In quel triste periodo di persecuzioni fasciste, la Puglia fu percorsa da profughi ebrei, in fuga o sopravvissuti e alla ricerca di una nuova aurora
Leggi razziali, campi di concentramento e campi profughi pugliesi dal 1938 al 1948.
Saranno queste le tematiche trattate nel corso della conferenza “I giovani incontrano la Shoah” promossa dall’IISS “Del Prete-Falcone” di Sava, in programma questa mattina, alle 11, nella sala conferenze della scuola. Interverranno il direttore dell’IPSAIC di Bari, Vito Antonio Leuzzi, e la ricercatrice dello stesso istituto, Maria Teresa Santacroce: si soffermeranno sul ruolo che svolse la Puglia come crocevia di culture, ma anche come palcoscenico attonito di povertà, guerra ed immigrazione.
Le leggi razziali italiane del 1938 colsero di sorpresa la popolazione ebraica e segnarono una cesura nei rapporti tra ebrei e Stato, così da configurarsi come un vero e proprio evento traumatico anche nella memoria collettiva. In pochi mesi il razzismo divenne antisemitismo, una forma particolare di razzismo rivolta nei confronti degli ebrei. Da quel momento in poi la triste storia che tutti conosciamo e che si spera il mondo non debba mai più farne esperienza.
In quel triste periodo di persecuzioni fasciste, la Puglia fu percorsa da profughi ebrei, in fuga o sopravvissuti e alla ricerca di una nuova aurora. Molti tentavano di imbarcarsi a Brindisi o Bari, mentre altri conobbero la vita dei campi di concentramento a Manfredonia, alle Tremiti, Alberobello, Gioia del Colle. Immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, migliaia di ebrei sopravvissuti all’Olocausto furono accolti nei campi profughi salentini di Tricase, Santa Cesarea, Santa Maria al Bagno, Nardò, Santa Maria di Leuca, in attesa di imbarcarsi per la Palestina.