«Il suo intervento è privo di soluzioni tecniche approvabili»
«Sono un ingegnere manduriano e mi sono sentito “seccato” dalle espressioni usate dall’Arch. Nevio Conte a proposito del Complesso Scolastico Polivalente, ubicato in una zona periferica di Manduria ma non certo all’interno del Parco Archeologico .
Ritengo necessario fare delle premesse, prima di addentrarmi nel merito.
Negli anni 70/80, l’espansione urbanistica di Manduria, dotato di PRG avveniva verso la zona Nord, e di conseguenza l’Amministrazione dell’epoca pensò di allogare in quell’area un Complesso Scolastico che potesse servire gli utenti della zona, senza sottoporli all’attraversamento della linea ferroviaria che divide in due il centro abitato.
Il progetto veniva approvato ed appaltato.
Gli adeguamenti alle nuove norme in materia edilizia nel tempo, hanno richiesto tempo e denaro, non consentendo così di far fronte alle necessarie risorse finanziarie per il completamento dell’opera.
Perfino adesso, si è cercato di far rientrare il completamento dell’opera nell’”Area Vasta”.
Questa premessa è stata necessaria per chi non conosce i fatti e si limita a “credere” quanto ha detto l’Arch. Conte.
Io mi chiedo: Perché l’Arch. Conte si è “accanito” su questo fabbricato incompleto (lo ha fatto anche in precedenza!) definendolo a Suo dire “Mostro Edilizio”?
Comprendo lo sfogo che può avere un’Architetto di prestigio a capo di un’associazione che mira ad eliminare le opere “INCONGRUE” come quella in questione!
Non giustifico però l’azione limitativa che lo stesso profonde nell’affrontare il problema.
Mi spiego.
A cosa serve sollecitare il Commissario Prefettizio del Comune di Manduria, la Provincia di Taranto e persino la Regione Puglia ad eliminare detto “Mostro Edilizio, quando si sa in partenza che non ci sono gli strumenti (o almeno non ne sono a conoscenza) per farlo?”
Con quali normative e con quali risorse?
Forse l’Arch. Conte farebbe bene ad impiegare il suo tempo a sensibilizzare la Regione Puglia per legiferare nel merito, come ha fatto la Regione Emilia Romagna con la Legge n.16 del 15.07.02 che riguarda le “ Norme per il recupero e la promozione della qualità architettonica e paesaggistica del territorio.
L’art. 10 si riferisce agli “ Interventi per l’eliminazione di opere incongrue” che di seguito riporto:
Art. 10 - Opere incongrue, progetti di ripristino e interventi di riqualicazione del paesaggio
Ai fini della presente legge si definiscono opere incongrue le costruzioni e gli esiti di interventi di trasformazione del territorio che per impatto visivo, per dimensioni planivolumetriche o per caratteristiche tipologiche e funzionali, alterano in modo permanente l'identità storica, culturale o paesaggistica dei luoghi.
La Regione definisce con atto di indirizzo e coordinamento di cui al comma 1 dell'art. 16 della legge regionale 24 marzo 2000, n. 20, recante "Disciplina generale sulla tutela e l'uso del territorio", ulteriori elementi che connotano le opere incongrue e i criteri generali per la loro individuazione.
L'individuazione di opere incongrue può essere operata anche attraverso un accordo di programma promosso dalla Regione, dalla provincia o dal comune.
Con ciò, ritengo di “criticare” l’intervento dell’Arch. Nevio Conte perché privo di soluzioni concrete applicabili alla questione in oggetto!
Il mio vuol essere semplicemente un invito ,a che certe considerazioni “imbarazzanti” vengano supportate da elementi e proposte concrete , così come evidenziato in precedenza e non solo “strillate” come è avvenuto in questa circostanza.
Bisogna sensibilizzare gli Enti preposti (vedi Regione)perchè intervengano con propri provvedimenti (vedi Regione Emilia Romagna); in maniera tale che certe situazioni “incresciose” si possano risolvere nel solco della legalità e trasparenza.
E mi creda , se mi sono permesso di rispondere all’ “Appello” lanciato dall’Arch. Conte è solo per far notare che a Manduria non c’è solo chi chiude gli “OCCHI e la MENTE” o resta “INDIFFERENTE” come è stato sottolineato nell’articolo dallo stesso architetto.
Ing. Antonio Curri