L’avv. Di Lauro è fiducioso in un esito positivo di questa decennale battaglia
«Ci sono stati negati più volti gli atti da noi richiesti: il rinnovo della VIA e il contratto di appalto stipulato da Aqp con la ditta Putignano. In seguito all’ennesimo rifiuto di accesso agli atti, siamo stati costretti a rivolgerci al Tar. Il 23 settembre, a Bari, vi sarà la prima udienza di discussione del ricorso, curato dall’avvocato Claudio Linzola, presentato dall’attivista di Avetrana Antonio Saracino».
L’impegno contro la localizzazione dell’impianto di depurazione consortile (i cui lavori procedono regolarmente da mesi) e contro le ipotesi di conferimento dei reflui depurati (manca ancora questa parte del progetto), continua.
«Abbiamo a più riprese chiesto copia degli atti, in particolare quello avente per oggetto il rinnovo della Valutazione di Impatto Ambientale, grazie al quale il progetto non fu dichiarato decaduto poiché erano decorsi i termini» rimarca Francesco Di Lauro, uno dei due avvocati che hanno sottoscritto il ricorso. «Ad alcune istanze non ci hanno neppure risposto. In altre hanno sostenuto che non abbiamo titoli per accedere agli atti, in quanto non siamo parti in causa nell’appalto. In realtà il Consiglio di Stato è chiaro: in materia ambientale, l’accesso agli atti è generalizzato. Non c’è bisogno, insomma, di avere un interesse qualificato. In ogni caso, un ente pubblico, quale è l’Aqp, non si può comportare così: dov’è la trasparenza?».
Il presidente dell’associazione “Azzurro Ionio” spiega l’importanza di questi atti,
«Il collega Linzola non ha ancora potuto articolare compiutamente il ricorso in merito a questa prima parte dell’appalto proprio per l’assenza di questi atti» prosegue Francesco Di Lauro. «Ci siamo comunque già rivolti alla Corte dei Conti e attendiamo di conoscere anche la seconda parte del progetto per impugnarlo. Ci devono infatti dire quale sarà lo scarico emergenziale e dove saranno stoccati i reflui depurati. Credono di poter utilizzare il Chidro, attraversando le Riserve Naturali? Ho seri dubbi. A mio avviso si sono chiusi in un vicolo cieco. Avevano inizialmente indicato il bacino di Torre Colimena per lo scarico emergenziale, ma hanno dovuto fare marcia indietro. Resta l’assurdità di un appalto aggiudicato senza che il progetto sia completo».
L’avv. Di Lauro è fiducioso nell’esito positivo di questa decennale battaglia.
«I lavori, è vero, proseguono. Ma noi crediamo che non andranno oltre il corpo di fabbrica in costruzione. Siamo convinti che si tratterà di una inutile cattedrale nel deserto, anche perché quel depuratore non servirà mai le marine. Aqp sostiene, infatti, che le marine saranno servite nel 2040, quando, ovvero, quel depuratore sarà obsoleto. Però si è voluto caoticamente realizzarlo in un’area vicino al mare, spendendo svariati milioni di euro, invece di crearne due più piccoli, uno a Manduria e uno a Sava. Noi siamo fiduciosi, anche perché nel Tribunale di Taranto vi sono stati recentemente importanti cambiamenti. Crediamo che la Giustizia, alla fine, trionferà».