Pena sospesa ma subordinata al pagamento di 42mila e 500 euro
Lei molesta lui e viene condannata. È il caso di uno stalking al femminile quello offerto dal processo che si è concluso ieri davanti al giudice monocratico Stefano Sernia. Un’insegnante leccese è stata condannata ad un anno e mezzo di reclusione per stalking ai danni dell’ex marito commercialista.
Il giudice ha inoltre subordinato la sospensione condizionale della pena al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 42.500 euro nei confronti delle parti civili costituite in giudizio: 30mila euro all’ex marito, cinque mila euro a testa ai genitori di lui, 2.500 euro alla nuova compagna dell’uomo.
Una pena piuttosto severa, nonostante nella scorsa udienza la pubblica accusa avesse invocato una pena di tre anni e otto mesi di reclusione.
L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Maria Rosaria Micucci, è stata avviata nel 2018, in seguito alla denuncia presentata dall’ex marito.
Sembra che la donna, nonostante la separazione, abbia continuato a provare rancore nei confronti dell’ex coniuge ed a manifestarlo con veemenza ogni volta che l’uomo era in compagnia della figlia minore. Tant’è che nel marzo del 2018 il giudice delle indagini preliminari Cinzia Vergine fu costretta ad emettere un’ordinanza di divieto di avvicinamento dei luoghi frequentati dalla persona offesa.
Stando alle contestazioni, l’imputata avrebbe tempestato di telefonate l’ex marito, gli ex suoceri e la figlia ogni qual volta la piccola si trovasse col padre, diventando una vera e propria ossessione. Tant’è che il commercialista sarebbe stato costretto a cambiare in più occasioni i luoghi di svago per la bambina, pur di non essere tormentato dalla ex. La donna, nonostante avesse già un altro compagno, avrebbe reiterato in questi comportamenti arrivando a presentare false denunce di scomparsa della figlia.
«Questa è una sentenza storica - ha commentato l’avvocato di parte civile Riccardo Giannuzzi - lo stalking può essere anche da parte di una donna».