sabato 23 novembre 2024


06/05/2022 07:48:44 - Provincia di Taranto - Attualitą

Lina Ambrogi Melle: «La CEDU ha respinto tutte le osservazioni di difesa del governo italiano e ha accertato che lo Stato italiano continua ancora oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento»

La Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo condanna nuovamente l’Italia per il caso ex Ilva di Taranto. A commentare la sentenza è Lina Ambrogi Melle, presidente del Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera, nonchè promotrice di due  ricorsi collettivi alla CEDU contro lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva,

«E’ arrivata la tanto attesa sentenza pronunciata sul nostro secondo ricorso numero 4642/ 17 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo ( CEDU) che ha nuovamente condannato l’Italia per il persistere delle violazioni dell’art. 8 (“diritto al rispetto della vita privata e familiare”) e dell’art. 13 (“Diritto a un rimedio effettivo”) della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) già accertate nella sentenza precedente del 24 gennaio 2019 ( ricorsi n. 54414/13 e 54264/2015).

Con questo secondo ricorso, esaminato da un comitato di 3 giudici, anziché 7 come il precedente, abbiamo portato la Corte a conoscenza di tutti gli avvenimenti che si sono verificati successivamente alla prima sentenza di condanna del 24 gennaio 2019 che testimoniano la persistenza a Taranto di una situazione di pericolo e quindi che i governi italiani continuano a non rispettare tale sentenza.

La CEDU ha respinto tutte le osservazioni di difesa del governo italiano e ha accertato che lo Stato italiano continua ancora oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento. Per cui ha reiterato l’urgenza che lo Stato italiano adotti tutte le misure di risanamento per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini.

Alle stesse conclusioni la Corte europea è giunta in altre tre sentenze pubblicate oggi relative ai ricorsi n. 37277/16, n. 48820/19 e n. 45242/17.

Dopo la prima sentenza del 2019, la CEDU aveva già demandato al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa il compito di controllare la sua esecuzione. La Corte ha constatato che ad oggi è ancora pendente la procedura di esecuzione in quanto il governo italiano ha comunicato di aver cancellato l’immunità ai responsabili dell’acciaieria e dei commissari in AS ( con cui sono state archiviate molte accuse in questi anni), ma non ha dato informazioni riguardante la questione ambientale.

Quindi in data odierna lo Stato italiano ha ricevuto altre 4 condanne.

Continuerà a far finta di niente?

Noi cittadini auspichiamo che si ponga fine al più presto all’agonia di una vecchia e anacronistica fabbrica a carbone, che crea tanti problemi sia ambientali che sociali , con impianti sotto sequestro penale da 10 anni “ perché causano malattie e morti”. I cittadini di Taranto hanno diritto a respirare aria pulita e ad avere un futuro diverso previa una vera bonifica di tutto un territorio così selvaggiamente ed irresponsabilmente avvelenato».

 











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