sabato 23 novembre 2024


07/01/2022 07:56:29 - Puglia - Attualità

Il rischio di contagi troppo alto e le assenze di personale elevate: la scuola, in questo momento, sarebbe ingestibile

Rinviare l’apertura di due settimane delle scuole: a chiederlo sono circa 2.000 dirigenti scolastici italiani, sui circa 8 mila in servizio, che hanno lanciato un appello in controtendenza alle linee guida del governo.

Mentre il Cdm ha varato nuove regole per limitare le quarantene e tenere il più possibile gli studenti in classe, questi presidi lanciano al premier Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi «un appello urgente per la ripresa delle lezioni a distanza per due settimane», e quindi per un rinvio del rientro in classe almeno al 24 gennaio, oppure fino al contenimento del contagio.

«Io sono sempre stata critica sula chiusura della scuola» spiega una dirigente scolastica fra le promotrici dell’iniziativa. «Ho sempre ritenuto che fosse un baluardo importantissimo da salvaguardare. Ma oggi, oggettivamente, non abbiamo le condizioni di sicurezza per aprire».

La premessa della lettera aperta è questa: «Da due anni lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. Lo facciamo, insieme ai nostri collaboratori, alle segreterie, ai docenti, al personale ATA, spesso sopperendo alla mancanza delle più basilari condizioni strutturali e organizzative».

Ma adesso la situazione si è complicata: «A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi».

In sostanza, i dirigenti temono di non riuscire a gestire la mole di organizzazione e lavoro: «In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale ATA. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza».

A queste valutazioni si aggiunge una preoccupazione, quella legata all’andamento «del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi»: considerato «che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi», è evidente, spiegano i dirigenti, che «l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio».

Con le aziende sanitarie che dovrebbero occuparsi della gestione dei casi, ma non riescono «più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale, si genera una situazione «epocale», «rischiosa e ad oggi già prevedibile» di cui «non è possibile non tener conto».

Secondo questi presidi, «una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa».











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