La lettera della mamma di una alunna della scuola primaria dell’istituto comprensivo “Don Bosco”
Riceviamo e pubblichiamo il contenuto di una mail pervenutaci della madre di una alunna della scuola primaria “Don Bosco”.
«Sono la mamma di un’alunna della scuola primaria dellìistituto comprensivo Don Bosco e vi scrivo per raccontare cosa è accaduto ieri mattina quando ho accompagnato mia figlia a scuola: tutte è tre le seconde classi erano sprovviste di insegnanti in quanto tutte le docenti erano in malattia» scrive la signora. «Ciò ha messo in disagio noi famiglie che abbiamo optato per la didattica in presenza, ma anche tutte le restanti famiglie che avevano scelto la didattica a distanza.
Quindi ora mi chiedo chi deve garantire il diritto allo studio dei nostri figli? Siamo stati additati come famiglie irresponsabili e poco coscienziose per aver scelto la didattica in presenza, quando la scuola in presenza è prevista anche nelle zone rosse e quando si sono spesi fior di quattrini per mettere le scuole in sicurezza.
Quindi mi chiedo e vi chiedo: gli infermieri, i dottori se la prendono con gli ammalati perché si ammalano? Noi che come famiglia abbiamo adottato questa scelta per dare maggiore serenità a mia figlia e per garantirle il diritto allo studio siamo una famiglia irresponsabile? Allora Conte, il ministro Speranza, il vice ministro Sileri sono degli scellerati e irresponsabili per permettere la scuola in presenza. Io voglio denunciare questa situazione perché lo studio è un diritto non una scelta».
Sin qui la lettera della signora. Condividiamo sicuramente la legittimità della scelta della signora. E’ nella ragione quando sostiene che anche nelle zone rosse la didattica resta in presenza. Noi aggiungiamo che anche in Francia, nazione in lockdown completo, solo le scuole sono aperte.
Ciò che però non va in Puglia, purtroppo, è il caos provocato dall’ordinanza di Emiliano, il quale, in buona sostanza, dice: la didattica in presenza ha contribuito a far aumentare i contagi, io consiglio di tenere i ragazzi a casa, ma siano le famiglie a decidere se mandare i figli a scuola o tenerli a casa.
Quest’ordinanza ha sconvolto l’organizzazione delle scuole. I problemi indicati per il “Don Bosco” sono gli stessi problemi di gran parte delle scuole pugliesi. Scuole che non dispongono dei docenti per far fronte al doppio impegno. Non solo, da quel che ci risulta, molti docenti supplenti che vengono chiamati a sostituire quelli titolari della cattedra, assenti per varie ragioni, rifiutano l’incarico perché hanno timore di poter essere contagiati. Accade spesso, pertanto, che classi possano risultare scoperte. Ma la scuola in Puglia, intesa come istituzione, in questo momento è impotente.
Ora ci chiediamo: quali colpe possono avere il “Don Bosco” o le altre scuole pugliesi che vivono un momento di caos e di sbando totale? In estate si parlava solo di didattica in presenza e in tal senso le scuole si sono organizzate, anche se banchi a rotelle e mascherine sono state attese per mesi e se nulla è stato fatto per garantire altri spazi che consentissero un minor assembramento degli alunni. Poi accade che il governatore, all’improvviso, impartisca un ordine diverso: state tutti a casa. Poi, di fronte ad alcune legittime lamentele, aggiunge: i bambini che presentano delle fragilità, possono recarsi a scuola. Di fronte alla prospettiva di isolare e ghettizzare questi bambini e quindi penalizzarli ulteriormente, ha aggiunto che al 25% delle classi poteva essere consentita la presenza a scuola (chiaramente senza indicare alcun criterio: quali bambini dovevano essere inclusi in quel 25% che, dunque, secondo Emiliano avrebbero dovuto far crescere i casi di contagio nella scuole?). Poi, è storia ancora più recente, l’ordinanza viene sospesa. Infine interviene il Ministero che annuncia di volersi costituire contro Emiliano…
In attesa del pronunciamento del Tar di mercoledì prossimo, questa è la situazione. Le scuole, che non dispongono di reti in grado di assicurare i collegamenti con tutti gli alunni (dovrebbero usufruire contemporaneamente della stessa rete, in alcuni casi semplice Adsl, non meno di 30-40 docenti, oltre agli uffici di segreteria e alla presidenza), devono assicurare, all’improvviso, didattica in presenza e didattica a distanza.
Qualcuno si è chiesto come può un docente sdoppiarsi e fare sia lezione in presenza, sia lezione a distanza?
I disagi che si stanno verificando in tutte le scuole (non solo al “Don Bosco”) sono il frutto del caos che si è verificato per lo scontro, tutto solo pugliese, fra governatore e Ministero.
La nostra opinione? L’abbiamo scritta più volte: si decida, una volta per tutte, se le scuole devono restare chiuse (quindi solo didattica a distanza come nella primavera scorsa) o se devono essere aperte (didattica in presenza), ma la regola deve valere per tutti.
La forma mista sarà, a nostro avviso, un fallimento per la didattica. Il nostro auspicio, dunque, è che si adotti un criterio uniforme frutto di valutazioni scientifiche.