lunedì 25 novembre 2024


02/03/2019 10:01:05 - Manduria - Altri Sport

Non ha potuto partecipare al raduno della Nazionale. Il suo sfogo: «Per me lo sport è vita e questa situazione mi mortifica»

 

La burocrazia e la mancanza di sensibilità in qualche operatore sportivo fermano Leonardo Melle, il campione paralimpico manduriano.

Una brutta storia per un uomo cui la vita ha riservato tante “salite”. Ma, grazie alla sua tempra, Melle si è dimostrato sempre più forte di ogni avversità, sino a raggiungere l’apoteosi due anni fa, quando in Sud Africa si è laureato vice campione del mondo.

Quest’ennesima “salita” era però imprevista e, proprio per questo, mortifica Leonardo Melle.

«Sapete quanto è importante per me lo sport e potermi mettere alla prova con altri atleti» racconta Melle. «Eppure sembra che la burocrazia restrittiva, palleggiata tra Sicilia, Puglia e altri, sia divenuta un tunnel cieco e colma di insidie. La mia gara non è più contro altri atleti, bensì con le pec, le e-mail, le istanze e i dinieghi. Chiedo il nulla osta per passare all’associazione sportiva dilettantistica “Team Calcagni” e stare al fianco del mio “capitano” Carlo Calcagni, ma tutto resta fermo e sono ancora bloccato».

Questa situazione di impasse ha impedito a Leonardo Melle di partecipare al primo raduno della nazionale paralimpica. Non essendo stato completato il nuovo tesseramento, Melle non è convocabile.

«Il motivo di questa situazione? E’ legato al materiale che mi viene chiesto di restituire e che non possiedo. Non scendo nei dettagli» prosegue Melle, che preferisce evitare ogni polemica. «Mi chiedo soltanto se questo sia giusto. Sono un atleta paralimpico e, dal mio punto di vista, chi opera in questo settore dovrebbe avere una attenzione e una sensibilità tali da evitare di causare danni ad un disabile che grazie allo sport ha trovato la forza di combattere e tornare a vivere. Dovremmo essere fortificati e spronati a gareggiare e non subire questa burocrazia che distrugge le poche energie recuperate.

Sto vivendo un vero incubo e i medici sono preoccupati per la mia reazione: mi stanno togliendo le energie e mi sento sospeso nel vuoto. Dovrei iniziare una battaglia legale, ma io voglio solo correre. A questo punto le associazioni farebbero bene a non darci nulla, se poi il prezzo da pagare è la nostra salute, già di suo precaria .

Il mondo paralimpico merita una attenzione e una sensibilità reali e non solo verbali. Si parla di inclusione e di iniziative che tutelano i disabili, si parla di sport e disabilità, ma poi basta un calzino in meno o una maglia diversa e tu sei fuori dalle gare. Credo che tutto ciò non solo sia ingiusto, ma non possa ritenersi favorevole ad alcun tipo di inclusione: troppe parole, pochi fatti e tanti soldi investiti male».












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