Il portale Senza Bavaglio dedica un articolo, a firma di Adele Marini, a questa vicenda
Raffaella Fanelli è una giornalista tarantina, più precisamente è originaria di Torricella. E’ brava e coraggiosa e ha firmato diverse inchieste, anche nel mondo della criminalità e della mafia.
«La sua richiesta di aiuto all’OdG e alla Fnsi non nasce dall’esigenza di stabilità occupazionale e di un equo compenso per il suo lavoro, ma dalla sacrosanta esigenza di essere tutelata da uno dei mali che affliggono l’informazione nel nostro Paese, un male che ha contribuito a farci sprofondare agli ultimi posti nella classifica della libertà di stampa. Tutelata cioè dalla “querela temeraria”, azione altrimenti detta “ti porto in tribunale”, oggi diventata endemico» scrive nell’articolo Adele Marini.
«Tutto parte da una mia intervista a Vincenzo Vinciguerra, neofascista di Ordine nuovo e Avanguardia Nazionale, un’intervista video che ho realizzato nel gennaio 2019 nel super carcere di Opera, dove Vinciguerra è detenuto, quindi un’intervista autorizzata» afferma Raffaella Fanelli nell’intervista rilasciata ad Adele Marini e pubblicata sul portale Senza Bavaglio.
«E’ grazie alle sue dichiarazioni sulla pistola usata per uccidere Mino Pecorelli che le indagini sulla morte del giornalista vengono riaperte, a distanza di quarant’anni dal delitto. Dopo questa intervista Vincenzo Vinciguerra viene chiamato a testimoniare a Bologna, nel processo in corso ai mandanti della strage alla stazione, dall’avvocato Andrea Speranzoni, legale di familiari delle vittime.
E mentre la procura di Bologna considera importante la testimonianza di Vinciguerra la procura di Verona decide di sequestrare la mia intervista, in violazione dell’articolo 21 della Costituzione. Assurdo.
Un sequestro durato poche settimane perché Andrea Di Pietro, il legale di Ossigeno, l’osservatorio che tutela i giornalisti minacciati, fa dissequestrare il video. Nessuno, però, verifica se in quel sequestro preventivo siano state commesse irregolarità. Di certo era irregolare, eppure è stata accettata, la costituzione di parte civile della figlia di Paolo Signorelli nel mio successivo rinvio a giudizio deciso da quella stessa Procura.
Può essere l’intervistatore ritenuto responsabile per le affermazioni dell’intervistato?
C’è in merito una specifica sentenza della Corte Europea per i diritti dell’uomo (n.17233/17 Fuchsmann vs Germania) depositata il 19 ottobre 2017, che sentenzia come il diritto di informare prevalga sul diritto alla reputazione personale, laddove oggetto della cronaca siano personaggi che, nonostante il trascorrere del tempo, conservano non solo un rilievo pubblico ma anche storico. Penso che la eventuale, anzi certa – considerati i presupposti – condanna della sottoscritta diventerebbe un segnale gravissimo d’intimidazione contro la libertà di stampa».
Raffaella Fanelli poi si sofferma sul ruolo che possono giocare Ordine dei Giornalisti e Finsi.
«Mi aspetto che il prossimo 22 aprile quando entrerò nell’aula del tribunale di Verona, imputata per un reato che non ho commesso, siano accanto a me. Chi ha deciso il rinvio a giudizio di una giornalista deve sapere che in quell’aula non sarò da sola. Che ci saranno tutti i miei colleghi rappresentati da Ordine e Fnsi, che ci saranno altri occhi a guardare. A capire i motivi, veri, del rinvio a giudizio».
Si tratta di uno stralcio dell’articolo pubblicato da Senza Bavaglio e che può essere letto attraverso questo link: www.senzabavaglio.info/2022/02/14/raffaella-fanelli-chiama-ordine-e-fnsi-rispondono/