L’indagine aveva portato alla denuncia di 8 persone e al sequestro di numerosi beni
Il 2 marzo scorso i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria di Taranto, in collaborazione con gli agenti del Nucleo di Vigilanza Ambientale della Regione Puglia, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo e di un decreto di perquisizione emesso nei confronti di un’azienda della provincia ionica operante nel campo della gestione di rifiuti e di 8 persone – tra le quali gli operai e gli stessi vertici aziendali – tutte indagate per i reati di associazione per delinquere aggravata dall’essere stata costituita al fine di eseguire il delitto di cui all’art. 452 quaterdecies c.p., del delitto p. e p. dall’art. 81 c.p. - 110 – 452 quaterdecies c.p. (plurime attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravata dall’essere il fatto reato stato commesso al fine di eseguire più violazioni dell’art. 256 D.l.vo 152/06) nonché di danneggiamento e getto pericoloso di cose.
I decreti sono stati emessi dal Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce – Sost.Proc. Stefano Milto De Nozza e dalla Procura della Repubblica Presso il Tribunale di Taranto – Sost.Proc.Francesco Ciardo, al termine della complessa ed articolata attività investigativa svolta.
Il sequestrato ha interessato un capannone di proprietà dell’azienda adibito ad autorimessa, di somme di denaro, dei camion adibiti ad auto spurgo, di un furgone aziendale e di due autovetture utilizzate per la commissione delle condotte delittuose.
L’indagine, partita da un esposto anonimo ed iniziata nel marzo del 2021, è stata effettuata con giornalieri servizi di osservazione e pedinamento nonché con servizi di video sorveglianza ed ha portato ad ipotizzare l’individuazione di un sodalizio criminale dedito allo smaltimento illecito di reflui fognari nella rete fognaria pubblica.
Secondo la contestazione gli addetti della società prelevavano i liquami dalle civili abitazioni non servite da rete fognaria pubblica e, senza compilare la prescritta documentazione fiscale ed amministrativa per la tracciabilità del rifiuto, lo sversavano, in luogo del previsto smaltimento presso il depuratore, direttamente in tombini stradali della medesima rete. Ne derivava ovviamente un notevole illecito profitto economico poiché l’intera operazione veniva svolta in maniera occulta, illecita e dannosa per l’ambiente.
Gli sversamenti illeciti di liquami, prelevati da civili abitazioni, avrebbero causato, in plurime occasioni, gravi danni alla rete fognaria pubblica per i quali si sono resi necessari interventi straordinari di manutenzione e ripristino della funzionalità con danno economico rilevante per il gestore della rete.
Il 22 marzo scorso, il Tribunale del Riesame di Lecce decidendo sul gravame proposto da alcuni indagati, nell’udienza in camera di consiglio tenutasi nell’ambito del procedimento 6738/2021-21 RGNR – 7884/2021 RG GIP, non ha accolto le richieste dichiarandone alcune inammissibili e rigettandone altre, così confermando l’ipotesi accusatoria.