Il Tribunale dei Minori ha già processato tredici ragazzi, tutti di 16 e 17 anni, accusati degli stessi reati. Per loro il processo si è interrotto grazie alla messa alla prova
È slittata al prossimo 8 maggio l’udienza del processo chiamato a far luce sulla morte di Antonio Cosimo Stano, il pensionato disabile di 66 anni per anni vittima di aggressioni da parte di bande di ragazzini a Manduria, morto il 23 aprile dello scorso anno dopo il ricovero in ospedale.
Per quel giorno è prevista la requisitoria della pubblica accusa e delle parti civili. A processo, con rito abbreviato, sono finiti tre maggiorenni, due diciannovenni e un ventitreenne, accusati di morte a seguito di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio, furto e lesioni.
Non solo i tre maggiorenni sono finiti al centro dell’inchiesta sulle numerose aggressioni, veri e propri raid in casa e aggressioni per strada a calci e pugni, subìti dall’anziano. Il Tribunale dei Minori ha già processato tredici ragazzi, tutti di 16 e 17 anni, accusati degli stessi reati. Per loro il processo si è interrotto grazie alla messa alla prova, un percorso di pentimento e di impegni sociali, guidato da psicologi e assistenti sociali che, se concluso con esito positivo, può cancellare accuse e processo.
Spetta al giudice Vilma Gilli, ed è qui che si concentrerà la discussione tra accusa e difesa, chiarire se Stano è morto a causa delle torture subìte o del trattamento ricevuto in ospedale. I periti del giudice, il medico legale Roberto Vaglio e il professor Carmine Chiumarulo dell’università di Bari, sono giunti alla conclusione che lo stress per le aggressioni subìte può aver concorso a determinare l’ulcera (o la sua riacutizzazione) che uccise Stano.
Secondo i due medici, inoltre, la paura di subìre nuove aggressioni spinse il disabile a isolarsi in casa, senza nutrirsi per una settimana, causando «con elevata probabilità» un ritardo nella diagnosi, con notevoli ripercussioni sulle condizioni cliniche con cui il paziente affrontò l’intervento chirurgico.