venerdì 29 novembre 2024


22/11/2017 16:29:53 - Manduria - Cultura

Le imprese araldiche simboleggiano l’unione matrimoniale tra Michele III Imperiali e Irene Maria Delfina di Simiana

 

  Torno ad occuparmi di araldica per offrire una più esatta lettura dei due scudi collocati agli angoli nord-ovest e sud-ovest del Palazzo Imperiali di Manduria.

  Infatti, dopo la consultazione di alcuni testi di araldica e grazie ai preziosi suggerimenti del sig. Pasquale Cavallo, direttore del sito internet www.nobili-napoletani.it, è stato possibile stabilire che gli stemmi in questione sono partiti con le insegne delle famiglie Imperiali (“d'argento al palo d'oro cucito, caricato di un'aquila di nero coronata d'oro, linguata di rosso”) e Simiana (di o de Simiana), quest’ultimo casato innalzava l’arma: “d’oro, sparso di torri, alternate con gigli, il tutto d’azzurro”.
   Pertanto, le imprese araldiche simboleggiano l’unione matrimoniale tra Michele III Imperiali (Francavilla, 1673 + Napoli, 1738), 3° Principe di Francavilla, 6° Marchese di Oria, Signore di Casalnuovo (oggi Manduria), Avetrana e Massafra, Signore di Uggiano, Montefusco, Motunato, Sava e Maruggio 5.IV.1715, Signore di Carovigno e Serranova 11.VI.1736, Principe di Montafia 22.II.1734, Marchese di Pianezza, Livorno, Moretta, Roatto, Castelnuovo, Cagna, Dego, Piana e Giusvalla 22.II.1734, Consignore di Settimo Vittone 22.II.1734, Grande di Spagna di 1ª Classe  dal 1703, e Irene Maria Delfina di Simiana (Torino, 1670 + ivi, 1725), Principessa di Montafia, Marchesa di Pianezza, Livorno, Moretta, Roatto, Castelnuovo, Cagna, Dego, Piana e Giusvalla, Consignora di Settimo Vittone, figlia di Carlo Giambattista di Simiana, 1° Principe di Montafia, e di Giovanna Maria Grimaldi dei Principi di Monaco, Marchesa di Dego, Cagna, Piana e Giusvalla.

   Il matrimonio tra gli esponenti dei due nobili casati ebbe luogo  nel 1691.

   Ad Irene Maria, il principato di Montasia ed il marchesato di Pianezza (entrambi ubicati in Piemonte) erano pervenuti alla morte del fratello Carlo, il 27 febbraio 1716. Cosicché, all’epoca della costruzione del palazzo di Manduria (avviata, come si ricava dall’iscrizione sul portale al piano nobile del primo piano, nel 1717), Irene Maria era già stata investita dei titoli e dei feudi della sua famiglia e, di conseguenza, ciò spiegherebbe anche la partizione degli stemmi araldici presenti sull’edificio.

   Un altro esemplare dello stemma Imperiali - Simiana si trova a Francavilla Fontana, nella chiesa degli Scolopi intitolata a San Lorenzo, sull’arco della cappella di San Elzeario, nella quale è collocata una tela del pittore mandurino Diego Oronzo Bianchi (1683 – 1767).

   Un altro ancora figura nella collezione del Museo di Palazzo Madama a Torino e proviene dal castello di Montafia (Asti), feudo d’origine della famiglia della sposa. Quest’ultimo blasone riporta la variante dello stemma inquartato, con l’emblema degli Imperiali nel primo e nel quarto quarto, mentre lo stemma dei Simiana figura nel secondo e nel terzo quarto.

   Da notare è il fatto che, con l’estinzione della famiglia Imperiali, ai feudi di Montafia e Pianezza toccò la stessa sorte dei feudi di Francavilla, Oria e Casalnuovo.

   Nel 1782, alla morte senza eredi dell’ultimo esponente degli Imperiali – Simiana, Michele IV (discendente diretto di Michele III e Irene Maria, in quanto loro nipote ex filio), anche i due feudi piemontesi, come quelli meridionali, furono devoluti al demanio regio: infatti, il principato di Montafia con tutti i suoi territori fu trasferito a Vittorio Amedeo III, re di Sardegna.

   Stessa cosa avvenne per i feudi salentini, che furono incamerati dalla corona di Napoli.

    A seguito della scoperta, la scheda della famiglia Imperiali, già presente sul citato sito internet, è stata arricchita con detta ulteriore notizia e con le foto di uno dei due stemmi angolari e del Palazzo Imperiali – Filotico.

   La scheda, che intendo segnalare agli amici lettori per la particolare accuratezza, è consultabile sul sito http://www.nobili-napoletani.it/Imperiali.htm .

 

Giuseppe Pio Capogrosso











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