Segnalati l’inadeguatezza e l’inidoneità della struttura, nonché i rischi per la sicurezza e per la salute quanto del personale in servizio di ordine pubblico e per le attività espletate dall’Ufficio Immigrazione, Polizia Scientifica, Digos, Squadra Mobile, quanto per i mediatori culturali, tanto per gli stessi migranti
«In queste ore, abbiamo inviato una nota di denuncia sia al Prefetto che al Questore di Taranto, notiziando i nostri vertici sindacali nazionali.
Da troppo tempo, le segreterie provinciali di SIULP e SAP segnalano le gravi problematiche e le tante criticità riscontrate nell’hotspot di Taranto: dall’inadeguatezza e inidoneità della struttura, ai rischi per la sicurezza e per la salute quanto del personale in servizio di ordine pubblico e per le attività espletate dall’Ufficio Immigrazione, Polizia Scientifica, Digos, Squadra Mobile, quanto per i mediatori culturali, tanto per gli stessi migranti che in maniera promiscua convivono al suo interno, compresi i soggetti positivi al virus, riscontrati nei giorni scorsi.
Si opera ai limiti della decenza umana in condizioni ambientali critiche, sotto un sole cocente, a 40 gradi di giorno e nell’afa insopportabile tipica delle aree più meridionali.
Non da meno vi sono condizioni critiche nell’ambito operativo. L’ultimo episodio, poi, è particolarmente grave: nel corso dell’ennesima rivolta scoppiata all’interno del centro di temporanea accoglienza – una struttura “leggera” che avrebbe dovuto registrare il solo passaggio di un numero limitato di migranti e per i soli fini identificati da espletare nel massimo di 72 ore, almeno questa era la originaria classificazione che aveva dato l’allora esecutivo di governo e Bruxelles - un nostro operatore della Polizia di Stato, è stato costretto a esplodere due colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio per sottrarre una collega da un’aggressione fisica per la quale è stato necessario ricorrere alle cure mediche. Una sorta di accerchiamento posto da decine di migranti che tentavano di fuggire in massa dalla struttura, scavalcando e distruggendo la inqualificabile recinzione metallica posta sul perimetro che rende ancor più inadeguata quella struttura ad una permanenza prolungata dei migranti clandestini.
Per buona sorte ma anche con grande fatica, il personale in servizio, è poi riuscito a riportare la calma all’interno del sito sebbene vi è stata la fuga di alcuni migranti, diversi dei quali successivamente rintracciati e riportati nel centro.
Le nostre denunce sullo stato dei luoghi sono ormai note, ma evidentemente si continua a far finta di niente, lasciando alle sole forze dell’ordine, il pericolosissimo e gravoso compito di adattarsi al caso, cercando alla meno peggio di porre “le pezze” e rimediare, nella malaugurata ipotesi vi sono disordini.
Nella indifferenza anche degli organi centrali che dovrebbero invece segnalare queste inefficienze come altre, e alle Commissioni parlamentari e a livello europeo giacché istituzionalmente investite dalla problematica sulla immigrazione.
Gli Hotspot ormai sono vere “bomba ad orologeria”, come più volte SIULP e SAP, hanno affermato e “l’aria è diventata pesante”, ecco perché un centro come questo andrebbe chiuso così come è stato aperto.
Nel corso di tale aggressione, si sarebbe potuto sfiorare una tragedia che non si è consumata soltanto grazie al sangue freddo e alla professionalità del poliziotto che ha saputo fare un uso corretto dell’arma in dotazione. Ma poteva esserci anche un altro scenario ed epilogo diverso, vedasi i recenti fatti accaduti ai colleghi che hanno operato su Roma, Firenze e Bologna.
Le aggressioni e le violenze gratuite ai danni dei polizotti, nel solo 2020 sono state 2700. In questo Paese, secondo una statistica, vi è un’aggressione ogni 3 ore al personale in uniforme che subisce anche l’assoluta certezza di una totale impunità per chi usa violenza.
La situazione rimane gravissima e richiede interventi drastici e risolutivi anche perché, attualmente, la struttura è più simile ad un “lager” che ad un centro di prima accoglienza e identificazione, in cui, in larga parte sono tutt’ora presenti minori stranieri non accompagnati, vulnerabili sotto l’aspetto psicofisico e diverse decine di essi, positivi al covid-19, convivono all’interno del centro con i soggetti non affetti dal virus., in condizioni che riteniamo per nulla normali.
Le fughe di massa, sono ormai ricorrenti e mettono a grave rischio non solo la loro stessa sicurezza ma anche quella degli operatori che si trovano a gestire l’evento critico; ma pongono a serio rischio anche la collettività, visto che negli ultimi giorni sono evasi più volte, violando le prescrizioni e forzando i servizi di vigilanza.
E di questo si dovrebbe far carico anche il Sindaco, che a livello locale è responsabile sul piano sanitario e che deve avvalersi h24 della polizia locale che coadiuva gli agenti in uniforme.
“In questo marasma, non c’è nessuna Istituzione che ne può restare fuori. Tutti, sono chiamati a fare il loro dovere”.
Da parte di chi ha la responsabilità, sono richiesti interventi forti, risolutivi e, soprattutto, tempestivi per prevenire tragedie annunciate rispetto anche ad un fenomeno migratorio che ormai ha raggiunto dimensioni catastrofiche e il cui “cerino”, come spesso queste sigle hanno denunciato, non può essere lasciato nelle soli mani delle “forze del bene” che per la loro mission istituzionale garantiscano la sicurezza e l’ordine pubblico, in particolare, in una città come questa dove è stato istituito un centro di accoglienza che il Viminale, pare lo riconosca tale, solo quando deve ridistribuire sui territori i migranti clandestini e non anche quando deve assegnare risorse umane in modo da potenziare la Questura, i Commissariati di P.S. e le Specialità e come tale rafforzare lo stesso hotspot.
Di fatto, il recente piano di assegnazione ministeriale, non tiene conto di tali esigenze: appena una decina di uomini trasferiti a Taranto e che giungeranno non prima del 29 luglio p.v., in pieno esodo migratorio. Briciole!».
Le segreterie stampa di Siulp e Sap