L’oloturia, o comunemente nota come cetriolo di mare, svolge infatti una importante funzione nell’ecosistema del Mare Mediterraneo
Il circolo Legambiente di Manduria si rivolge al Ministero dell’Ambiente, all’assessore regionale all’Ambiente e alla Procura della Repubblica di Taranto per esprimere la propria preoccupazione per la forte espansione del fenomeno di pesca deregolamentata della specie marina Oloturia. Fenomeno che sta avendo una forte espansione negli anni recenti, specie per le richieste da parte di mercati extraeuropei, tale da poter recare un serio nocumento all’ecosistema del Mar Mediterraneo.
«L’oloturia, o comunemente nota come cetriolo di mare, svolge infatti una importante funzione nell’ecosistema del Mare Mediterraneo» scrive Giuseppe De Sario, presidente di Legambiente. «Essa è, infatti, classificata tra i detritivori microfagi, e i detritivori, in generale, sono organismi che si nutrono di materiale organico morto e scartato; rivestono dunque la funzione di “spazzini del mare”, e non appaiono chiare, se non in senso negativo, le conseguenze di questa crescente “razzia” di un elemento necessario dall’ecosistema di origine atteso che si tratta di una specie marina fondamentale nel riciclo delle scorie dei fondali utili alla sopravvivenza dei coralli e alla pulizia delle praterie di Poseidonia Oceanica presenti nei nostri mari.
Quindi le oloturie, nutrendosi della materia organica morta che è mescolata alla sabbia, non solo aiutano a mantenere pulite le praterie di alghe e le lagune, ma le sostanze nutritive che espellono possono rientrare nella rete biologica delle alghe e dei coralli.
Senza i cetrioli di mare, non potrebbe esserci buona parte del riciclo dei nutrienti».
Legambiente chiede dunque misure atte a preservare tale specie marina da questa scellerata commercializzazione, sinanche l’inclusione dell’Oloturia nell’elenchi delle specie protetta, regolamentati da trattati di natura europea.
«Le attuali sanzioni amministrative sono molto blande rispetto agli ingenti margini di profitto derivanti dal commercio nei mercati orientali: basti pensare che le sanzioni applicabili sono di norma comprese tra i 1000 e i 3000 euro, mentre il valore delle oloturie nei mercati orientali oscilla dai 200 ai 600 euro per le specie più pregiate. Sono necessari, pertanto, interventi legislativi chiari di stampo repressivo».