Perrucci: «Il mio ruolo di trequartista rispecchia il mio mondo di intendere la vita»
Il calcio è senza dubbio lo sport più seguito in Italia. Cosa significa per te “tirare calci ad un pallone”?
«Per me giocare significa liberarsi di tutti i pensieri brutti e sfogare la rabbia e la tensione accumulata durante la settimana» risponde Claudio Perrucci, uno dei più bravi calciatori della squadra Allievi dello Sporting Manduria, capolista nel proprio girone del torneo regionale. «Quando gioco mi sento importante e sogno un mondo diverso».
Hai dei sogni? Se sì, quali?
«Uno su tutti: diventare calciatore professionista ma già so di non riuscire a coronare questo mio sogno» ci dice Claudio Perrucci. «Potrebbe sembrare una previsione pessimista, ma la penso così. C’è poca attenzione dall’esterno verso noi “piccoli”».
Il mister, figura storica e intoccabile. Quanto è importante per te?
«È troppo importante per me e credo per l’intera squadra. È appunto una figura storica, quasi un’istituzione intoccabile che ci dà la forza di continuare e la carica in ogni momento».
Quale numero hai sulle spalle e quale ruolo ricopri in campo? Questo ruolo rappresenta sostanzialmente il tuo modo di vivere e la tua concezione di vita?
«Indosso la maglia con il numero 9 e gioco nel ruolo di trequartista. Questo ruolo rappresenta a grandi linee il mio modo di intendere la vita, perché do il via alla maggior parte delle azioni e contribuisco maggiormente alle vittorie della squadra. Sono un giocatore continuo e anche nella vita la continuità e la solidarietà sono fondamentali».
Il calcio e la nostra società si basano sul denaro. Dal calcio giocato in Tv ci arriva questo messaggio. È bello vivere in una società dove il business è diventata la prima regola? Oltre al denaro, quanto è diverso il vostro calcio da quello visto in Tv?
«È meglio il nostro calcio, e non lo dico tanto per dire. Noi non giochiamo per i soldi e siamo molto più attaccati alla maglia. Il messaggio che ci arriva da “quel” calcio non è un buon esempio per noi».
Quale ruolo svolgono i tuoi genitori nel coltivare questa passione? Qual è il primo consiglio che ti viene in mente da dare ad un giovane che vive nelle nostre piccole realtà cittadine?
«I miei genitori sono semplicemente fantastici perché oltre a sostenermi economicamente mi danno la forza per superare gli ostacoli più ardui. Il consiglio che do ai giovani come me è di continuare a coltivare le proprie passioni e di seguire sempre il proprio cuore nel bene e nel male».
Danilo Chiego