La denuncia di Gianfranco Mele
«E’ un vergognoso e imbarazzante paradosso che in luoghi che erano (e che in parte sono ancora) paradisi ecologici, vengano attivati impianti che hanno come principale effetto quello di estinguere ogni residuo possibile di tradizione faunistica ed ecologica».
Un cittadino savese, Gianfranco Mele, richiama l’attenzione dell’opinione pubblica su tre progetti eolici che sono in fase di attivazione nel territorio di alcuni comuni del versante orientale della provincia.
«Un progetto, per complessive 6 pale, interessa le zone Sava-Stazione, Ciavarini e Tarentini» sostiene Mele. «Si tratta di un territorio ricadente in agro di Manduria e in parte in agro di Sava, ma caratterizzato dalla proprietà dei terreni quasi esclusiva di savesi. E’ in fase avanzata di costruzione: sono già state impiantate pale e ha avuto il via-libera dal Comune. Va ad insinuarsi in un territorio ricco di storia faunistica e tradizioni, archeologicamente non interamente censito (eccetto che, in parte, per zona Tarentini) e sicuramente sottovalutato, ma con la presenza di antichi trulli e costruzioni che vanno approfondite nel loro valore storico e archeologico, come ad esempio una sorta di probabile tempietto rustico arcaico, che si trova proprio in zona Ciavarini in prossimità dei cavidotti dell’impianto».
Il secondo progetto prevede la posa in opera di 10 pale eoliche in contrada Capriola. Anche questo è in fase di attuazione.
«Alcuni dettagli (e le relative problematiche) sono stati già evidenziati da una locale associazione: l’abbattimento di alberi d’ulivo secolari e i danni da inquinamento acustico».
Il terzo è il più grande: prevede l’attivazione di ben 49 pale eoliche in agro di Maruggio, Sava e Torricella.
«Si tratta, di fatto, di zone occupate in maggioranza da savesi i cui terreni si trovano in parte entro i confini catastali di altri Comuni. Le zone interessate sono difatti Tremola, Malagastro, Pasano, Grava, Agliano, Le Monache. Trattasi di territori caratterizzati dalla preziosa presenza faunistica (volatile e non) e, soprattutto, da attraversamenti di storia e presenza (documentati) di grande valenza archeologica, culturale ed antropologica: antiche masserie, casali, cappelle rurali, costruzioni ed anfratti ipogei, trulli, muri a secco».
Un’amara ironia caratterizza la conclusione di Gianfranco Mele.
«Un “plauso” (si fa per dire) va, oltre che alla Regione Puglia, al Comune di Sava, che negli anni scorsi ha masochisticamente approvato questi progetti, consentendo un ulteriore accumulo di energia inutile e di danni al patrimonio ambientale. Siamo lontani, evidentemente, dalla coscienza che caratterizza amministrazioni di altri paesi del sud e del Salento, che hanno accuratamente cassato e impedito ad ogni costo tentativi di deturpamento del territorio e di speculazione dalla quale trae vantaggi soltanto chi esercita un “potere” fattivo su quei progetti».