L’efficacia dei vaccini contro le infezioni è stata stimata nel Regno Unito per Pfizer al 79% con la variante Delta (confrontato con il 92% sulla Alfa) e per AstraZeneca del 60% con la Delta contro il 73% verso la Alfa. L’efficacia di Moderna, dopo due dosi, è stimata poco sopra il 94%
Ecco le domande, e le relative risposte, che in tanti si pongono relativamente alle vaccinazioni anti Covid.
Quanto protegge la prima dose?
Ovviamente dipende dai vaccini, ma sicuramente meno della vaccinazione completa, specie in caso di presenza di varianti nel contesto epidemiologico. Un nuovo studio con dati dal mondo reale sulla popolazione vaccinata in Usa ha verificato un’efficacia dopo la prima dose di Pfizer dell’80% e di Moderna dell’83%, uno studio pubblicato su Lancet ha fissato a 76% l’efficacia di AstraZeneca. Questi numeri cambiano in presenza della variante Delta, destinata a diventare prevalente in Italia (perché dal 40 al 60% più trasmissibile) e già dominante nel Regno Unito: dati inglesi mostrano un calo di protezione 4 settimane dopo la prima dose per Pfizer al 36% e per AstraZeneca al 30%, percentuali molto basse. Ricordiamo che si parla di efficacia su casi sintomatici rilevati, quindi quel che ci dicono questi dati è che chi ha ricevuto una sola dose di vaccino ha un rischio di contagio molto maggiore nel caso della variante Delta.
Quanto è sicuro essere completamente vaccinati?
L’efficacia dei vaccini contro le infezioni è stata stimata nel Regno Unito per Pfizer al 79% con la variante Delta (confrontato con il 92% sulla Alfa) e per AstraZeneca del 60% con la Delta contro il 73% verso la Alfa. Moderna, la cui efficacia dopo due dosi è stimata poco sopra il 94%, ha appena pubblicato i risultati di un piccolo studio effettuato in India in laboratorio, dove si riscontrano riduzioni modeste (da 3,2 a 2,1 volte) per le varianti Delta e Kappa (altra variante indentificata in India), ma i dati hanno anche mostrato che il vaccino è stato molto più efficace nel produrre anticorpi contro la variante Delta rispetto alla variante Beta, identificata per la prima volta in Sud Africa.
Quali sono i dati di protezione verso la possibilità di finire in ospedale o di morire?
L’efficacia dei vaccini in generale misura i casi positivi di Covid evitati, ma in realtà questi farmaci sono stati studiati soprattutto per evitare la malattia grave e i decessi da coronavirus. Su questo parametro tutti i prodotti in uso in Usa e Unione Europea sono efficaci nel prevenire il 100% di casi gravi e decessi. I primi riscontri ci dicono che la doppia dose protegge bene dal rischio di ospedalizzazione e morte, anche con la Delta, anche se in maniera lievemente inferiore: Pfizer è risultato efficace al 94% dopo la prima dose e al 96% dopo la seconda. AstraZeneca previene i ricoveri con efficacia al 71% dopo la prima dose e 92% con la seconda.
Quali sono i risultati dell’unico monodose, Johnson & Johnson?
È un vaccino meno utilizzato e su cui ci sono meno dati. In Usa ci sono 11 milioni di vaccinati e in Italia poco più di 1 milione e 10mila persone. Per rispondere alle crescenti domande la casa farmaceutica ha pubblicato ieri i risultati di due piccoli studi effettuati in Sudafrica (sulla prevenzione di infezioni da moderate a gravi). Il vaccino contro il coronavirus si è dimostrato efficace contro la variante Delta anche otto mesi dopo l’inoculazione (studio in vitro), con un piccolo calo di potenza, ma minore rispetto al calo provocato, anche in questo caso, dalla variante Beta. L’ipotesi che sia immediatamente necessaria una seconda dose di vaccino per chi ha fatto un monodose, sembra tramontata. Il vaccino ha mostrato un’efficacia dell’85% contro le malattie gravi, quando Beta e Zeta (identificata in Brasile) erano in giro.
La variante Delta è la più temibile?
Tutti i vaccini sono efficaci contro le varianti che preoccupano. Dopo due dosi proteggono dai casi gravi e dai ricoveri (come mostrano i dati da Israele e Regno Unito). Delta è molto più trasmissibile di Alfa, che a sua volta era più trasmissibile del ceppo originario, ma non mettono in crisi la potenza dei vaccini. La peggiore mai studiata, in questo senso, è la variante Beta, che però non è capace di trasmettersi in modo efficiente. Parlando di infezioni, Beta ha ridotto l’efficacia di Pfizer al 75% e costretto il Sudafrica ad abbandonare l’uso di AstraZeneca che arrivava appena al 10%. Anche con Beta però i vaccini rimangono protettivi per i casi gravi.