La prova da un avviso d’asta datato 21 Giugno 1871
Una questione spesso dibattuta dagli storici locali e rimasta priva di risposta certa è quella riguardante il numero e l’ubicazione delle porte civiche di Casalnuovo-Manduria.
In un’opera piuttosto recente, ne sono state individuate sei, sulla base di notizie già fornite dal sac. Leonardo Tarentini (1).
Più precisamente, l’autore indica la Porta Brindisi, sita a nord-est dell’abitato ed abbattuta, pare, nel 1868, Porta Nettuno o di Mare, all’incirca allo sbocco dell’attuale Via Nettuno, demolita sempre nel 1868, Porta Grande che dava il nome all’omonima zona di espansione o borgo cinque-seicentesco, sita accanto all’antico castello ed abbattuta con la costruzione del Palazzo Imperiale, Porta Masina che, presumibilmente, era a servizio di una cinta che chiudeva il borgo Porticella (altra zona di espansione cinque-seicentesca), sita forse all’ingresso dell’attuale Via Cardinal Ferrari ed abbattuta nel 1657, la Porticella o Porta Piccola, sita allo sbocco di Via Ferdinando Donno (anticamente Via Insalicata), demolita nel 1870 quando si ricostruì la torre del secondo orologio pubblico.
A queste l’autore aggiunge la Porta Napoli o Arco S.Angelo, tuttora esistente, l’unica ad essere stata risparmiata dai discutibili interventi di rinnovamento urbano della seconda metà dell’800.
La questione sembrò avviarsi a soluzione con il rinvenimento, presso l’Archivio di Stato di Napoli, delle piante di alcuni centri del feudo dei Principi Imperiale, tra cui Casalnuovo-Manduria, risalenti al 1643 (2).
Nella pianta seicentesca della nostra cittadina sono chiaramente individuabili, ed indicate nei cartigli-legenda, le tre porte urbane principali riferibili alla Terra o cittadella normanna (Porta Grande, Porta del Mare e Porta Piccola), mentre è visibile anche la cosiddetta Porta del Cavorto che è riportata (sebbene non sia indicata nella legenda) in corrispondenza dello slargo che ancora oggi si apre sul fianco sinistro della Collegiata (Chiesa Madre), percorrendo l’attuale Via Marco Gatti.
Secondo il Tarentini si sarebbe trattata di una porticina minore, si potrebbe dire di servizio, ricavata, probabilmente, praticando un’apertura nel vano di un’abitazione (da cui il nome Cavorto, dal dialetto “cauertu” = foro). In prossimità del sito originario di detta porta, si erge la massiccia struttura del coro o presbiterio della Chiesa Matrice, che all’esterno si presenta come una fortificazione, con elementi difensivi quali le feritoie per artiglieria che si aprono, al centro di ogni lato, sulla muratura d’attico posta sulla sommità.
Tuttavia, tra le porte indicate nella pianta del 1643 non figura, invece, la Porta di Brindisi o Porta del Rosario.
Il solito Tarentini, le cui notizie quasi sempre si sono rivelate attendibili, è il solo a riferirci dell’esistenza della citata porta e, parlando della Chiesa e del convento dei Padri Domenicani (o del Rosario), afferma che il complesso religioso “…prospetta il largo che s’intitola: del Rosario, ed è situato a nord-est dell’estrema parte del paese e che un tempo era chiamata: la porta di Brindisi.”. Nella nota in calce alla pagina, specifica che “Consisteva questa porta in un grande arco sorretto da due grosse colonne: fu atterrata nel 1868.” (3).
In un’opera successiva, lo stesso Tarentini sembra fornire, per la demolizione della porta, una data leggermente diversa e dice: “Dal 1870 all’80 la città migliorò in opere edilizie: ebbe molte vie prolungate, altre raddrizzate o lastricate di selci […] Si atterrò poi la porta di Brindisi per dare maggiore aspetto al largo Rosario …” (4).
A parte quelle del Tarentini, quindi, non vi sono altre notizie riguardanti l’esistenza della porta civica, l’epoca della sua costruzione e dell’abbattimento.
Senonché, di recente, ho avuto modo di rinvenire un avviso d’asta datato 21 Giugno 1871, pubblicato il successivo 5 Luglio dalla Regia Intendenza di Finanza di Lecce, relativo alla vendita di numerosi beni immobili siti nel nostro Comune, riportati come appartenuti al “Clero di Manduria” (n.d.a., il Capitolo della Collegiata) e pervenuti al Demanio statale per effetto delle leggi 7 Luglio 1866 n. 3036 e 15 Agosto 1868 n. 3848 (5).
Tra i beni, da vendere ai pubblici incanti, figurano al n.13: “Tre fondi vineati o giardinati, con. Mandurino, alla porta del Rosario, il primo alla porta del Rosario, ora ridotto a giardino con alberi di frutta, il secondo Santa Monaca, il terzo San Martino, in catasto… (seguono le indicazioni dei dati catastali dei beni)”.
Il documento, quindi, offre una prova certa del fatto che la cd. porta del Rosario (o di Brindisi) sia effettivamente esistita e, com’è dato leggere, sembra che fino al 1871 essa fosse ancora in piedi.
L’abbattimento, probabilmente, sarà avvenuto nel decennio che va dal 1870 al 1880 come, quasi per correggersi, sembra voler dire il Tarentini nella sua notizia successiva, innanzi riportata.
Quanto alla data di edificazione del manufatto essa dovrebbe collocarsi tra fine ‘600 e inizio ‘700.
Un indizio ci è offerto proprio dalla pianta di Casalnuovo del 1643, nella quale l’angolo nord-est della cinta muraria che chiudeva l’abitato medievale (la cd. Terra) presenta un varco o apertura, non difeso da una porta, che doveva essere funzionale all’accesso nell’abitato da quel lato. Probabilmente, si doveva trattare di una demolizione di parte della cinta, sulla quale sarà poi sorta la porta in questione.
Allo stesso modo, un documento trascritto dal Tarentini a pag.185 della sua Manduria Sacra, relativo al percorso di una processione col SS. Sacramento, solita a farsi dai Frati Domenicani del vicino convento del Rosario nella domenica fra l’ottava del Corpus Domini, pur descrivendo nei minimi dettagli le strade seguite e le porte attraverso cui passare, non indica la porta di Brindisi. Il passo è il seguente: “…ed entrano nella strada lunga (n.d.a. Via cardinal Ferrara) ed entrano nella chiesa delle RR. Monache (S.Benedetto) da dove entrano per la porta Masina ed escono per la Porticella, e camminano per la strada detta delli Barbieri (Via G.L. Marugj) si ritirano nella loro chiesa…” (6).
Il documento che, secondo Tarentini, é datato 12 Luglio 1688, dovrebbe dimostrare che, in quell’epoca, la porta di Brindisi non era ancora stata edificata, altrimenti il rientro della processione alla chiesa del Rosario, da Via G.L. Marugj, non sarebbe potuto avvenire senza entrare per la porta che, se esistente, si sarebbe trovata nei paraggi.
Invece, in un manoscritto di un cronista locale del ‘700, il domenicano Padre Domenico Saracino che si qualifica “paesano e figlio di questo Venerabile Convento del S.S. Rosario di Casalnuovo” (del quale manoscritto, una copia datata 1788 si trova nella Biblioteca “Marco Gatti” di Manduria), la porta di Brindisi è riportata come esistente, segno che nel frattempo la sua costruzione era avvenuta (7).
Quanto alla sua struttura architettonica, seguendo la descrizione del Tarentini, si sarà trattato di una costruzione, con unico fornice, poggiante su semicolonne innalzate su dei plinti, coronata probabilmente da un timpano, molto simile nel genere ad alcune porte coeve della vicina Francavilla Fontana.
La sua funzione, se non proprio difensiva, sarà stata il controllo dei traffici di merci, prodotti ed animali e la riscossione della gabella che, appunto, avveniva all’ingresso delle porte urbane.
Peraltro, a conferma dell’accresciuta importanza del sito su cui sarebbe sorta la porta, va detto che, proprio nello slargo antistante o piazzale Rosario, a partire dal 1683 si sarebbe svolta la fiera estiva di S. Domenico, dal 2 al 4 di Agosto di ogni anno, per il commercio di zafferano, lane grezze e lavorate, mantelli, coperte e cereali, “ove la fiera aveva cominciato dopo che il priore del convento issava la bandiera dell’Ordine (domenicano) all’angolo della propria chiesa.” (8).
Giuseppe Pio Capogrosso
(1) B. Perretti, Le porte Urbane nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto, Barbieri ed., Manduria, 1997.
(2) G. Martucci, "Carte topografiche di Francavilla, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del Principato Imperiali del sec. XVII", Francavilla Fontana, Società editrice francavillese, 1986.
(3) Tarentini sac. Leonardo. (Ristampa anastatica, 1981), Manduria Sacra, ovvero Storia di tutte le chiese e cappelle distrutte ed esistenti dei monasteri e congregazioni laicali dalla loro fondazione fino al presente, Manduria, Antonio Marzo Editore, pag 183.
(4) Tarentini sac. Leonardo, “Cenni storici di Manduria antica, Casalnuovo e Manduria restituita”, Tip. Spagnolo – Taranto, 1901, pag. 222.
(5) Il cittadino leccese: giornale della provincia politico letterario (1871:lug., 5, fasc. 24, Bollettino ordinario) Biblioteca provinciale Nicola Bernardini – Lecce. Fonte ICCU – Intrnetculturale.
(6) Tarentini sac. Leonardo. (Ristampa anastatica, 1981), Manduria Sacra, ovvero Storia di tutte le chiese e cappelle distrutte ed esistenti dei monasteri e congregazioni laicali dalla loro fondazione fino al presente, Manduria, Antonio Marzo Editore, pag 185.
(7) Saracino p. Domenico, Brieve descrizione dell’antica città di Manduria oggi deta Casalnuovo composta dal R.ndo P.re Lettore F. Domenico Saracino di questo Venerabile Convento del S.S. Rosario di Casalnuovo, manoscritto 1788, Biblioteca Comunale M.Gatti di Manduria.
(8) Tarentini sac. Leonardo, “Cenni storici di Manduria antica, Casalnuovo e Manduria restituita”, Tip. Spagnolo – Taranto, 1901, pag. 169.
(9) Le foto riproducono, rispettivamente, la Chiesa della Madonna del Rosario di Manduria ed un Frate Domenicano.