Il comitato non soddisfatto pienamente della consegna delle 18 classi da parte della Provincia
La consegna di 18 classi da parte dell'Amministrazione Provinciale al liceo Archita, sebbene iniziativa lodevole e tempestiva per permettere l'inizio delle lezioni, non rappresenta per lo scrivente comitato soluzione definitiva per le sorti dello storico liceo e dello stabile del Borgo che lo ospita. Per tale ragione già questa settimana il comitato si riunirà per studiare le nuove iniziative da mettere in campo.
Continuano intanto a pervenirci nuove adesioni, che di seguito riportiamo.
In allegato il prestigioso intervento di adesione di Terzulli.
IL COMITATO
*Docenti*: Proff. Nella Abruzzese, Mario Bosco, Ileana Brisci, Tiziana Dattuomo, Maria Pia Dell’Aglio, Patrizia De Luca, Renato De Luca, Maria De Lucia, Loredana Flore, Adriana Murri, Daniela Nicol, Nino Palma, Francesca Panarelli, Anna Picasso, Sandra Piccinno, Franca Poretti, Stella Rostro, Marcello Traversa, Gisa Villani, Palma Violante, Cetty Vitale.
*Ex-Dirigenti*: Franca Schèmbari, Tommaso Anzoino
*Ex-docenti*: Adolfo Mele, Annamaria Morelli, Roberto Nistri, Vanna Percaccio, Serafina Sangirardi, Rosanna Santagada, Nora Spataro, Flora Stefàno.
*Ex-alunni*: Giancarlo De Cataldo (magistrato e scrittore), Alessandro Leogrande (giornalista e scrittore), Giovangualberto Carducci (Dirigente scolastico e storico), Gianfranco Mandese (editore), Piero Massafra (storico ed editore), Nicola Mandese (libraio), Pippo Mazzarino (giornalista e scrittore), Carlo Petrone (avvocato e operatore culturale), Annapaola Petrone Albanese (Presidente “Amici dei Musei”), Gianluca Lovreglio (storico), Luca Signorelli (Commissione cultura- circoscrizione Borgo),
Marco Sebastio (Presidente Commissione cultura- circoscrizione Borgo).
*Enti, Associazioni culturali*: AICC (Associazione Italiana di Cultura Classica- Delegazione di Taranto), AMICI DEI MUSEI, Società di storia patria (sezione tarantina), Circolo ARCI-FUTURJA, LEGAMBIENTE, Casa del Libro (F.lli Mandese), ITALIA NOSTRA, CIRCOSCRIZIONE BORGO.
*NUOVE* *ADESIONI*
Carlo Sessa (Prefetto BAT), Luciano Mineo (Vicepresidente Regione Puglia), Enzo Lippolis (docente di Archeologia e Storia dell’arte greco-romana, Università La Sapienza Roma), Antonietta Dell’Aglio (Direttore MarTa), Cosimo Nume (Presidente Ordine dei Medici), Josè Minervini (docente e pubblicista, Presidente Associazione Dante Alighieri), Ornella Sapio (Direttore Archivio di Stato), Francesco Terzulli (Dirigente Scolastico e storico), Vito Roberto (fisico, Università di Udine), Giuseppe Bellando Randone (Word Lean Deployment Leader Pfizer Inc), Gianfranco Nitti
(corrispondente estero), Antonio Poretti (informatico), Roberto Flore (angiologo, Università Cattolica Roma), Amelia D’Amicis (ispettore archeologo), Giacomo D’Elia (archeologo), Carmelo Di Fonzo (architetto, Sovr. Beni architettonici e paesaggistici), Giuseppe Todaro (architetto), Massimo Prontera (architetto), Valentino Valentini (entomologo), Petronio Petrone (giornalista), Vincenzo Caffio (imprenditore), Leonardo Lomartire (imprenditore Capera), Cosimo D’Elia (avvocato), Aldo Pupino (scultore),
Andrea Indellicati (grafico), Vanna Bonivento (giornalista), Ernesto Baldassarre (pediatra), Margherita D’Elia (docente), Andreina Baccaro (giornalista), Luca Bosco (avvocato), Ornella Villani (odontoiatra), Mario Mignogna (Presidente Consiglio d’Istituto Liceo Archita), Stefania Danese (ex docente), Franco D’Elia (ex docente), Nuccia Palumbo (ex docente)
Adesione comitato pro Archita
Aderisco al Comitato pro Archita & Palazzo degli Uffici per tre ordini di ragioni: affettive, storiografiche, ontologiche.
Le ragioni affettive. Sono un ex alunno del liceo, che ho frequentato soltanto per la durata del biennio ginnasiale. Mi sono iscritto nell’anno scolastico 1967-68 e per un anno mi sono arrampicato per le strette scale che portavano all’ultimo piano del palazzo di corso Umberto, dov’era il cinema Rex. Le mie docenti erano molto preparate: di materie letterarie la Lanzo Cacciapaglia, di Matematica la Forleo, di Inglese la Mezzetti Agrusta. Di quest’ultima ricordo la cura con cui ci faceva tenere un quaderno di english idioms, che ancora conservo, e la passione con cui ci chiedeva di mandare giù a memoria il monologo di Marco Antonio dal Julius Caesar di Shakespeare, tanto che mi capita ancora oggi di introdurre qualche discorso importante con if you have tears prepare to shed them now. Tra gli altri docenti, non posso non citare il grande don Franco Castellana, maestro di religione cattolica e di vita, che, per mia grande fortuna, avrei ritrovato anche fuori dal liceo. In quinta ginnasiale, a seguito della nascita del secondo liceo al Quinto Ennio, finalmente conoscevo le sontuose scalinate della centrale, a Palazzo degli Uffici, con ingresso a Piazza della Vittoria. Era il 1968-69 e all’Archita arrivavano i venti del Sessantotto: nella mia classe, la 5^C, circolavano L’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse e Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani.Ricordo molti compagni ma mi è stato agevole ritrovarli, insieme a tante new entries, nel libro di Pippo Mazzarino, Ieri 29 settembre: lui ed altri entravano in prima liceale, mentre io andavo da un’altra parte. Quel gruppo del corso C, che si sarebbe maturato proprio nell’anno del centenario, il 1972, può ancora rappresentare un bello spot per il nostro liceo: ne sono uscitigrandi medici, affermati professionisti, un notaio e l’ossatura della scuola giornalistica di Taranto.
Altro motivo affettivo che mi lega a Palazzo degli Uffici è dato dal fatto che esso ha rappresentato per vari decenni la sede della scuola che ora dirigo, l’Istituto Tecnico Commerciale Pitagora, prima che quest’ultimo approdasse nel 1954 nell’altro grande contenitore culturale del Borgo, il Palazzo degli Studi. Ancora oggi è visibile in Piazza della Vittoria la scritta, stinta dal tempo ma leggibile, Regio Istituto Tecnico Commerciale Pitagora.
Le ragioni storiografiche. Ha scritto bene Roberto Nistri che la trilogia fondativa della storiografia jonica è data da tre monumenta: il Regio Arsenale, la Voce del Popolo e il liceo Archita. Chi frequenta gli archivi locali sa bene che per conoscere la storia recente di Taranto bisogna passare dalla storia dell’antico liceo. È vastissima la raccolta documentaria relativa all’Archita depositata nell’Archivio di Stato di Taranto e in quello di Lecce (per l’epoca della Sottoprefettura di Taranto), nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, nell’Archivio Storico Comunale di Taranto, nel nuovo Archivio Storico del Liceo stesso, in tanti altri archivi minori, e persino negli archivi federali americani, per l’epoca della Commissione Alleata di Controllo. Un tale patrimonio non può né deve riferirsi ad un bene in disuso ma rimanere nella viva frequentazione degli studiosi. Sono, inoltre, sicuro che nessuno studioso serio di cose tarantine potrebbe permettersi di ignorare la pluricentenaria bibliografia prodotta dal liceo Archita, da considerare in un certo senso come la più antica casa editrice della città. Parliamo di monografie, di saggi, di Quaderni di varie epoche, di Annuari, di Galaesus giunto al 32° numero, di testate studentesche di istituto e interscolastiche, di numeri unici, di numeri speciali. L’approccio storiografico alle vicende dell’Archita può aiutare a leggere emergenze e difficoltà del liceo più in un’ottica ciclica di lunga durata che in una visione idealistica rovesciata di inesorabile declino. Non c’è un anno dal lontano 1872 che il liceo non abbia lamentato inadeguatezza dei locali, delle strutture, dei servizi, crollo di qualche pezzo, ricorso ad una o più sedi staccate, anche remote, ma ha tratto la sopravvivenza dalle proprie grandi risorse umane, di ieri e di avantieri ma anche di oggi. Per questo non ha mai chiuso i battenti e non deve chiuderli ora.
Le ragioni ontologiche. Nell’Archita c’è forse qualcosa del nostro essere, oltre che della nostra storia. Tale essenza tarantina, in una città tutta al doppio, che trae vita e forse fascino proprio dalle sue contraddizioni, non può che disvelarsi in un conflitto eracliteo di contrari, che proprio dallo storico liceo ci vengono ricordati. Il conflitto tra permeabilità e impermeabilità della cultura del liceo con la vita della città: basti qui ricordare il massimo della permeabilità nel processo di fascistizzazione della cultura e della scuola a Taranto che vide nel liceo di Luca Claudio la roccaforte ideologica del regime. O l’altro contrasto tra ragioni esogene e ragioni endogene del dissesto, con l’inevitabile riferimento al luogo comune (ma non infondato) della propensione jonica all’autolesionismo. O ancora il contrasto tra forze centrifughe e forze centripete, o meglio tra un’insopprimibile repulsione per la città che porta molti a fuggirne ed una pari irresistibile attrazione per essa, che induce la diaspora intellettuale tarantina ad occuparsene instancabilmente. O ancora l’oscillazione tra il conformismo della città statale o parastatale per antonomasia e la vis critica di certi suoi momenti migliori, rimasti isolati. Variante di quest’ultimo conflitto è la lotta tra fatalismo e protagonismo. O, infine, la perimetrazione di un nuovo umanesimo e di una nuova classicità, sospesi tra le colonne del tempio di Poseidone e le ciminiere degli altiforni.
Non possiamo né dobbiamo permettere che un pezzo dei nostri affetti, una porzione della nostra storia e storiografia, uno specchio della nostra identità, ancorché problematica e lacerata, vengano chiusi o dichiarati inagibili.
Francesco Terzulli, Dirigente scolastico Istituto Tecnico Commerciale Pitagora Tara