«Alzare muri non porta a niente. Non accettare soluzioni alternative e correttive a quanto fino ad oggi fatto, porta la comunità allo sfascio»
Cosa accadrà alla maggioranza consiliare dopo il voto contrario di GEA alla variante urbanistica dell’ecocentro di San Pietro in Bevagna?
E’ la domanda che tutti gli osservatori della vita politica cittadina si sono posti. Tante le ipotesi circolate, molto delle quali abbastanza fantasiose.
Abbiamo allora chiesto un’intervista ai sei consiglieri comunali di GEA (Agostino Capogrosso, Luigia Lamusta, Michele Matino, Pasquale Pesare, Gregorio Perrucci, Filippo Scialpi, i quali, gentilmente, insieme al loro coordinatore politico Pompeo Stano, hanno risposto, alternandosi, alle nostre domande.
Come si è arrivati alla situazione attuale?
«GEA si è costituita in seno al Consiglio comunale come gruppo consiliare eterogeneo nato da una situazione di disagio emerso già appena dopo qualche mese dall’insediamento. Con motivi di diversa natura, il neonato gruppo ha pensato a dialogare al proprio interno in termini organizzativi per contribuire al meglio al progetto politico-amministrativo del sindaco Pecoraro» la premessa dei consiglieri e del coordinatore Pompeo Stano.
I segnali non erano certamente incoraggianti se si pensa alle modalità con cui sono stati individuati gli assessori (in un caso specifico, addirittura con autoproclamazione!) e soprattutto alle modalità con cui si volevano affrontare le grandi questioni che interessavano la città: dal PUG al depuratore; dal piano delle coste al piano commerciale; dai cattivi odori al rilancio di un’immagine turisticamente più appetibile. Tutte queste questioni si sono volute affrontare senza alcun coinvolgimento dei partiti e dei gruppi consiliari generando da subito, criticità e difficoltà relazionali e appunto di dialogo! La continua minaccia delle dimissioni è l’emblema dell'assenza di dialogo ed apertura del sindaco e di chi vuole imporre la propria esclusiva volontà su tutto e tutti. Si è ritenuto e pensato che le decisioni dovessero essere prese solo tra pochi “eletti” e tutti i credenti dovevano essere penitenti. Fortunatamente, la nostra Costituzione, oltre ad essere laica è anche garantista, tale da rendere il rappresentante del popolo responsabile solo ed esclusivamente nei suoi confronti».
Il progetto proposto agli elettori un anno fa è ancora valido?
«Il gruppo GEA nasce soprattutto per questo senso di responsabilità riconosciuto costituzionalmente ma nasce anche per sostenere e rilanciare un progetto in cui tutti e sei i consiglieri hanno creduto e sostenuto prima, durante e dopo la campagna elettorale. Progetto che se può sembrare il vanto di un solo cittadino, di fatto è il vanto di una comunità intera.
Resta una questione di fondo molto importante: il progetto, validissimo nelle sue intenzioni, di fatto è risultato un fallimento nella sua realizzazione e non certamente per una questione di tempo.
Alla base del fallimento esecutivo vi è stata l’incapacità di individuare le giuste competenze per la realizzazione del motore della macchina amministrativa e tale incapacità è stata solo frutto, ribadiamo appunto, di una mancanza assoluta di dialogo, di condivisione e di partecipazione. Il progetto di una città si basa sui programmi e sulle azioni, non può e non deve essere legato alle singole persone, specialmente quando le aspettative riposte in esse vengono deluse. In ogni altro luogo d’Italia, un assessore sfiduciato da un gruppo consiliare, avrebbe riconosciuto il suo fallimento, chiesto scusa alla città e si sarebbe dimesso per il bene della stessa e del prosieguo politico».
Invece a Manduria cosa è accaduto?
«A Manduria invece ci si carica di boria, arroganza, si offendono i consiglieri andando in piazza e pur di non perdere la propria posizione, si decide di trascinare sul fondo la città facendo perdere tutti quanti
Nel comizio di sabato sera si è assistito all'esaltazione dell'ipocrisia e della retorica. Il sindaco con le sue “ergo” di falsità politica che non intende eliminare, andando invece, verso una chiarezza a servizio della collettività. Raccontare in piazza quello che si vuole, senza contraddittorio, è cosa facile, ma gli errori commessi sono sotto gli occhi di tutti. Andare in piazza e sui giornali accusando di ricatto e di questioni personali sei consiglieri comunali è scorrettezza politica, oltre che umana, ed è mentire, sapendo di mentire!
Affermare che il nostro gruppo non sarebbe aperto al dialogo, poi, è davvero un paradosso, visto che proprio il dialogo, la condivisione e la partecipazione attiva e fattiva è l’unica cosa che abbiamo sempre chiesto sin dall’inizio poiché nei presupposti del programma elettorale, non dimentichiamolo!
Alzare muri non porta a niente. Non accettare soluzioni alternative e correttive a quanto fino ad oggi fatto, porta la comunità allo sfascio.
La dignità di sei consiglieri, legittimamente eletti e che rappresentano una fetta importante del consiglio comunale e quindi della città, indispensabile a questa maggioranza, non può e non deve essere calpestata in alcun modo. Farlo, equivale a calpestare la dignità degli elettori manduriani».
GEA, non sarà la vittima sacrificale né tantomeno il capro espiatorio di questo fallimento, decretato solo per la testardaggine a non voler fare ciò che si fa in ogni parte d’Italia e del mondo. Sportivamente, in una squadra di calcio, i giocatori che non giocano bene vanno cambiati, se si persiste vengono persi gli incontri e la società a quel punto non può che cambiare l’allenatore»
Qual è ora la collocazione di GEA in seno al Consiglio comunale? Resta in maggioranza o è passato in opposizione?
«La nostra posizione è abbastanza chiara: è un percorso iniziato a giugno, che nell’ultima seduta del Consiglio comunale ha registrato un ulteriore passaggio. A giugno abbiamo inviato un documento al sindaco, ribadendo la nostra legittima esigenza di essere rappresentanti in giunta con due assessori che il gruppo andrà ad indicare. Già, solo due assessori, benché ora il gruppo sia passato da 4 a 6 consiglieri e benché un altro gruppo consiliare, che può contare pure su sei consiglieri, esprime il presidente del Consiglio comunale e due assessori.
La risposta del sindaco fu quella di congelare il tutto e di rinviare l’esame della nostra richiesta alla verifica politico-amministrativa che si sarebbe aperta dopo il primo anno di consiliatura. Il resto è storia recente: l’indisponibilità del sindaco ad accogliere la nostra richiesta e poi la nostra decisione di votare contro un provvedimento, in coerenza con quanto dichiarato nella seduta consiliare di luglio: abbiamo individuato un sito alternativo e, quindi, c’è stata la possibilità concreta di delocalizzare l’ecocentro.
Per ritornare alla sua domanda, siamo noi che attendiamo una risposta dal sindaco. Cosa intende fare? Assegnerà i due assessori al nostro gruppo? Cercherà una maggioranza diversa, allargandola al centrodestra? Vorrà vivere alla giornata?
Noi attenderemo, non a lungo, la sua decisione, per poi assumere le decisioni consequenziali.
Il nostro gruppo non mira allo scioglimento del Consiglio, abbiamo voglia di lavorare, idee, energie e professionalità da spendere per la crescita della nostra città, ma di certo non resteremo in maggioranza se continueremo ad essere estromessi dalla giunta. Questo non è un ricatto: crediamo che da nessuna parte un gruppo consiliare di maggioranza relativa resti fuori dalla giunta. Né abbiamo interessi personali: la storia di ognuno di noi parla chiaramente. Nessuno dei sei consiglieri di GEA ambisce al posto in giunta, se questo è il timore del sindaco, possiamo anche sottoscriverlo, anche se già ampiamente chiarito. Il nostro gruppo è legato da sani principi, non ci sono in ballo altre ambizioni, si tratta solo del bene comune. Noi restiamo compatti come abbiamo fatto finora».