Un marchio con caratteristiche tecniche e stilistiche di riproducibilità e memorabilità, accompagnato da linee grafiche coerenti
Parte da un’azione di rebranding la nuova comunicazione della fiera di Manduria, con un intervento che mira a definirne una volta per tutte gli elementi visivi istituzionali e a disambiguare quelli valoriali. A cominciare dalla sua denominazione.
La dicitura del nuovo marchio è Pessima, seguita dal payoff fiera dal 1742. L’intenzione è quella di disaccoppiare l’aggettivo “pessima” dal sostantivo “fiera”, evitando il più possibile la lettura che qualifica l’appuntamento fieristico in senso peggiorativo. Seppure determinata da ragioni storiche che nulla hanno a che vedere con la manifestazione in sé, l’espressione “Fiera Pessima” da sempre rischia di suonare lesiva della stessa immagine della fiera, non tanto ai manduriani e a chi da anni la frequenta, quanto a chi non la conosce e ne sente parlare per la prima volta, magari attraverso le campagne pubblicitarie.
Ciò nondimeno, il nuovo marchio conserva il nome storico, dandogli addirittura maggiore rilievo ed esaltandone il blasone attraverso il payoff, in cui il termine “fiera” viene usato sia nell’accezione di “expo” sia in quella dell’aggettivo “orgogliosa”, in abbinamento con la data del primo documento che certifica il ricorrere della manifestazione: 1742 ovvero l’anno da cui ancora oggi si contano le edizioni.
La scelta di intervenire sulla denominazione e sul marchio verrà supportata da una campagna pubblicitaria, che avrà il compito di far conoscere il brand e di positivizzare il nome “Pessima”, in senso contrario al suo significato letterale. La campagna non farà riferimento all’edizione del prossimo marzo, perché avrà il principale compito di introdurre la nuova veste istituzionale della fiera, valida universalmente, al di là del succedersi delle edizioni.
L’avvicinamento all’edizione 2023 sarà infatti supportato da una seconda campagna pubblicitaria, di carattere più propriamente promozionale.