Un consigliere della minoranza ha tradito: ha votato Vincenzo Dimitri o Leo Girardi?
Doveva essere un test per verificare la tenuta della maggioranza e l’eventuale esistenza di franchi tiratori, che già fecero “capolino” nella prima seduta della legislatura. Invece, a dar prova di scarso feeling, è stata, ieri mattina, la minoranza.
Due erano i punti iscritti all’ordine del giorno: l’elezione di presidente e vice presidente del Consiglio Comunale. Molto attesa la prima delle due elezioni. Scontata la nomina del dott. Leo Girardi, dell’omonima lista. Meno scontato, invece, il risultato dello scrutinio: 19 voti (il numero, cioè, dei consiglieri di maggioranza) o qualcuno in meno (come accaduto nella prima seduta)?
Dall’urna sono venuti fuori, per il dott. Leo Girardi, i 19 voti auspicati. Ma è accaduto un fatto strano. La candidata della minoranza, la prof.ssa Cecilia De Bartholomaeis, ha ottenuto solo 10 degli 11 voti espressi dalle forze di opposizione. Un voto, infatti, è stato riportato anche da Vincenzo Dimitri, consigliere di maggioranza.
Due le ipotesi al vaglio. La prima, più elementare: un consigliere di minoranza ha deciso di non votare il candidato ufficiale dello schieramento, manifestando il proprio dissenso. Ma se questa ipotesi è veritiera, non si capirebbe lo spirito che avrebbe animato lo sconosciuto consigliere: la prof.ssa De Bartholomaeis non avrebbe comunque avuto alcuna possibilità di essere eletta, essendo una candidata, come si suol dire in questi casi, di “bandiera”. Perché allora un voto disgiunto?
Più intrigante la seconda ipotesi. Quel voto a Vincenzo Dimitri potrebbe essere stato espresso dallo stesso “franco tiratore” della maggioranza, che già votò per Roberto Stano nella scorsa legislatura. E la maggioranza, avendo sentore che qualcuno avrebbe potuto “tradire”, si sarebbe preoccupata di chiedere il sostegno, sotto banco, ad almeno uno dei consiglieri di minoranza, per poter uscire a testa alta dopo questa votazione. Ipotesi neppure tanto inverosimile. E che la maggioranza temesse qualche scherzo si è potuto comprendere anche da ciò che è stato scritto sulla scheda. Non solo il cognome del candidato prescelto (ovvero Girardi), ma in alcuni casi anche il titolo (ovvero dott. Girardi), in altri i nomi di battesimo (in alcuni casi solo Leo, in altri anche il secondo nome di battesimo). In un caso, poi, un consigliere ha scritto testualmente: Lista Girardi – Girardi.
Un atteggiamento che lascerebbe indurre ad una sorta di controllo dei voti espressi: altrimenti, che necessità c’era di differenziare il tipo di voto? Di solito, ci si limita a scrivere il cognome (cosa che è poi accaduta nella votazione per il vice presidente).
In un modo o nell’altro, ad uscirne con le ossa rotte è la minoranza: un consigliere ha tradito le disposizioni. O votando direttamente Dimitri, o votando Girardi, per compensare il voto in meno che la maggioranza temeva, in presenza del franco tiratore.
Il consesso, dunque, ha eletto il presidente del Consiglio, ma non il suo vice. Poiché si trattava della prima votazione, era necessario ottenere la maggioranza qualificata: i due terzi. Il candidato Giuseppe Perrone ha ottenuto i 19 voti della maggioranza, mentre tutta la minoranza, questa volta in modo compatto, ha votato scheda bianca.