L’olivo: da sacro dono della dea Atena all’ “omicidio premeditato” degli uomini
Un convegno per discutere sul rispetto dell’ambiente e sulla tutela degli ulivi, da un po’ di tempo minacciati dalla Xylella Fastidiosa, avrà luogo, questa sera, alle 19, nella sala Amphipolis di piazza San Giovanni a Sava.
“Salviamo gli ulivi, salviamo l’ambiente. Le buone pratiche agricole e la faccenda Xylella. Assemblea permanente, ulivo resistente”: è questo l’articolato tema del convegno, che avrà come relatori numerose personalità che si stanno battendo contro l’eradicazione massiccia degli ulivi e contro il trattamento indiscriminato di sostanze chimiche.
Si tratta di Giuseppe Serravezza, oncologo, presidente della Lega Tumori di Lecce, di Ivano Gioffreda, rappresentante di Spazi Popolari, di Nando Popu, leader storico dei Sud Sound System, e di Antonietta D’Oria, pediatra dell’International Society of Doctors for the Environment.
L’olivo: da sacro dono della dea Atena all’ “omicidio premeditato” degli uomini
In chi legge, queste parole del titolo potrebbero subito suscitare due sostanziali obiezioni: perché in un sito rivolto ai problemi dell’Arte io vada a richiamare l’attenzione degli artisti sulle note e triste vicende di questi giorni, riguardanti l’olivo salentino e, seconda obiezione, perché vada ad usare la parola omicidio (solo in apparenza non corretta) andandomi a riferire non ad un essere umano bensì ad un vegetale.
Alla prima obiezione mi è semplice rispondere: l’arte è sempre un dono di Dio! La sola differenza consiste nel fatto che l’Arte espressa dagli uomini è una indiretta emanazione della potenza di Dio, mentre l’olivo (e la natura in generale) è un’espressione diretta di quel sovrannaturale che pervade e armonicamente sostiene l’Universo. Dunque è proprio della natura … la più sublime delle concezioni spirituali, armoniche ed artistiche!
Parlando di olivo parliamo, quindi, di una forma d’arte fra le più alte esistenti, quella che attiene (almeno per chi crede) direttamente a Dio.
Alla seconda obiezione, quella legata al significato etimologico della parola “omicidio”, mi è ancor più facile dare un chiarimento. Il concetto è stato sin qui legato all’uomo e al fatto che, essendo lui il più importante progetto di Dio, egli sia divenuto, per diritto divino, l’intoccabile portatore di una vita che, in quanto donata dall’ Essere Supremo, debba sempre ritenersi sacra e inviolabile.
Ebbene questa visione che restringe al solo uomo la sacralità del respiro, è oggi in parte superata da una visione che non è solo filosofica ma sostanziale e che rinnega, almeno in parte l’antico “mors tua, vita mea” dei latini. In molte religioni o filosofie oggi è chiaro il concetto che tutti, siano essi uomini, animali o vegetali, hanno una vita che, provenendo sempre da Dio ( o da chi per Esso) è comunque cosa sacra e intoccabile.
Pertanto la morte, approdo sia pure obbligato della condizione insita nelle creature viventi, se avviene senza un preciso motivo o peggio se avviene per volontà nefasta dell’uomo, assume i caratteri della inutile e peccaminosa violenza, punibile con la maggiore e più severa delle pene. E il carattere perverso di questa violenza non cambia se a subirlo, al posto dell’uomo, siano degli animali o delle piante poiché, respirando anch’esse, nel momento che vengono distrutte, si va a compiere comunque un evento delittuoso che riguarda e immiserisce l’intera umanità. Uccidere, senza un perché, una pianta, che come l’uomo respira, ama e soffre, significa andare ad uccidere anche una parte dell’uomo stesso (nel caso specifico dell’olivo) perché egli è pur sempre una particella di quella pianta, essendosi le sue cellule nutrite degli elementi benedetti forniti dalla pianta stessa.
Pertanto, usare la parola omicidio diviene tutt’altro che casuale o errata, essa è sostanziale.
Nel decalogo di Mosé, l’omicidio è il peggiore dei delitti!
E, tanto più grave la colpa diviene se l’omicidio sia ingiustificato o peggio se, al suo interno, nasconda un altro ancor più grave delitto: la corruzione.
Atena, figlia di Zeus, quando fece all’uomo il dono prezioso dell’olivo, perché potesse usufruire del suo legname, dell’oro verde che produce e anche, perché fosse suo cibo, intendeva fornire all’uomo anche una parte della sacralità degli dei. Infine, qualcosa d’immensamente bello e utile che solo poteva essere attinente e presente nei poteri divini, goduti nell’Olimpo.
Oggi, in risposta a simile dono, dopo millenni, alcuni uomini (e l’uso del termine “uomo” è persino generoso), facendo appiglio a false rilevazioni scientifiche, hanno dichiarato come queste millenarie piante, invase da un malanno oltre che irreversibile anche pericolosamente contagioso, siano da eliminare. E pertanto il disegno sarebbe quello … per carità in nome di un “bene collettivo” di abbattere queste millenarie (ebbene sì) creature, senza pietà. Anche Ebola, è un malanno estremamente contagioso, ma a nessuno (e me lo auguro essendo l’uomo capace di tutto) è venuto in mente di sterminare quei poveri popoli, oggi, afflitti da tanta calamità.
I francesi dicono, quando intendono riferirsi a situazioni ambigue “cherchez la femme”. Basta sostituire, come anche loro spesso fanno, alla parola femme la parola “argent” e, probabilmente riusciremmo ad avvicinarci all’ omicidio che si vuole compiere in Puglia, il quale è ancora più grave essendo ingiustificato e premeditato.
Se poi il termine omicidio, a qualcuno potrebbe sembrare eccessivo, sarebbe utile chiedere ai dubbiosi, quale possa essere, a loro giudizio, altro termine più idoneo per definire la violenza di chi intende togliere alla gente del Salento l’infinita bellezza di questo loro patrimonio artistico, attivo sostegno di intere generazioni. E ancora vorremmo chiedere come definire chi vuole privare la popolazione del prezioso ossigeno emesso dall’olivo, ancestrale voce di Puglia, alla cui ombra è transitata la storia dell’intera regione e vuole farlo, come pare, anche per biechi interessi che vanno a riferirsi, pare, ad improvvidi accordi industriali siglati con i Giuda di turno ... quelli non mancano mai!
Ebbene, ritengo che tralasciando la parola omicidio, altri termini più confacenti da usare non esistano se non quello, per i giganteschi riflessi che avrebbe un’operazione del genere, qualora andasse in porto, di autentico “genocidio”. E’ infatti innegabile che con le piante anche molti uomini perirebbero, vuoi per mancanza di lavoro o vuoi per i veleni che, con l’industria che pare si prefiguri dover impiantare, andrebbero a impestare il Salento. Altro che genocidio!
Pertanto a voi amici artisti che, con me, avete condiviso tante battaglie contro quella corruzione che è stata la maggiore fonte dei tanti mali sofferti dall’Arte, avanzo la preghiera, informando l’opinione pubblica, di sostenere, in tutti i modi a voi congeniali, la strenua difesa che la gente di Puglia sta facendo contro l’abbattimento degli olivi e la conseguente distruzione del proprio suolo.
Per anni, anni e anni gli olivi, e non solo in Salento, sono stati parte e quintessenza della nostra vita e per questo, oggi diviene per noi dovere assumerne la difesa. Diamo quindi loro una voce e denunciamo, senza remore e infingimenti, coloro che, per crudele inciviltà e qualcos’altro d’innominabile, ne vorrebbero la distruzione. Ribelliamoci, in nome e per conto di queste piante, a ad una paventata e sofferta condizione di morte, così impedendo all’uomo di macchiarsi e vergognarsi anche di questa ennesima barbarie. Assicuriamo, infine, a queste creature del mondo vegetale quel sostegno che esse da noi attendono. Infatti gli olivi, dono degli dei, tutto … sanno, vedono e comprendono!
E poi, cosa sarebbe il mondo senza la loro bellezza?
Dora Liguori
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“La trozzella e il presepe della Passione”
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