sabato 23 novembre 2024


27/04/2022 17:52:31 - Puglia - Attualità

«La storia di Cuore è diventata un simbolo per tutti gli animali che sono esseri senzienti ma vengono ancora sfruttati e uccisi. Cuore era il simbolo di tutti gli animali rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti e mandati a morire nei mattatoi»

Non sono bastati i reclami, le proteste, nè le richieste accorate, a fermare l’esperimento giudiziale del Tribunale di Brescia con forno fusorio e un maiale, ribattezzato Cuore dagli animalisti.

«Mettere un nome a un maiale che probabilmente non era ancora stato scelto, che non si sapeva neanche se fosse maschio o femmina, è stato il nostro tentativo di restituire a tutti gli animali degli allevamenti la loro identità di esseri senzienti. Anche la scelta del nome “Cuore” non è stata casuale, poichè era proprio quello che chiedevamo di avere per questa creatura e per tutti gli animali: il cuore”», commentano le associazioni Meta Parma e Avi Parma.

«La storia di Cuore è diventata un simbolo per tutti gli animali che sono esseri senzienti ma vengono ancora sfruttati e uccisi. Cuore era il simbolo di tutti gli animali rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti e mandati a morire nei mattatoi, resi invisibili agli occhi del mondo, privati dei loro diritti di esseri senzienti. Anche la fine che ha fatto il povero Cuore, è la fine che fanno tutti gli animali negli allevamenti, considerati “già morti”, come se la loro vita non contasse nulla, come se gli animali nascessero “già morti”», proseguono le associazioni, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate dal Tribunale di Brescia sull’ipotetico utilizzo di un maiale già morto, scelto tra quelli che quotidianamente vengono conferiti all’Istituto Zooprofilattico prelevati da tutti gli allevamenti perché deceduti e destinati allo smaltimento.

«Già morto, deceduto, significa che è già stato ucciso, nessun animale negli allevamenti muore di “morte naturale” ma trattasi sempre di “morte indotta”. Lìanimale è stato scelto tra gli animali deceduti negli allevamenti, cioè uccisi negli allevamenti (soppressi o morti di stenti per cause indotte). Gli animali rinchiusi nelle gabbie degli allevamenti non possono definirsi mai “animali sani”, hanno ferite e piaghe da decubito dovute alla reclusione in gabbia e alla mancanza di possibilità di movimento adeguato. Sono animali tristi, psicologicamente provati, spaventati, isolati dal mondo, trattati come oggetti come se fossero nulla.

Se sono malati sono considerati non macellabili e vengono soppressi, la morte naturale per un animale da allevamento non ha mai tempo neanche di arrivare, e giustificarsi dicendo che gli animali sono “già morti” significa togliergli ancora una volta la loro dignità di esseri senzienti.

In questa triste storia c’è dunque tutto l’orrore dello sfruttamento animale: esperimenti e allevamenti! “Serve un maiale, irrimediabilmente ammalato, di quelli con il destino segnato e in imminente scadenza. Dovrà essere sottoposto ad un prelievo del Dna, poi ucciso, vestito con indumenti simili a quelli che M. B. indossava quella sera e infine, entro le 24 ore dalla sua dipartita, dovrà essere gettato in un forno da fonderia”, questa la decisione del Tribunale di Brescia di utilizzare un maiale per un esperimento giudiziale, e così è stato.

Non siamo riusciti a salvare la vita di Cuore, ma sono tutti “Cuore”, e la sua storia potrà servire a smuovere le coscienze e ad aiutare tutti gli altri animali,  esseri senzienti, rinchiusi negli allevamenti o nei laboratori di sperimentazione. Tantissime persone hanno firmato la petizione per salvare Cuore, e questa storia è arrivata ovunque, e forse c'è ancora speranza per tutti gli altri.

Nella petizione, per la morte dell'animale simbolo, è stato scritto un piccolo testo dal titolo “Ciao Cuore”:

Parlami di te piccolo Cuore, dimmi quanto hai avuto paura, lì da solo dimenticato da tutti,

e quanto buio e quanto dolore i tuoi occhi hanno visto, chissà che cosa hai guardato tutto il tempo, lì chiuso in quella gabbia, lì dentro quei muri.

Chissà cosa si prova a esistere ed essere invisibili, chissà cosa si sente a esserci e non essere mai visti. Oggi non ci sei più, ti hanno fatto del male, ti hanno tolto la vita, non potrai mai più tornare qui, nessuno saprà nulla di te, nessuno saprà il colore dei tuoi occhi, e quanto ti batteva forte il cuore per la paura.

Nessuno sa, nessuno vuole sapere, mentre tanti piccoli cuori vengono uccisi.

Corri veloce ora Cuore, come non hai mai potuto fare, lì rinchiuso in quelle gabbie.

Ciao piccolo Cuore, ora sei libero».

 

Le associazioni

Meta Parma

Avi Parma

Salviamo i macachi di Parma











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