E’ crisi profonda nei campi dove bisogna vendere 5 chili di arance per comperare un caffè
Crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari del 13,2% in Puglia, ma è crisi profonda nei campi dove bisogna vendere 5 chili di arance per comperare un caffè. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Istat ad ottobre che evidenziano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo con un ulteriore aumento dell’1.5% rispetto a settembre 2022.
Ma è crisi profonda in campagna – aggiunge Coldiretti Puglia - con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5 volte dal campo alla tavola, mentre crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che vanno dal +6,5% per la frutta fino al +25,1% per le verdure.
Con l’inflazione record – insiste Coldiretti Puglia – i pugliesi sono costretti a tagliare gli acquisti, mentre le aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi di produzione, con la forbice che si allarga a dismisura dal campo alla tavola, facendo passare le bietole dal campo a 0,50 euro ai banchi a 1,90 euro al chilo, la cicoria cimata da 0,60 euro in campagna a 4,80 euro al consumo o la melanzana in campo aperto quotata a 0,60 agli agricoltori e rivenduta a 3,60 euro al chilo.
Intanto, è salito il conto della spesa a tavola ad 1 miliardo di euro in più a carico delle famiglie pugliesi durante l’anno – aggiunge Coldiretti Puglia - a causa dell’esplosivo aumento dei costi energetici, trainato dalle bollette del gas, con i rincari della spesa alimentare che costeranno alle famiglie 650 euro in più per imbandire la tavola.
Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa i consumatori stanno tagliando gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea. Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo – continua la Coldiretti Puglia – dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dai fitofarmaci ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60).
A spingere i rincari è anche l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero è il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29), aprendo la strada anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno.
L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche, la ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti, un impegno quotidiano senza sosta che è stato sostenuto anche dalle consegne a domicilio, dall’asporto e da importanti momenti di solidarietà verso gli oltre 210mila indigenti.
Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione i per salvare aziende e stalle, conclude Coldiretti Puglia nel sottolineare che occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.