Ha vinto, con il Team Volley Manduria, il campionato di Prima Divisione femminile
Quattro chiacchiere con la giovanissima palleggiatrice del Team Volley Manduria Serena Caforio, classe ’94, manduriana, ala palleggiatrice dell’ASD Team Volley Manduria.
Prima domanda, quasi obbligatoria: come ti sei avvicinata alla pallavolo?
«Diciamo che prima di cominciare con la pallavolo ho frequentato un corso di danza. Poi mi sono resa conto che non ero decisamente tagliata per quella disciplina e ho iniziato a giocare a minivolley seguendo le orme di mia sorella che già lo praticava. Da allora non ho più mollato».
E, devo dire, fortunatamente. Hai giocato sempre in questa società?
«No, a dire il vero questo è stato il mio primo anno. Ho iniziato a Manduria in una piccola società, poi sono stata 4 anni a Sava nell’Evergreen e ora gioco in questa nuova società che si è formata quest'anno».
Che ambiente hai trovato nel Team Volley Manduria?
«E’ un ambiente splendido. Per me è come se fosse una vera e propria seconda famiglia. La società, poi, ha avuto anche il merito di riuscire a compattare un gruppo di atlete che lo scorso anno ha avuto qualche problemino. Un grazie in particolare al presidente e al vice presidente che hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un gruppo che adesso vive in perfetta armonia».
Un’ impresa non da poco, direi, da parte dei vostri dirigenti che hanno tutto il mio plauso. Ma torniamo a noi; sei la più “piccolina” della squadra se non erro?
«Beh sì…siamo in due del ‘94 ma se dobbiamo essere precisi sono io la più piccolina».
Come il tuo modo di rapportarti con le atlete che hanno più esperienza di te?
«Quest'anno è stato, ad essere sincera, più facile e anche più bello. Le mie compagne sono sempre state disponibili e quando commettevo qualche errore sono sempre le prime a darmi coraggio e a dirmi di non preoccuparmi. Più di tutte mi è stata vicina Giusy, la prima palleggiatrice. E’ stata davvero di grande aiuto dato che per me è stato il primo anno che venivo impiegata da palleggiatrice».
Visto che abbiamo accennato al tuo ruolo, ti ho visto in azione sia da lato che da palleggiatrice. Dove credi di rendere meglio?
«Guarda, dopo quest'anno, credo di trovarmi meglio nel ruolo di palleggiatrice. Sono mondi completamente diversi, e il lavorare in cabina di regia mi piace molto, perchè sai che in ogni punto c'è un pizzico di tuo lavoro. Certo, mi resterà sempre un debole per il lato, ma credo molto in me stessa nel ruolo di regista, anche perché a crederci molto è anche il mio allenatore».
Beh si il mister crede molto in te, me ne sono accorto. Come è lavorare con lui?
«Si lavora in maniera splendida. E’ un mister che sa dosare le cose: sa darci una carica incredibile, che pochi credo sappiano dare. Riesce ad alternare nell'allenamento momenti di gioco e di divertimento a momenti in cui invece si lavora seriamente e duramente per raggiungere i nostri obiettivi».
Un bell’attestato di stima per mister D’Amicis. Veniamo alla stagione appena terminata. Dopo un testa a testa con la Fidass Taranto. avete vinto il campionato per un miglior quoziente punti ma nonostante tutto la promozione in D doveva passare dai play off. Qual è stata la tua sensazione?
«All’inizio eravamo molto contente di aver raggiunto il nostro primo obiettivo. Eravamo convinte che a disputare i play off sarebbe stata solo la prima classificata del campionato tarantino. Così abbiamo giocato al massimo tutte le partite, anche perché la differenza tra noi e le tarantine della Fidass stavo solo nel quoziente punti. Sapere che alla fine avevamo sprecato tante energie in più rispetto al necessario mi ha fatto un po’ rabbia, devo essere sincera, ma poi il fatto di arrivare prime non si è dimostrato inutile, anzi, è servito trovare delle squadre più abbordabili nel girone dei play off».
Dopo un mese e mezzo di stop è arrivata la due giorni di play off. Due vittorie per 3-0 e il sogno promozione si realizza. Che tipo d'esperienza è stata per te? Come l'hai vissuta?
«Diciamo che sono state le mie prime due partite davvero importanti della mia breve carriera; prima avevo giocato solo una finale provinciale under 16 finita male tra l’altro. Io sono molto emotiva e posso dire che l'ansia mi stava letteralmente mangiando. Tant’è che nella prima partita ho giocato poco e di certo non al 100%. Fortunatamente ho potuto recuperare nella seconda al termine della quale ho provato una gioia immensa!».
Che aria si respirava nel ritiro la sera prima delle due partite che vi attendevano?
«Diciamo che abbiamo cercato di non pensare molto alle partite anche se prima di andare a dormire ne abbiamo parlato molto con il mister di schemi e quant’altro. E’ stata sicuramente la notte più lunga della mia vita, dato che speravo non arrivasse la partita. Nonostante tutte le raccomandazioni del caso, la notte abbiamo comunque pensato a divertirci e non pensarci troppo».
Ti aspettavi comunque dei playoff più combattuti rispetto alle partite che avevate affrontato in precedenza?
«Sinceramente riguardo la partita contro la Polisportiva Orsa Capurso avevo un brutto presentimento, ma alla fine è rimasto solo un presentimento. E’ stata una partita combattuta ma vinta abbastanza meritatamente. Abbiamo fatto vedere chi era il più forte fin da subito e tutto è filato liscio. Dal San Ferdinando devo dire che mi aspettavo qualcosa di più magari solo per il fatto di sì per essere arrivate prime nel campionato foggiano…ma in fondo è stato meglio così!».
Quando hai capito che avreste vinto e che sensazione ha i provato quanto il pallone ha toccato terra per l'ultimo punto?
«C’ho messo un po' per realizzare che mancava veramente poco per la serie D. Diciamo che negli ultimi 10 punti del terzo set la partita era ormai decisa. Dopo l'ultimo tocco a terra credo che nessuno abbia capito più niente. Vedevamo solo persone intorno che gridavano e festeggiavano».
Prima di concludere torniamo a te. Ti faccio due domande: 1) Dove credi che devi ancora migliorare?
«In tutto. E’ solo il mio primo anno da palleggiatrice. Odio quando mi fischiano le doppie, la cosa mi innervosisce. Per cui devo riuscire a eliminarle del tutto (ride). Scherzi a parte, tecnicamente credo ci sia ancora tanto da lavorare come anche mentalmente. La squadra si basa sugli alzatori per cui ci vuole anche un lavoro mentale, non bisogna “assentarsi” mai mentre si è in campo ma tenere sempre alta la concentrazione».
2) Quali i tuoi sogni nel cassetto?
«I sogni nel cassetto non si dicono. Per cui mi limito a dire che mi piacerebbe andare avanti nella pallavolo senza alcun dubbio…e magari affiancare uno buon titolo di studio».
Scaramantica eh?
«Abbastanza».
In bocca al lupo, Serena!!!
«Crepi il lupo».
«Diciamo che prima di cominciare con la pallavolo ho frequentato un corso di danza. Poi mi sono resa conto che non ero decisamente tagliata per quella disciplina e ho iniziato a giocare a minivolley seguendo le orme di mia sorella che già lo praticava. Da allora non ho più mollato».
E, devo dire, fortunatamente. Hai giocato sempre in questa società?
«No, a dire il vero questo è stato il mio primo anno. Ho iniziato a Manduria in una piccola società, poi sono stata 4 anni a Sava nell’Evergreen e ora gioco in questa nuova società che si è formata quest'anno».
Che ambiente hai trovato nel Team Volley Manduria?
«E’ un ambiente splendido. Per me è come se fosse una vera e propria seconda famiglia. La società, poi, ha avuto anche il merito di riuscire a compattare un gruppo di atlete che lo scorso anno ha avuto qualche problemino. Un grazie in particolare al presidente e al vice presidente che hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un gruppo che adesso vive in perfetta armonia».
Un’ impresa non da poco, direi, da parte dei vostri dirigenti che hanno tutto il mio plauso. Ma torniamo a noi; sei la più “piccolina” della squadra se non erro?
«Beh sì…siamo in due del ‘94 ma se dobbiamo essere precisi sono io la più piccolina».
Come il tuo modo di rapportarti con le atlete che hanno più esperienza di te?
«Quest'anno è stato, ad essere sincera, più facile e anche più bello. Le mie compagne sono sempre state disponibili e quando commettevo qualche errore sono sempre le prime a darmi coraggio e a dirmi di non preoccuparmi. Più di tutte mi è stata vicina Giusy, la prima palleggiatrice. E’ stata davvero di grande aiuto dato che per me è stato il primo anno che venivo impiegata da palleggiatrice».
Visto che abbiamo accennato al tuo ruolo, ti ho visto in azione sia da lato che da palleggiatrice. Dove credi di rendere meglio?
«Guarda, dopo quest'anno, credo di trovarmi meglio nel ruolo di palleggiatrice. Sono mondi completamente diversi, e il lavorare in cabina di regia mi piace molto, perchè sai che in ogni punto c'è un pizzico di tuo lavoro. Certo, mi resterà sempre un debole per il lato, ma credo molto in me stessa nel ruolo di regista, anche perché a crederci molto è anche il mio allenatore».
Beh si il mister crede molto in te, me ne sono accorto. Come è lavorare con lui?
«Si lavora in maniera splendida. E’ un mister che sa dosare le cose: sa darci una carica incredibile, che pochi credo sappiano dare. Riesce ad alternare nell'allenamento momenti di gioco e di divertimento a momenti in cui invece si lavora seriamente e duramente per raggiungere i nostri obiettivi».
Un bell’attestato di stima per mister D’Amicis. Veniamo alla stagione appena terminata. Dopo un testa a testa con la Fidass Taranto. avete vinto il campionato per un miglior quoziente punti ma nonostante tutto la promozione in D doveva passare dai play off. Qual è stata la tua sensazione?
«All’inizio eravamo molto contente di aver raggiunto il nostro primo obiettivo. Eravamo convinte che a disputare i play off sarebbe stata solo la prima classificata del campionato tarantino. Così abbiamo giocato al massimo tutte le partite, anche perché la differenza tra noi e le tarantine della Fidass stavo solo nel quoziente punti. Sapere che alla fine avevamo sprecato tante energie in più rispetto al necessario mi ha fatto un po’ rabbia, devo essere sincera, ma poi il fatto di arrivare prime non si è dimostrato inutile, anzi, è servito trovare delle squadre più abbordabili nel girone dei play off».
Dopo un mese e mezzo di stop è arrivata la due giorni di play off. Due vittorie per 3-0 e il sogno promozione si realizza. Che tipo d'esperienza è stata per te? Come l'hai vissuta?
«Diciamo che sono state le mie prime due partite davvero importanti della mia breve carriera; prima avevo giocato solo una finale provinciale under 16 finita male tra l’altro. Io sono molto emotiva e posso dire che l'ansia mi stava letteralmente mangiando. Tant’è che nella prima partita ho giocato poco e di certo non al 100%. Fortunatamente ho potuto recuperare nella seconda al termine della quale ho provato una gioia immensa!».
Che aria si respirava nel ritiro la sera prima delle due partite che vi attendevano?
«Diciamo che abbiamo cercato di non pensare molto alle partite anche se prima di andare a dormire ne abbiamo parlato molto con il mister di schemi e quant’altro. E’ stata sicuramente la notte più lunga della mia vita, dato che speravo non arrivasse la partita. Nonostante tutte le raccomandazioni del caso, la notte abbiamo comunque pensato a divertirci e non pensarci troppo».
Ti aspettavi comunque dei playoff più combattuti rispetto alle partite che avevate affrontato in precedenza?
«Sinceramente riguardo la partita contro la Polisportiva Orsa Capurso avevo un brutto presentimento, ma alla fine è rimasto solo un presentimento. E’ stata una partita combattuta ma vinta abbastanza meritatamente. Abbiamo fatto vedere chi era il più forte fin da subito e tutto è filato liscio. Dal San Ferdinando devo dire che mi aspettavo qualcosa di più magari solo per il fatto di sì per essere arrivate prime nel campionato foggiano…ma in fondo è stato meglio così!».
Quando hai capito che avreste vinto e che sensazione ha i provato quanto il pallone ha toccato terra per l'ultimo punto?
«C’ho messo un po' per realizzare che mancava veramente poco per la serie D. Diciamo che negli ultimi 10 punti del terzo set la partita era ormai decisa. Dopo l'ultimo tocco a terra credo che nessuno abbia capito più niente. Vedevamo solo persone intorno che gridavano e festeggiavano».
Prima di concludere torniamo a te. Ti faccio due domande: 1) Dove credi che devi ancora migliorare?
«In tutto. E’ solo il mio primo anno da palleggiatrice. Odio quando mi fischiano le doppie, la cosa mi innervosisce. Per cui devo riuscire a eliminarle del tutto (ride). Scherzi a parte, tecnicamente credo ci sia ancora tanto da lavorare come anche mentalmente. La squadra si basa sugli alzatori per cui ci vuole anche un lavoro mentale, non bisogna “assentarsi” mai mentre si è in campo ma tenere sempre alta la concentrazione».
2) Quali i tuoi sogni nel cassetto?
«I sogni nel cassetto non si dicono. Per cui mi limito a dire che mi piacerebbe andare avanti nella pallavolo senza alcun dubbio…e magari affiancare uno buon titolo di studio».
Scaramantica eh?
«Abbastanza».
In bocca al lupo, Serena!!!
«Crepi il lupo».
Fonte: web