Massimo Ferri (Cisl Funzione Pubblica): «La nuova direzione, senza ricercare vanagloria personale per pubblicizzare le continue iniziative in materia di recupero, ha riportato un minimo di serenità tra il personale»
Sulla situazione che esiste all’interno del carcere di Taranto, riceviamo, e pubblichiamo, un intervento di Massimo Ferri, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica.
«Che il carcere di Taranto sia il più affollato d’Italia, ma con il minor numero di addetti della Polizia penitenziaria e del Comparto delle Funzioni centrali (i c.d. ministeriali) è una condizione oggettiva, ripetutamente denunciata, che accompagna drammaticamente le vite dei detenuti e dei dipendenti, generando tensioni continue.
Mancano ancora concreti segnali di attenzione dell’autorità centrale in materia di organici come già evidenziato nelle note sindacali nelle quali si richiedeva una commissione di inchiesta.
Peraltro la nota allarmata della locale RSU del Comparto Funzioni Centrali evidenzia il pericolo che Ombre del passato possano ostacolare il lavoro, paziente, della nuova Direzione la quale, senza ricercare vanagloria personale per pubblicizzare le continue iniziative in materia di recupero, ha riportato un minimo di serenità tra il personale.
Permangono, certo, le gravi problematiche che solo un intervento straordinario in materia di assunzioni nella pubblica amministrazione può risolvere, e che il personale richiama con determinazione, ma è deciso il sostegno a chi ha impresso un nuovo corso.
E’ certamente inquietante il riferimento ai presunti motivi di sicurezza, eccepiti dal personale interno, per impedire alla Direzione di portare avanti le attività di recupero nella sezione femminile.
E’ una zona grigia, forse una reminiscenza nostalgica di un passato a cui si è rimasti legati e restia a creare le condizioni affinché si affermi una immagine positiva e costruttiva dell’attuale conduzione.
E’ una zona grigia che, forse, merita un’attenzione da parte degli organi superiori di controllo, non solo dell’amministrazione».