Lopalco: «Il principio è semplice: se io voglio vaccinarmi ma tu, Stato, non riesci ad offrirmi un vaccino, allora ho diritto a fare un tampone per dimostrare che in quel momento (forse) non sono contagioso e accedere ai più svariati servizi. Ma se tu, Stato, mi offri il vaccino ed io lo rifiuto, allora la storia cambia. Il diritto al tampone gratuito non ha più senso»
«C’è un grande equivoco che ci trasciniamo fin dall'inizio della pandemia da COVID19: è la funzione del famoso tampone che, da puro e semplice metodo diagnostico, è stato assunto a presidio di prevenzione.
Il tampone serve ad individuare un portatore inconsapevole del virus SARS-CoV-2. Punto. Individuare i portatori è importante per bloccare le catene di contagio. Serve a chi si è infettato per evitare di diffondere ulteriormente il contagio. Ma nel momento in cui io faccio un tampone ed ottengo un risultato positivo, nei giorni precedenti ho serenamente contagiato chi mi stava vicino.
Esiste un modo, ed uno soltanto, per prevenire l’infezione: vaccinarsi.
Il dibattito che si è sviluppato in questi giorni intorno al green-pass obbligatorio è per molti versi surreale. Poiché per ottenere il green-pass o mi vaccino, oppure faccio un tampone ogni 48 ore, sembrerebbe che le due misure siano sovrapponibili e che un cittadino possa liberamente scegliere fra l'una o l’altra. Anzi, se qualcuno non ha voglia di vaccinarsi, la comunità dovrebbe farsi carico delle spese dei tamponi ripetuti necessari all'ottenimento del pass.
Nulla di più sbagliato. Il tampone nelle 48h precedenti è una misura eccezionale resa necessaria dal fatto che molti cittadini non hanno ancora potuto avere accesso al vaccino. Il principio è semplice: se io voglio vaccinarmi ma tu, Stato, non riesci ad offrirmi un vaccino, allora ho diritto a fare un tampone per dimostrare che in quel momento (forse) non sono contagioso e accedere ai più svariati servizi. Ma se tu, Stato, mi offri il vaccino ed io lo rifiuto, allora la storia cambia. Il diritto al tampone gratuito non ha più senso, oltre ad essere una pericolosa foglia di fico che di certo non impedisce il contagio e offre per giunta un senso di falsa sicurezza.
In conclusione, nel momento in cui la vaccinazione viene offerta in un tempo ragionevole e ci si può vaccinare senza troppi problemi od ostacoli, non solo il tampone non deve essere offerto gratuitamente, ma dovrebbe essere addirittura disincentivato. Fare tamponi a casaccio rappresenta un costo importante per la sanità pubblica perché impiega quelle stesse risorse (infermieri, laboratoristi, personale amministrativo) che in tempi di pandemia sono preziosissime.
Chi non vuole vaccinarsi e per tutta risposta pretende un tampone gratis ogni tre giorni rappresenta quindi un doppio danno per la comunità».
Pierluigi Lopalco
Assessore regionale alla Sanità