lunedì 25 novembre 2024


21/03/2014 15:21:34 - Provincia di Taranto - Attualità

Il resoconto della grande festa di San Marzano

Il grande falò, i cavalli che si inginocchiano in segno di devozione verso il santo e le tavolate devozionali. Sono alcune delle caratteristiche peculiari della festa in onore del patrono San Giuseppe attesissima nel comune di San Marzano.
Anche quest’anno l’antico rito che si tramanda nel corso dei secoli ha richiamato migliaia di cittadini dai centri limitrofi. Rito che è iniziato con martedì sera con il trasporto della legna in contrada Principe, dove verrà appiccato il fuoco.
«I carretti carichi di legna vengono trainati lungo lo stesso percorso» scrive lo storico Emilio Piccione nella sua recente opera “L’Albania Salentina: San Marzano di San Giuseppe”, edito da “Il salentino editore”. «Fondamentalmente è questo l’aspetto più caratteristico della festa che, sebbene osteggiato, rievoca l’ausilio dato dai cavalli (un tempo destinati al pesante lavoro nei campi) nel 1866, quando trasportarono la legna sino alla piazza antistante il palazzo marche sale.
I turisti accorsi a San Marzano da ogni luogo aspettano con ansia il momento in cui alcuni cavalli si genuflettono di fronte alla statua del Santo. Il continuo scroscio di applausi che fa da contorno a questo magnifico appuntamento non fa che dimostrare il grande apprezzamento dimostrato da chi, non sentendo sua la festa, è rapito dall’atmosfera di estasi».
Nella serata di martedì (18 marzo), una volta sistemata la legna, gli addetti accendono quello che a San Marzano viene definito lo “Zyarri e madhe”, il grande fuoco, che dovrebbe essere il più grande del sud dell’Italia.
La giornata di mercoledì, dedicata alla festa di San Giuseppe, si caratterizza, in mattinata, dalle celebrazioni religiose, al termine delle quali, intorno a mezzogiorno, nella via centrale del paese vengono allestite le tavole dei poveri, più conosciute come “mattre”.
«Questi banchetti sono colmi di cibarie tradizionali preparate dai devoti, i quali, sotto la protezione del patrono, offrono da mangiare ai turisti in visita» racconta ancora lo storico Emilio Piccione nel suo libro. «Un tempo, quando il cibo scarseggiava un po’ ovunque, queste tavole, commissionate dai più ricchi, servivano a sfamare i poveri nel giorno di festa e ad accaparrarsi la simpatia e i favori del santo, grazie alla buona azione concretizzata nel gesto. La “pasta fatta in casa”, condita con sugo di carne, le polpette al sugo, il vino, il pane e altri piatti possono iniziarsi a consumare solo dopo il passaggio in processione della statua di San Giuseppe, con funzione benedicente. Così conclusa la messa, verso mezzodì, il santo esce in processione per la consueta benedizione delle “mattre”».











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