«Quando fu annunciata l’inaugurazione del nuovo ospedale di Taranto per il 18 novembre prossimo, fui l’unico a sostenere che nella migliore delle ipotesi i lavori sarebbero stati completati nel 2023»
Riceviamo, e pubblichiamo, una nota del consigliere regionale Renato Perrini (FdI) sul rinvio dell’inaugurazione del nuovo ospedale “san Cataldo” di Taranto.
«Quando fu annunciata l’inaugurazione del nuovo ospedale di Taranto per il 18 novembre prossimo, fui l’unico a sostenere – di fronte allo strombazzamento dell’assessore Rocco Palese per aver trovato i 152 milioni recuperati per il completamento – che nella migliore delle ipotesi i lavori sarebbero stati completati nel 2023.
Qualcuno disse e scrisse che facevo la ‘Cassandra’ solo per conquistare qualche minuto di notorietà… Ora ufficialmente si parla già del luglio del 2023, ma anche questa volta purtroppo, sono pronto ad affermare che per avere il San Cataldo con i primi pazienti si dovrà attendere ancora tanto. Insomma, non sarà il 2023 l’anno del taglio del nastro.
Potrei qui ricordare prima a me stesso e poi a tutti che non bisognava avere una sfera di cristallo per predire il futuro dell’importantissima struttura sanitaria tanto attesa dai tarantini.
Fin dall’inizio, vale a dire 2017/2018, ho sostenuto che servivano 250 milioni per completarlo e aver deciso di avviare i lavori senza avere la garanzia che ci sarebbe stata subito la gara per arredi e strumentazione diagnostica portava inevitabilmente a un allungamento dei tempi.
Nel frattempo, però, sull’ospedale c’è chi ha fatto le sue fortune elettorali, andando a tagliare nastri più volte. Il primo della lista è il presidente Michele Emiliano che in qualità di assessore alla Sanità, nella passata legislatura, ha seguito nella fase iniziale il procedimento e ora fugge dalle sue responsabilità, mandando a rispondere in Commissione.
Per questo motivo ho chiesto al presidente della prima Commissione Fabiano Amati di convocare sull’argomento il presidente Emiliano.
La questione è diventata politica ed Emiliano è giusto che ci metta la faccia».