lunedì 25 novembre 2024


11/11/2014 17:11:41 - Provincia di Taranto - Attualità

Prevale nell’opinione pubblica e fra gli addetti ai lavori una sopravvalutazione della frequenza di disturbi psicologici fra i bambini e gli adolescenti

Tutti abbiamo sentito parlare di ADHD (acronimo in inglese per definire i bambini e gli adolescenti “iperattivi”, affetti da una vera patologia e bisognosi di terapie farmacologiche e/o psicologiche): secondo la letteratura scientifica, fra i 5 e i 17 anni, sarebbero il 5,3 per cento.
Ma i dati raccolti dal Registro dell’ADHD della Regione Lombardia, pubblicati qualche giorno fa dalla rivista Ricerca&Pratica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, frutto di una capillare e dettagliata indagine, lo smentiscono clamorosamente. In Lombardia i bambini e gli adolescenti “iperattivi” sono solo il 3,5 per mille! Cioè quindici volte meno delle stime riportate dalla letteratura mondiale.
I risultati dello studio documentano che la diagnosi di ADHD viene confermata al 65% dei bambini e adolescenti che accedono ai 18 Centri regionali lombardi di riferimento.
“La forza e unicità di questo studio sono rappresentate dalle dimensioni: tutta la popolazione di un’intera Regione coinvolta, dalla metodologia applicata: registro, formazione, informazione e dalla durata nel tempo: il progetto è ancora attivo” - sostiene Maurizio Bonati, responsabile del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri e responsabile del Registro regionale.
“Giungono ai 18 Centri Regionali di Riferimento solo i pazienti che hanno un disturbo medio-grave - dice Antonella Costantino, Presidente della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) – tuttavia, anche stimando di triplicare la prevalenza per includere anche i casi lievi, i pazienti con ADHD in Regione Lombardia sarebbero comunque molto pochi rispetto all’atteso”.
I risultati di questa ricerca ci sembrano molto importanti perché danno una prova “scientifica” di quanto da tempo sospettiamo: prevale nell’opinione pubblica e fra gli addetti ai lavori una sopravvalutazione della frequenza di disturbi psicologici fra i bambini e gli adolescenti, come ha scritto sul nostro giornale (n. 3 del 2014) il pedagogista Daniele Novara.
“Negli ultimi anni la priorità della scuola sembra sia stata quella di trasformare le difficoltà degli alunni in vere e proprie malattie. In dieci anni sono raddoppiate le certificazioni di disabilità, in un anno i cosiddetti DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) sono cresciuti del 37% e, nel frattempo è uscita la nuova disposizione ministeriale sui BES (Bisogni Educativi Speciali) che punta a rintracciare altri alunni bisognosi di cure particolari.
Di questo passo, nel giro di pochi anni, è probabile che ogni classe in Italia abbia più alunni diagnosticati che il contrario. Ma più in generale serpeggia la percezione che, anche fra gli operatori sanitari, si stia andando verso una progressiva medicalizzazione delle naturali differenze infantili; che in altre parole il bambino o la bambina vivace siano, o stiano per diventare, un problema medico piuttosto che rappresentare una naturale e fisiologica inclinazione infantile”.











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