Gli ultimi anni della sua vita, dopo l’arresto da parte dei tedeschi, ricostruiti dalla nipote a distanza di 70 anni: il 2 giugno riceverà una medaglia al valor militare alla memoria dalla Prefettura di Taranto
Di lui non si ebbero più notizie nel 1943. Aveva solo vent’anni e si trovava coinvolto, come tanti ragazzi in quel periodo, in un conflitto mondiale, assurdo e insensato, che si trasformò ben presto in una carneficina, che vide molti giovanissimi non fare più ritorno.
Francesco Gregorio Malagnino fu uno di questi. Si trovava a Trento il 9 settembre del 1943, dopo l’armistizio, quando fu catturato dai tedeschi. Da quel giorno i suoi genitori, Michele e Angela, persero ogni contatto.
«Per il dolore, nonno Michele ebbe una paralisi e rimase allettato sino alla morte» racconta Maria Antonietta Malagnino, nipote di Francesco. «In quel periodo non esistevano gli aiuti economici per le persone ammalate. Mia Nonna, che aveva un figlio disabile e una figlia con altri problemi, fu costretta ad andare a lavorare in campagna per garantire i mezzi di sostentamento a tutta la famiglia. Ricordo che ha sempre sperato di poter rivedere il primogenito Francesco ancora in vita e in più occasioni mi chiese di cercarlo».
A distanza di quasi settanta anni, le ricerche di Maria Antonietta hanno prodotti i risultati sperati.
«Ho sollecitato notizie su mio zio sia al Ministero della Difesa italiano, sia al corrispondente ministero tedesco» fa presente la nipote di Francesco Gregorio Malagnino. «Grazie all’aiuto di una mia amica tedesca, abbiamo inviato richieste di notizie ad altri enti tedeschi».
Nel 2012 sono iniziate ad arrivare le notizie utili per ricostruire gli ultimi anni della vita del sergente Francesco Gregorio Malagnino, in forza al 50° Autoreggimento.
«Dopo che fu arrestato a Trento, gli fu chiesto se intendesse continuare a combattere insieme ai tedeschi. Al suo rifiuto, fu considerato traditore e internato in un primo campo di concentramento per militari italiani: si chiamava “M. Stalag” e si trovava a Furstemberg Oder. Qui fu costretto a lavori forzati. Successivamente fu trasferito in quello di Luckenwalde».
Quasi tre anni di lavori coatti, che fecero ammalare il sergente Malagnino.
«Abbiamo scoperto che il 27 agosto del 1946 mio zio Francesco fu ricoverato nell’ospedale di Berlino, in cui morì il 2 settembre di quell’anno, a guerra abbondantemente terminata. Sono riuscita a conoscere il nome del cimitero in cui è stato seppellito. Le spoglie si trovano nel cimitero italiano d’onore di Zehlendorf, nella parte di Berlino originariamente occupata dai nazisti, che ho recentemente visitato».
Il 2 giugno prossimo, in Prefettura, a Francesco Gregorio Malagnino sarà conferita la medaglia d’oro al valore, riservata ai soldati italiani che hanno perso la vita nei lager nazisti.