Nella sua abitazione sarebbe stata trovata l’arma utilizzata nel corso del tentativo di rapina. I carabinieri impegnati nelle indagini per risalire all’identità del complice
Rilevanti sviluppi nell’indagine sulla rapina sfociata in omicidio avvenuta ieri sera a Lequile, in provincia di Lecce e che è costata la vita a Giovanni Caramuscio, un ex direttore di banca in pensione, sessantanovenne, mentre prelevava ad uno sportello Atm.
Uno dei due malviventi, quello che ha sparato alla vittima con una Beretta calibro 9 corto, con matricola abrasa (la stessa rinvenuta successivamente all’interno della sua abitazione dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce), nel pomeriggio odierno, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Lecce, a firma del dott. Alberto Santacatterina.
Si tratta di Mecaj Paulin, albanese, classe ‘90, che dovrà rispondere, in concorso con altro soggetto in corso di identificazione, dell’omicidio di Caramuscio, aggravato dal fatto di aver agito al fine di rapinargli il denaro che aveva appena prelevato allo sportello bancomat del “Banco di Napoli” sito in via San Pietro in Lama, nonché per aver, al fine di commettere il predetto delitto, detenuto e portato illegalmente in luogo pubblico una pistola con matricola abrasa oltre che rispondere di ricettazione dell’arma in questione.
Questi i fatti:
Alle ore 23 di ieri 16 luglio giungeva sul numero di emergenza 112 del Comando Provinciale CC di Lecce la segnalazione di una sparatoria in Lequile.
I carabinieri, raggiunto immediatamente il luogo indicato, non potevano fare altro che constatare la presenza, riverso sull’asfalto oramai esanime del pensionato, raggiunto mortalmente poco prima da due colpi d’arma da fuoco.
Le indagini, affidate al Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale e della Compagnia di Lecce, finalizzate a ricostruire la dinamica dei fatti e individuare i responsabili dell’azione delittuosa, prendevano le mosse da un testimone che raccontava di aver notato un soggetto dirigersi, poco dopo i fatti verso un pozzo ubicato nei pressi proprio di quell’istituto di credito con in mano una busta di plastica e di averlo rivisto poco dopo ritornare a mani vuote.
La preziosa testimonianza consentiva agli investigatori dell’Arma di rinvenire all’interno del pozzo indicato proprio un sacchetto contenente una serie di indumenti che sono risultati essere, dal confronto con le immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisiti in loco, quelli utilizzati nel corso della rapina tragicamente conclusasi.
Il terreno nel quale è situato il pozzo in esame è prospiciente all’abitazione dell’indagato. Proprio presso quell’abitazione gli inquirenti, notte tempo, si sono indirizzati ed hanno trovato l’indagato, poco dopo la commissione del delitto, in evidente stato di agitazione, a petto nudo, bagnato e vestito con bermuda.
Ma non solo: presso quell’abitazione veniva recuperata anche la maglietta che lo stesso indossava nel momento di compiere il delitto, dalla quale aveva già provveduto a tagliare il logo che aveva impresso sul petto con il chiaro intento di impedirne un eventuale successiva identificazione.
Sempre presso quell’abitazione gli uomini dell’Arma trovavano la pistola che aveva sparato e che il Paulin aveva tentato di occultare all’interno di una pianta ornamentale.
L’indagato, al termine delle formalità di rito, è stato accompagnato presso la casa circondariale di Lecce in attesa della convalida del fermo da parte del Gip del Tribunale di Lecce.
Le indagini proseguono per identificare il complice.