Ma, a nostro avviso, dovrebbe essere la Regione ad emanare ordinanza più rigide: senza, cioè, possibilità di scelta per famiglie o scuole
L’assessore regionale alla Salute, Pier Luigi Lopalco, in un’intervista a La Stampa, lancia l’allarme per il quadro epidemiologico che, anche a causa delle varianti, potrebbe peggiorare nelle prossime due settimane. E plaude alle nuove indicazioni del Cts. “Il rischio che i ragazzi si infettino tra loro, portando poi il virus a casa, resta. A prescindere dalla vaccinazione degli insegnanti”
“Ora anche quelli che dicevano che la scuola è sicura e non è un luogo di contagio cominciano a tentennare o a ricredersi. Bisogna prendere atto che, con questo quadro epidemiologico, e con l'impatto delle varianti, insistere sulle lezioni in classe è troppo rischioso”.
L’epidemiologo annota come anche gli esperti del comitato tecnico scientifico nazionale (Cts) sembrano essersi convinti della bontà della sua tesi.
“Mi sembra abbiano dato un'indicazione di buon senso. Fissare una determinata soglia di incidenza dei contagi, a prescindere dal colore, oltre la quale debba scattare lo stop alla didattica in presenza, è un passo avanti. Non bisogna rincorrere il virus e aspettare di finire in zona rossa per puntare sulla didattica a distanza (Dad), noi l'abbiamo fatto pur essendo in giallo”, aggiunge Lopalco.
“Basta un po' di buon senso e un minimo di esperienza epidemiologica per capirlo: criticità irrisolte all'interno delle scuole, nonostante i protocolli sanitari, scarsa attenzione all'igiene di bambini e ragazzi, servizio mensa, uso disinvolto delle mascherine. E poi il fattore di rischio principale: la mobilità legata alla scuola, milioni di persone ogni giorno”, sottolinea l'epidemiologo.
Quindi, la soluzione è tenere gli studenti a casa? Lopalco non ha dubbi: “Sì, per quanto possibile, salvaguardando i più fragili e con particolari esigenze. Ma è una scelta tristemente necessaria, oltre che impopolare: io ed Emiliano ci saremmo evitati molte critiche e fastidi, per ogni ordinanza finiamo davanti al Tar, le assicuro che non è semplice”.
A nostro avviso, proprio la presenza di queste eccezioni (alunni più fragili o con particolari esigenze, famiglie con problematiche non altrimenti risolvibili), annullano l’efficacia di tutte le ordinanze di Emiliano e soci. In questi ultimi giorni ci risulta che nelle scuole pugliesi di primo grado, la frequenza si aggira mediamente dal 50 all’80%. A cosa serve allora emanare ordinanze che fanno, nella pratica, acqua da tutte le parti?
“Noi abbiamo deciso di dare massima priorità a docenti e operatori scolastici, una platea di 100mila persone: useremo solo per loro il vaccino di AstraZeneca e puntiamo a immunizzarli tutti entro metà marzo. Ci sono anche alcune migliaia di over 65 per i quali dovremo mettere da parte dosi di Pfizer o Moderna. L'obiettivo è garantire la loro protezione, per ragionare poi sul ritorno in classe”.
Se la data del 15 marzo segnerà uno spartiacque per il ritorno degli studenti in aula, si vedrà. Ma uno scenario del genere, secondo Lopalco, è poco probabile.
“Ci sarà una valutazione, anche alla luce delle indicazioni contenute nel prossimo Dpcm, a cui potremo fare riferimento. Temo, però, che da qui a due settimane la situazione epidemiologica possa peggiorare molto. Comunque, il rischio che i ragazzi si infettino tra loro, portando poi il virus a casa, resta. A prescindere dalla vaccinazione degli insegnanti. Fosse per me, manterrei la didattica a distanza prevalente fino a fine aprile”, conclude.