che è stata a Manduria mi chiedeva, anche piangendo, di essere trasferita. Le ragioni? Probabilmente la difficoltà di raggiungere la vostra città, mal collegata col capoluogo. Soprattutto nei turni di reperibilità. Quindi, o si decide di vivere a Manduria, oppure si va incontro a questi problemi».
Poi l’altra spiegazione, molto più veniale.
«A volte vi sono dei primari di strutture complesse che non lasciano spazi agli altri medici: “quell’intervento lo faccio io perché quel paziente l’ho visto io”…. Ecco perché sarà importante trovare un primario ortopedico bravo e soprattutto capace di motivare gli altri medici».