Consentirebbe di ottenere una diagnosi tempestiva in grado di rallentare efficacemente il decorso della malattia
Passi in avanti nella diagnosi precoce del morbo di Parkinson, grazie a un algoritmo, partendo dall'analisi di un campione di sangue. L'intelligenza artificiale può favorire un intervento più tempestivo e dare una speranza in più ai pazienti affetti dalla malattia neurodegenerativa, rallentandola: è il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Bari, dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare e della pia fondazione Panico, pubblicato su Genes.
Attualmente, infatti, la diagnosi del Parkinson si ottiene con certezza soltanto post-mortem, con un'indagine autoptica. Nelle prime fasi invece viene fatta in base ai sintomi presentati dal paziente. E allora il gruppo ha lavorato a un metodo per ottenere una diagnosi tempestiva che consentirebbe di intervenire efficacemente per rallentare il decorso della malattia.
Sono gli stessi ricercatori a spiegare l'importanza dello studio: "Potrebbe essere un importante passo in avanti per chiarire le dinamiche fisiologiche alla base del Parkinson. Inoltre potrebbe aiutare a ottenere sia una diagnosi precoce della malattia, aumentando le possibilità di intervento clinico sui pazienti nelle prime fasi, sia all'individuazione di meccanismi biologici complessi favorendo la scoperta di nuovi farmaci".