Il prezzo delle olive crollato: da 45-50 euro a 15-16 euro al quintale. Mercato invaso da prodotti di Paesi dove i costi sono inferiori
Anche il mondo agricolo del versante orientale della provincia jonica si è mobilitato per reclamare attenzione e interventi in grado di lenire la grave crisi che sta paralizzando l’intero settore. E che sta colpendo, in questo periodo, l’olivicoltura, comparto trainante per l’agricoltura, in particolare, di Avetrana.
«Non conviene più neppure raccogliere le olive dagli alberi» si è sfogato un operatore agricolo che ieri ha aderito alla mobilitazione indetta dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Taranto. «I conti sono presto fatti. Un quintale di olive, quest’anno, non ci viene pagato più di 15-16 euro, ovvero un terzo rispetto alla quotazione di qualche anno fa (45-50 euro a quintale). Un bracciante ci viene a costare intorno a 40-50 euro al giorno. E’ necessario il ricavo di oltre 3 quintali di olive, insomma, per far fronte al costo di una giornata di un operaio, che non sappiamo se riesce a raccogliere una quantità sufficiente di prodotto per compensare il suo salario giornaliero. Poi c’è necessità di noleggiare un camioncino per il trasporto: altre 50 euro al giorno. Conti ancora più in rosso se si fa ricorso ai macchinari specifici (tipo la scuotitrice). Cosa fare? In tanti stiamo decidendo di non raccogliere le olive. Perché questa operazione è controproducente».
Dopo la vitivinicoltura (le estirpazioni di vigneti, anche quelli pregiati di Primitivo doc, sono sempre più frequenti), va in crisi profonda anche l’olivicoltura. Spingendo tanti operatori agricoli attempati ad abbandonare le campagne, che sono costate tanti sacrifici ai loro avi, e fiaccando ogni possibile attrazione delle nuove generazioni per questo lavoro.
«Se gli ulivi sono secolari, possono, al massimo, produrre un centinaio di quintali di olive per ettaro. A 15 euro, ricaveremmo intorno a 1.500 euro da un ettaro, somma non sufficiente per tutti i lavori richiesi durante l’anno (potatura, concimazione, aratura, diserbo, preparazione della piazzola per la raccolta), oltre che per l’ammortamento dei macchinari e degli attrezzi agricoli» fa presente uno dei pochissimi giovani agricoltori presenti ieri alla manifestazione di Manduria, dove sono confluiti anche gli operatori agricoli di Avetrana (il gruppo più numeroso) e di Sava. «Se invece gli alberi di ulivo sono più giovani, riescono a produrre non più di 50-60 quintali di olive, per un ricavo di 750-800 euro per ettaro. Non ci sono più, insomma, i margini di redditività, neppure minimi: con il crollo dei prezzi, rischiamo di bruciare anche quei pochi risparmi che siamo riusciti a mettere da parte in tanti anni di duro lavoro. E questa situazione non caratterizza solo l’olivicoltura. Un altro esempio? Un quintale di grano ci viene pagato quanto, più o meno, un chilo di friselle…».
Ironia amara di un altro produttore che ha partecipato alla manifestazione.
«Conosco della gente che, di questo periodo, di solito andava a rubare le olive dalle campagne» ci ha confessato. «Nei giorni scorsi li ho incontrati: mi hanno detto che non è più conveniente andare a rubare le olive. Non si riesce ad intascare più di 30 euro per una notte intera di … lavoro».
I manifestanti di Avetrana, guidati dal segretario provinciale della CIA, Nicola Spagnuolo, hanno dapprima percorso la circonvallazione di Manduria, a partire dall’imbocco della via per Lecce. Dopo aver raggiunto gli agricoltori di Manduria (a dir la verità, pochini), il gruppo ha proseguito verso il rondò dell’incrocio fra la via per Sava e la circonvallazione, per poi imboccare la strada per il centro.
Un centinaio le macchine agricole del corteo, con tanti slogan (preso di mira, in particolare, il ministro Zaia) e tanti manifesti in cui si … commemora la morte dell’intero comparto agricolo.