I criteri per la ripartizione dei seggi
Sono in corso di svolgimento oggi in Italia le elezioni Politiche. Per la prima volta, il corpo elettorale di Camera e Senato sarà lo stesso: per entrambi i rami del Parlamento potranno votare i cittadini dai 18 anni in su.
Per la prima volta, poi, il numero dei parlamentari eletti sarà ridotto: alla Camera 400 deputati (dagli attuali 630), al Senato 200 senatori (dagli attuali 315).
La legge elettorale, il cosiddetto «Rosatellum», è un sistema misto: in parte maggioritario, in parte proporzionale. Una parte di deputati e senatori (un terzo circa) sarà eletta in collegi uninominali. Vuol dire che a ottenere il seggio sarà il candidato con più voti, anche uno solo in più rispetto al secondo classificato.
La maggioranza dei parlamentari (circa due terzi) sarà invece scelta con metodo proporzionale: i seggi vengono, cioè, assegnati in base alle percentuali di voto di ciascun partito.
Non è possibile esprimere preferenze: sulle schede (una per il Senato, una per la Camera) accanto a ciascun simbolo ci sono i nomi dei candidati indicati dal partito stesso. Questi listini sono «bloccati», l’elezione scatta in base alla posizione degli aspiranti parlamentari.
Il voto che va espresso è uno solo, che vale per la lista e per il candidato per l’uninominale collegato.
Non è possibile - dettaglio importante - il voto disgiunto: non è dunque possibile votare, ad esempio, un partito e il candidato al collegio uninominale indicato da un altro partito.
Il «Rosatellum» consente ai partiti di creare delle coalizioni. In un certo senso, le incentiva: i partiti possono correre insieme, senza indicare un simbolo o un leader in comune, né sottoscrivere un programma di coalizione. Possono allearsi dunque senza particolari impegni, ma con considerevole vantaggio: le coalizioni hanno più chance di vincere nei collegi uninominali, e quindi di ottenere più eletti.
È previsto uno «sbarramento»: per entrare in Parlamento una lista deve ottenere almeno il 3% dei voti.
C’è una soglia di sbarramento anche per le coalizioni, del 10%.
Se un partito ottiene almeno l’1%, ma non raggiunge il 3%, i suoi voti vanno divisi tra gli altri partiti della coalizione. Se un partito non ottiene nemmeno l’1%, i suoi voti andranno persi.
I partiti devono rispettare le norme per la parità di genere: nelle liste e nei collegi i candidati dello stesso genere non possono superare il 60 per cento.
Ci si può candidare in un solo collegio uninominale e al massimo in 5 proporzionali. Ma non è possibile «optare» — ovvero scegliere dove far scattare il proprio seggio e determinare quindi quali parlamentari subentreranno negli altri collegi plurinominali. Se si vince il collegio uninominale il seggio scatta automaticamente, se si viene eletti nel proporzionale si viene eletti dove la lista è andata peggio.