Aveva pubblicato un foto-libro dal titolo emblematico: “Arrendersi? Mai”
E’ volato in cielo, fra gli angeli, Francesco Vaccaro, Ciccio per gli amici, il ragazzo di Taranto che in quasi tutta la sua vita è stato costretto a lottare contro una malattia rara. Ma lo ha fatto sempre con coraggio e determinazione.
Poche ore fa, però, la sua giovane vita si è spenta.
Ecco un “ritratto” della sua tempra trovato nel suo profilo facebook.
“Questo ragazzo col volto da fanciullo si portava sul groppone, sin quasi da bambino, fardelli molto pesanti. Fardelli che avrebbero stroncato chiunque. Non lui, che già dall’età di 6 anni ha dovuto subire il primo colpo basso che la vita gli ha riservato: febbre e tachipirina, come una normale influenza. Ma troppi giorni di temperatura alle stelle sono qualcosa di più preoccupante di un raffreddore più pesante del solito. Il responso è tremendo: anemia emolitica autoimmune. Il calvario di Francesco Vaccaro comincia così. La sua vita è stravolta per sempre. Un tour di ospedali che, nel corso degli anni, da Taranto portano ad Acquaviva delle Fonti, Pisa, Massa Carrara.
Nel mezzo una asportazione della milza, nel vano tentativo di mantenere le piastrine sotto controllo, e un intervento per allungare i tendini achillei, perché, come se non bastassero i guai, Francesco deve fare i conti anche con una difficoltà agli arti inferiori che lo costringe a camminare sulle punte dei piedi. Un anno fa gli arriva un’altra mazzata: le scale che lo portano al secondo piano di casa sembrano una montagna da scalare. Si stanca. Tanto, tantissimo. Deve accasciarsi sul divano perché non ce la fa nemmeno a restare in piedi. Altri esami, altra sentenza: insufficienza di ossigenazione nel sangue. È un tormento, allo stesso tempo una condanna: Francesco è costretto a vivere ventiquattro ore su ventiquattro con il sondino che lo tiene perpetuamente legato al bombolone di ossigeno.
«Tolgo le cannule solo quando devo lavarmi. E quando esco devo portarmi dietro l’apparecchio portatile per respirare».
Tanti travagli che sarebbe facile mettere in relazione alle sofferenze del rione Tamburi.
«In verità – dicono Donato e Milena – nessuno ha mai certificato che le patologie di Francesco siano da mettere in relazione all’inquinamento».
La tentazione di andare via forse c’è. Dai Tamburi, da Taranto. Il destino cinico e malvagio non è sazio e a giugno di quest’anno le coltellate si chiamano encefalite ed edema cerebrale. Eppure Francesco non si perde d’animo.
«Trascorro la mia vita alla ricerca di una soluzione per vivere come un ragazzo normale, anche se non possiamo programmare mai nulla. Viviamo la vita momento per momento», dice accomodato su quel divano rosso in cucina, avvolto dall’amore di papà Donato e mamma Milena. Lui operaio Ilva, lei casalinga molto attiva nel sociale. Una vita di sacrifici insieme. E lotte estenuanti anche contro la burocrazia, perché la burocrazia, quando ci si mette, ti ostacola, non ti agevola. Anche se da agevolare è la vita di un ragazzo che, per dirne una, non ha mai avuto la possibilità di andare un giorno a scuola senza essere accompagnato da mamma o da papà. Francesco non vuole essere un bersaglio rassegnato della malattia. No, lui vuole essere un tenace testimone di forza, coraggio, persino entusiasmo di vivere. La sua testimonianza oggi è nelle pagine di un libro.
Un foto-libro autoprodotto. Pagine dove Francesco racconta la sua faticosa scalata quotidiana. Il titolo è emblematico: “Arrendersi? Mai”. Ecco la parola che Francesco e la sua famiglia non vogliono sentir pronunciare: resa. In casa Vaccaro non sventola bandiera bianca. Alle pareti sono invece affrescate due parole: famiglia e amore. E incorniciati ci sono i loro abbracci: Milena, Donato, Francesco e Giuseppe, il fratello che ora lavora in Emilia. Qua e là testimonianze della loro fede incrollabile: il ritratto di Giovanni Paolo II, la Madonnina col Rosario, il Tau del Santo di Assisi. Francesco sfoglia le pagine della sua vita con una calma serafica e disarmante. Sorride spesso, quasi a farsi gioco delle avversità che non l’hanno demolito. Riesce a sorridere persino quando l’infermiere gli inietta siringoni di medicinale direttamente nell’addome. Una delle pagine che Francesco ama sfogliare con orgoglio è quella degli esami di maturità, nell’estate del 2017: Istituto Cabrini, diploma in produzioni audiovisive”.
Poche ore fa, purtroppo, il “guerriero” del rione Tamburi ci ha lasciati. Vi proponiamo prima una riflessione postata sul profilo di Francesco e, quindi, una intervista che aveva rilasciato, dopo il diploma, ad un’emittente televisiva pugliese.
“Troppe volte la vita è ingiusta. Un altro Angelo è volato in cielo. Un grande esempio un guerriero. Ci hai insegnato tanto Francesco Vaccaro, anche a sorridere quando eri sommerso dalla sofferenza. Porteremo tutti in un grande ricordo. Da lassù veglia sui tuoi magnifici genitori e su tuo fratello. Questo non è un addio ma un arrivederci grande guerriero. Che Dio ti abbia in gloria”.