Ha avuto l’idea di indagare e comprendere il rapporto fra gli studenti e la scuola attraverso le scritte e i disegni che spiccano sulle pareti delle aule e dei bagni
“Silenzio in aula”. A … parlare, con il linguaggio fotografico, sono gli scatti di Emanuele Franco, docente in un istituto superiore manduriano, che ha avuto l’idea di indagare e comprendere il rapporto fra gli studenti e la scuola attraverso le scritte e i disegni che spiccano sulle pareti delle aule e dei bagni. In tal modo è riuscito a catturare valenze e frammenti di vita giovanile, che ha collocato in una trama di percezioni, sensazioni e riflessioni coniugate in una tessitura iconica equilibrata e pregevole.
Un modo diverso per esplorare il mondo dei giovani studenti: un vero e proprio mosaico di percezioni, una trama straordinaria di approdi relazionali, che sono stati riassunti in una mostra fotografica, denominata “Silenzio in aula”, allestita, dalle associazioni Polifemo di Milano, CivicoCinque di Mestre e Photogallery di Firenze, a Milano, che sarà visitabile sino al 14 novembre prossimo.
«Passando mediamente quattro ore al giorno nelle aule scolastiche, non potevo fare a meno di notare le pareti piene di scritte, disegni, figure incollate» racconta Emanuele Franco, docente con la passione della fotografia. «Sulle prime ho pensato, come tutti, “ma guarda che vandali”! Poi ho cominciato a provare curiosità e, quando possibile, ho visitato anche altre aule, corridoi, ballatoi, fino ai bagni. Sguardo dopo sguardo, mi son detto che quei segni dovevano avere un altro significato, o forse più d’uno, sicché ho pensato di avviare una ricerca per tentare di comprendere il rapporto tra studenti e scuola, intesa sia come luogo fisico, sia come istituzione deputata all’istruzione».
In questa ricerca non vi è alcuna intenzione giudicante.
«Al di là di ogni forma di contrassegno, si leggono i pensieri più svariati che riguardano gli atteggiamenti verso la scuola e gli insegnanti, la condizione degli adolescenti, le relazioni tra di essi, le loro passioni e gli interessi. Una notevole quantità di materiale che si propone alla lettura» spiega ancora Emanuele Franco. «Perché questa scelta? Si dice che per comprendere gli altri ci si debba mettere nei loro panni, si debba assumere il loro punto di vista. In questo caso è un tentativo difficoltoso per la mia duplice veste di adulto e di docente, sebbene nel secondo ruolo sia implicita, invece, la capacità di comprendere l’altro».
Forme geometriche ispirate, segni indecifrabili senza logica, almeno in apparenza, puntualizzazioni tipiche dei giovani, riflessioni spontanee, audaci, ambigue, diversi messaggi, alcuni profondi, altri insignificanti: la sua mostra è un universo silenzioso dell’interno di una scuola nella sua autenticità espressiva e nella sua attenzione alla condivisione, alla relazione, alla socializzazione.