sabato 23 novembre 2024


14/09/2021 07:37:24 - Salento - Attualità

Nei prossimi giorni, situazione sanitaria permettendo, gli amici di Roberto organizzeranno una serie di eventi tra cui un torneo di calcio “non competitivo” riservato ai bambini/e

Ritorna alla memoria la figura esemplare del calciatore, dell’allenatore, del presidente e dell’uomo. Nel mondo degli urlatori del calcio, lui aveva una grande dote:il silenzio. Roberto voleva essere un esempio e non un simbolo, perché i simboli dividono mentre gli esempi no; si possono seguire, amare, comprendere o rifiutare ma non possono dividere. A dimostrazione di questo, passò una vita da sportivo e poi da dirigente nel cercare di migliorare e rinnovare quell’attività che lui aveva tanto amato: il calcio.

Grande uomo che mise gli altri prima di lui, che mise il noi prima dell’io. Ai giovani in cui  credeva molto, diceva che ci si deve comportare bene. Quando giocava nella Combi e poi nella Sivoriana non bastava essere bravi per giocare in squadra, ci si doveva comportare bene, poi diventa un’abitudine (questi erano gli insegnamenti del tenente Umberto Bilancini, allenatore della Sivoriana e comandante del corpo dei vigili urbani di Mesagne).

All’epoca  c’era l’impegno e il sacrificio. Trasmetteva la correttezza, cercava di far comprendere agli altri la lealtà, la signorilità, l’onesta dell’atleta e soprattutto nella vita. Roberto” era nel cuore di tutti” nel suo inimitabile stile. Dire che si trattasse semplicemente di una bandiera giallo-blè sarebbe dire poco.

Roberto è stato per il Mesagne più di uno dei tanti protagonisti del calcio che hanno vestito quella casacca per tanti anni, anche perché i grandi atleti passano, ma un uomo come lui quelle tinte giallo-blè ce le aveva tatuate sul corpo e se le è portate con fierezza per tutta la vita, fino al 14 settembre del 2014, quando nonostante una dura lotta,  ha perso la battaglia con la malattia.

Soleva dire: “per me si è sempre trattato di una missione scendere in campo e difendere la città e i suoi colori”. Il calcio era una cosa seria, si sentiva il calore della gente. C’era l’aspetto umano, umiltà fedeltà e amore. Roberto era una persona con l’inarrestabile impegno a favore degli ultimi, contro le disuguaglianze, per l’inclusione. A portarlo via è stata una malattia atroce per come cancella il ricordo e l’identità degli uomini, ma nessuna senescenza, individuale e collettiva potrà mai sbiadire il ricordo di Roberto. Una vita spesa su quel campo sportivo ora diventato parco.

Nei prossimi giorni, situazione sanitaria permettendo, gli amici di Roberto organizzeranno una serie di eventi tra cui un torneo di calcio “non competitivo” riservato ai bambini/e in cui si sentano protagonisti. La manifestazione si svolgerà su quel campo che è stato teatro di tanti incontri di calcio, ora diventato parco urbano, vero polo attrattivo della città di Mesagne.











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