La vittima ne aveva dato tempestiva notizia tramite il proprio profilo facebook, con un telegrafico aggiornamento di stato. Immediate le manifestazioni di solidarietà da parte del presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani, associazioni, comitati e amici
Qualche ora dopo, l’artista tarantino ha comunicato maggiori dettagli tramite una nota stampa:
«Cari amici vecchi e nuovi, vi ringrazio dal più profondo del mio cuore. In queste ultime 5 ore vi ho sentiti più vicini che mai. Sono appena tornato nella mia casuccia, in sella alla mia fidata bici. Ora è doveroso da parte mia darvi notizia di quanto accaduto sull’autobus alle 18:20 circa. Tornavo da San Vito, dove da qualche mese ho modo di imparare tanto dagli ospiti della comunità terapeutica “Il Delfino”, allievi del laboratorio teatrale da me condotto.
Il bus della linea 27 giunge dopo 55 minuti di attesa, condivisi con ragazzine e ragazzini, mamme e bambini, che hanno trascorso il pomeriggio nella spiaggia limitrofa, e ragazzi di colore, indiani ed africani, che, con borsoni ricolmi di merce da vendere, si accingono a raggiungere il centro. L’autobus, già fitto di passeggeri, assume le sembianze di una scatola di sardine e noi, stretti l’uno accanto all’altro, non abbiamo neppure bisogno di reggerci agli appositi sostegni. I minuti passano veloci, conversando del più e del meno con i compagni ambulanti. Quest’ultimi, stipati contro le porte, con umiltà e naturalezza, ad ogni fermata scendono, per permettere ai passeggeri giunti alle proprie destinazioni di uscire, e poi risalgono, al fine di proseguire il viaggio, spostando ogni volta i propri borsoni pesantissimi. Alla seconda fermata di Viale Magna Grecia, una coppia formata da un uomo dalla barba incolta e da una donna con i capelli corti, con una bimba di meno di un anno e carrozzina al seguito, con l’eleganza degli scaricatori di porto (chiedo scusa alla categoria, a cui vanno la mia stima e fiducia; non me ne vogliate, quello che ho appena usato è un modo di dire), fanno notare che “Ammà scennà a prossim!”
Lo ripetono più volte, sicché, quando il bus si ferma e le porte si aprono, iniziano gli spintoni. L’uomo ribadisce “Ammà scennà a prossim!” e io rispondo, con l’eleganza che mi contraddistingue (sfido chiunque a dire il contrario) “Ho capito” e il mio incedere continua, al fine di permettere il passaggio dell’allegra famigliola. E il signorotto mi guarda con fare minaccioso e urla “è capit, ma no t spuest!” Ed io: “Credo che lei stia esagerando!” E la moglie, con la classe degli imitatori di infima categoria, canzona: “Zitto, gay!” E lui: “Sì nu ricchione!” Ed io: “Sì, ne sono consapevole. E credo che lo sappia tutta la città. Fai una ricerca su google: Luigi Pignatelli. Non mi offendo mica se mi chiami così.”
L'uomo, che nel frattempo era sceso, risale sul bus, inizia a scalciare e colpisce il mio braccio destro. Poi mi da un pugno nello stomaco e corre via. La donna ride e fa in modo che la bambina assista alla scena. Vorrei sputare in faccia a quella bestia, ma scelgo di fissare negli occhi la bambina e di non rispondere al male con altro male. Il conducente chiude le porte e riparte. Nessuno, sottolineo nessuno ha fatto o detto niente! Solo i ragazzi di colore mi hanno offerto dell’acqua e mi hanno scortato fino alla libreria dove di lì a poco avrebbe avuto luogo la presentazione del libro di Vincenzo De Marco. Amo il mondo e tutte le creature che esso contiene. Siamo divinità in embrione, siamo amore, siamo dialogo e condivisione, siamo confronto e unione. Ma non tutti lo sappiamo. Auguro alla bambina di diventare una grande viaggiatrice, fotoamatrice e scrittrice. Attraverso i suoi occhi, quell’uomo e quella donna impareranno cosa significa amare.»
Casi come questo non sono affatto isolati. Arcigay Taranto e il Centro di Ascolto LGBTIQ di Taranto e provincia, con sede a Taranto presso Palazzo della Cultura, rendono noto che ci sono almeno dieci casi al mese di aggressioni omofobe, nell’intera provincia di Taranto. La differenza tra Pignatelli e la stragrande maggioranza delle altre vittime (uomini e donne) e che quest’ultime non sono dichiarate e quindi chiedono, senza fare comunicati stampa e senza urlarlo ai quattro venti, aiuto alle due organizzazione LGBTIQ, che sono in grado di sostenerli sotto diversi aspetti (in primis psicologico e legale), salvaguardando la loro privacy e offrendo anche un corso di autodifesa.
A chi ha criticato la sua reazione affatto bellicosa, Pignatelli ha risposto: “Salgo sul bus sei volte al giorno, incontro gente di ogni tipo, dialogo con loro, cresco con loro. Dal basso della mia esperienza, ritengo sia più emozionante e più arricchente vedere la forza d’animo di una persona che, mezzora dopo l’aggressione, si trova davanti ad altre persone a recitare un testo di denuncia, piuttosto che il ghigno beffardo di un ragazzo di 27 anni che ha sbattuto la testa del proprio aggressore contro il finestrino dell’autobus.”
Alle 19.15 ha avuto luogo, presso la libreria Gilgamesh, la presentazione del libro “Il mostro di rabbia e d’amore” di Vincent Cernia. Pignatelli ha dato lettura di alcune pagine e ha moderato gli interventi dell’autore, del giornalista e scrittore Angelo Di Leo, dell’ex allevatore Vincenzo Fornaro e del pubblico. Ecco il commento a caldo di una spettatrice: “Emozionante, colma di sentimenti di rabbia e d’amore, di ferite ancora aperte, di storie di concussioni, di prospettive di rinascita… di forza per andare avanti… ecco ciò che mi è rimasto nel cuore di questa riuscitissima presentazione del libro di Vincent Cernia. È una poesia che pervade quella di Vincenzo De Marco, egregiamente letta da Luigi Pignatelli, che è riuscito a dare peso ed equilibrio ad ogni singola parola… parole scritte col cuore, col sangue agli occhi, con la stanchezza e la speranza, con la rabbia e con l’amore!!!”