Sava rischia di perdere un polo di culturale di grande importanza, mentre otto maestre e gli addetti alla mensa e alla pulizia sono sul punto di ritrovarsi senza lavoro
L’istituto delle suore di Maria Ausiliatrice, scuola paritaria dell’infanzia e primaria, chiuderà i battenti al termine del prossimo anno scolastico. I figli di un centinaio di famiglie savesi dovranno completare il proprio ciclo di studi altrove, mentre otto maestre e gli addetti alla mensa e alla pulizia sono sul punto di ritrovarsi senza lavoro.
«Nessuno ci aveva avvisati» è la reazione dei genitori dopo aver appreso la comunicazione di suor Rosa, direttrice dell’istituto di vico I Roma.
La scuola paritaria è da sempre gestita dalle suore che negli ultimi anni si sono trovate a fare i conti con la crisi economica e con il calo delle nascite. Dal 2014 si è verificata una diminuzione delle iscrizioni che ha spinto ad adottare la drastica decisione, scatenando l’ira dei genitori.
«Inaspettatamente e senza preavviso, mercoledì scorso ci hanno convocati per comunicarci che la scuola chiuderà, assicurando, nel frattempo, il funzionamento per il prossimo anno scolastico alle classi terminali» si lamenta un genitore. «Mia figlia deve frequentare la quarta classe e l’anno prossimo, dopo aver fatto tanti sacrifici per assicurale una formazione pedagogica secondo il sistema salesiano, dovrò spostarla in un’altra scuola, con nuovi compagni e i disagi che potete facilmente immaginare».
Anche il sindaco Dario Iaia è impegnato a cercare di trovare una soluzione che scongiuri la chiusura della scuola.
«Questa decisione è stata determinata da una politica di ristrutturazione dell’Opera a livello nazionale: quella di Sava non sarebbe l’unica Casa a dover chiudere. Ebbene, se ciò dovesse davvero avvenire, il nostro paese verrebbe privato di un punto di riferimento importante ed imprescindibile per tutta la nostra Comunità e per i nostri giovani. Per questa ragione, l’Amministrazione comunale è impegnata, in questi giorni, per scongiurare questa iattura, mettendo in campo tutte le proprie energie migliori. Ma è anche necessario che tutto il nostro Paese, le altre istituzioni, le associazioni, i comuni cittadini si uniscano sotto un'unica bandiera per combattere questa battaglia di civiltà perché non possiamo accettare supinamente questa decisione presa da altri, senza alcun coinvolgimento del territorio. Dimostriamo che sappiamo essere uniti!».